La pandemia ci spinge a ricostruire un’alleanza globale della società civile, per impedire che la nuova fase sia gestita dai soliti poteri forti neoliberisti mondiali.
Sono passati venti anni da quel primo Forum Sociale Mondiale (Fsm), convocato dai movimenti sociali brasiliani, a Porto Alegre, dal 25 al 29 di gennaio del 2001, per contrastare quella che doveva essere la “strada della globalizzazione felice” celebrata a Davos dai potenti del mondo, riuniti nel Foro Economico Mondiale.
Se non ci fosse stata la pandemia questo anniversario si sarebbe celebrato a Città del Messico, mentre siamo costretti a farlo in remoto, virtualmente, in video-conferenza. Il programma ricalca lo schema consolidato delle precedenti edizioni; una serie di assi tematici, attività autogestite, convergenze ed assemblee finali, il tutto sfidando fusi orari e la resistenza da maratoneta richiesta per rincorrere gli eventi, seguendo i fusi orari da est a ovest avendo come riferimento il meridiano di Greenwich.
Il Forum Sociale Mondiale Virtuale (FSM21) si svolge dal 23 al 31 gennaio (iscrizioni su: https://wsf2021.net/). Nella prima giornata, la classica marcia di apertura si è svolta in versione virtuale, una vera e propria maratona di 24 ore che ha attraversato tutti i fusi orari del pianeta con testimonianze, interviste, rappresentazioni artistiche, organizzate per aree geografiche. Per il nostro orario europeo, la marcia di apertura si è svolta dalle 11:00 del 23 gennaio alle 01:00 del 24 gennaio.
Dal 24 al 29 gennaio si svolgono i seminari, con un programma ogni giorno dedicato ad una o più aree tematiche, con una conferenza centrale e seminari auto-gestiti. Le aree tematiche decise dal Comitato Internazionale sono: 24/1: Pace e Guerra; 25/1 Giustizia Economica; 26/1 Educazione, Comunicazione e Cultura; 27/1 Femminismo, Società e Diversità; Popoli Indigeni; 28/ Democrazia; Giustizia Sociale; 29/1 Clima, Ecologia, Ambiente.
I due giorni finali, 30 e 31 gennaio sono invece dedicati al dialogo tra movimenti per conoscere le proposte, le dichiarazioni, le iniziative, le azioni e le mobilitazioni, con l’obiettivo di costruire un’agenda globale di mobilitazione.
Tutto ciò è possibile tecnologia e rete internet permettendo, in particolare per quelle regioni dove l’accesso alla corrente elettrica è ancora oggi un privilegio e non un diritto, il cosiddetto digital divide, fotografia spietata delle attuali diseguaglianze.
Il movimento sindacale, allontanatosi progressivamente dal Fsm, come d’altronde hanno fatto altri movimenti, ha però deciso di essere presente, organizzando una serie di seminari autogestiti e partecipando ad un paio di conferenze tematiche promosse dal Comitato. I temi che il movimento sindacale tratta nei seminari autogestiti sono: 24/1 Pace e democrazia, in particolare le situazioni della Colombia e del Cile, 26/1 il Nuovo Patto sociale, 28/1 Come uscire dalla crisi, 29/1 Transizione Giusta.
La valutazione che ha portato a questa decisione è senza dubbio condizionata dal particolare momento che la pandemia ha prodotto, con la necessità di riprendere un dialogo tra movimenti sociali e sindacati, un “serrare le fila” di fronte ad una crisi globale che senza un contro-potere della società civile organizzata, rischia di lasciare il campo aperto ai poteri forti che hanno gestito la globalizzazione in questo ventennio a base di neoliberalismo, libero commercio, finanza speculativa, precarizzazione del lavoro, riduzione delle libertà e della democrazia.
Per il movimento sindacale mondiale questa sarà anche l’occasione per lanciare un appello ad una mobilitazione globale, da realizzarsi in occasione del prossimo Foro Economico Mondiale, spostato di data e luogo, non più a Davos nel mese di gennaio, ma a Singapore nel mese di maggio. Una posizione che vent’anni fa era scontata ma che oggi potrà riservare qualche sorpresa anche nel campo sindacale, a partire da chi ha flirtato con quel settore economico ed imprenditoriale che, dopo aver costruito il proprio potere con il neoliberalismo e tutto ciò che ne è derivato, vorrebbe ancora oggi essere al comando del nuovo corso, dettando l’agenda del nuovo patto globale.
L’invito è a sostenere il rilancio del movimento globale contro le diseguaglianze, per una società giusta, disarmata, per ricostruire il nuovo patto globale centrato sui diritti universali del lavoro.