Lavoratori pubblici: “posto sicuro”, ma con quali stipendi? - di Giovanna Lo Zopone

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E' stato pubblicato dall’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, il rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti. Più che i numeri, a rimanere impresso è un grafico. Mostra l’andamento nell’ultimo ventennio degli aumenti delle retribuzioni per il pubblico impiego e per il privato, mettendoli a confronto con la crescita dell’inflazione. Fino al 2008 gli aumenti degli statali e quelli dell’industria si inseguono. Tracciano traiettorie simili. Poi d’improvviso l’andamento per i cosiddetti statali diventa piatto. Il costo della grande crisi di mutui subprime prima, e quella dei debiti sovrani poi, è costato un prezzo alto al settore pubblico. E a questo potremmo aggiungere una serie di leggi e decisioni assunte dai vari governi che impongono trattamenti differenziati, sempre a scapito del pubblico.

Tra il 2013 e il 2022 (il dato preso per quest’anno è quello pubblicato ad aprile dall’Istat), i prezzi sono aumentati dell’11,8%. I lavoratori privati sono riusciti, anche se in modo disomogeneo, attraverso la contrattazione a difendere perlomeno il potere d’acquisto dei loro stipendi. Peggio, decisamente peggio, è andata per i dipendenti pubblici. Il personale non dirigente ha cumulato aumenti dal 2013 fino a marzo di quest’anno, per il 5,3-4,7%. In pratica meno della metà dell’aumento dei prezzi registrato dall’Istat nello stesso periodo.

Vogliamo dire che i lavoratori privati stanno bene? No. Ma i pubblici stanno peggio. Abbiamo sempre sentito dire che il lavoro pubblico è sicuro, ma basta ancora la “sicurezza” per renderlo attrattivo? Sembrerebbe di no. Tutti i giorni leggiamo di concorsi pubblici dove si presenta una percentuale bassissima di chi ha fatto domanda (all’ultimo concorso dell’Inps solo il 20%), e anche tanti che vincono il concorso o rinunciano subito, o provano a lavorare qualche mese e poi lasciano.

I concorsi, contrariamente a quanto succedeva negli anni ‘80, vengono proposti su base nazionale e non regionale, la maggior parte di chi partecipa è del Meridione (per svariati motivi, fra i quali il gran numero di disoccupati) e i posti messi a concorso sono per la gran parte nel nord della penisola. Come fa un giovane che guadagnerà, se va bene, 1.400-1.500 euro ad accettare un posto di lavoro lontano dalla famiglia, in città dove solo per affittare un alloggio si pagano dagli 800 ai 1.200 euro?

“I posti di lavoro nella Pubblica amministrazione sono disponibili, ma in pochi vi ambiscono. Troppo lontana la sede, troppo basso lo stipendio”: questo è uno dei titoli che abbiamo visto, purtroppo per troppo poco tempo, sulle pagine dei giornali.

Per gli esperti delle politiche attive, il rifiuto del posto fisso è dunque la conseguenza più evidente delle storture del sistema. Se i giovani non sono disposti ad allontanarsi troppo è solo per un calcolo di opportunità.

Come da tempo afferma la Funzione pubblica Cgil, la Pubblica amministrazione deve realizzare un piano straordinario di assunzioni, finalizzato ad aumentare l’occupazione di donne e giovani e a far funzionare i servizi pubblici. Servono 800mila assunzioni. Ma non basta. C’è la necessità di aumentare il salario dei lavoratori.

È di questi giorni la denuncia del sindaco di Firenze dell’abbandono di lavoratori da poco assunti nella sua amministrazione. Vorremmo però dire al sindaco che, invece di ricercare “grandi ricette”, basterebbe che lui, insieme agli altri sindaci, mettesse a disposizione risorse per il contratto. Il Ccnl Funzioni Locali è l’unico ancora non firmato, proprio perché mancano le risorse. Bisogna chiudere questa tornata contrattuale già scaduta e aprire quella nuova. È l’unico modo per poter aumentare i salari, e per far diventare il lavoro pubblico veramente attrattivo.

La Pubblica amministrazione ha bisogno di nuova linfa per poter diventare sempre più fruibile e rispondere alle esigenze dei cittadini. La sanità, l’istruzione, il fisco, la sicurezza sul lavoro e sulla mobilità, la cultura e tanto altro ancora sono in pericolo. Le carenze di organico sono drammatiche. Il nostro patrimonio si sta sempre più depauperando, e il pericolo di essere alla mercé degli appetiti privati e perdere quindi l’universalità dei diritti è sempre più una certezza. Bisogna fare presto. Recuperare il potere d’acquisto del salario e assumere. Difendiamo il pubblico!

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