Per un’altra politica dell’accoglienza - di Andrea Cagioni

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L’accoglienza e le politiche migratorie, prima a causa della pandemia, poi della crisi economica e ora della guerra in Ucraina, sono temi sempre più marginalizzati dal dibattito pubblico e dall’agenda politica. In Italia la presenza migrante è pressoché invisibile, e quando emerge lo è spesso all’interno di una logica di allarme sociale. Eppure settori della società civile evidenziano da tempo la necessità di un diverso paradigma, di un radicale cambiamento delle politiche, in grado di ridare senso a concetti fondamentali come lavoro, diritto alla cittadinanza e alla residenza, accoglienza.

Attorno a queste parole chiave si è svolto il 28 giugno a Firenze un convegno promosso da Ang (Accoglienza Non Governativa), in collaborazione con Cgil. Ang è una rete fondata nel 2019 da significative realtà fiorentine e toscane del Terzo Settore, che promuovono pratiche inclusive di intervento sociale rivolte ai cittadini migranti.

Il dibattito ha visto la partecipazione dello storico Stefano Gallo, dei dirigenti sindacali Selly Kane (responsabile nazionale Cgil dell’immigrazione) e Maurizio Brotini (segretario Cgil Toscana) e di vari referenti della rete Ang. Come ospite internazionale è intervenuto l’assessore alla Casa del Comune di Barcellona, Xavier Martinez, mentre la politica locale era rappresentata dagli assessori comunali fiorentini Sara Funaro, Cosimo Guccione e Benedetta Albanese, e da Serena Spinelli per la Regione Toscana.

Proprio l’intervento di Martinez, che ha illustrato la coraggiosa politica urbanistica e abitativa del Comune di Barcellona, ha dimostrato come sia possibile la costruzione di modelli alternativi a quelli dominanti. A Barcellona si stanno infatti sperimentando politiche e norme per imporre limitazioni agli affitti brevi turistici, per penalizzare e in alcuni casi multare i multi-proprietari di case sfitte, per aumentare l’offerta di edilizia popolare e la messa a disposizione di case e alloggi a prezzi calmierati. È emersa una strategia politica capace di collegarsi a rivendicazioni storiche dei movimenti sociali, e di esprimere una concreta opposizione a rendita e speculazione finanziaria, così come alla cosiddetta gentrificazione dei centri storici.

Questi stessi fenomeni a Firenze stanno determinando, in assenza di programmazione e di risposte politiche, una situazione di forte e crescente difficoltà, per le famiglie e i lavoratori con redditi medio-bassi, non solo stranieri, di accesso al mercato immobiliare.

Il dibattito ha evidenziato come, a livello locale, gli interventi pubblici risultino spesso poco incisivi, limitati sul fronte delle politiche abitative, della lotta alle discriminazioni e della tutela dei diritti. All’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e dei bisogni per le fasce sociali più svantaggiate, messo in evidenza dai rappresentanti del Terzo Settore, non corrisponde una adeguata gestione dei fenomeni da parte delle amministrazioni locali. I programmi di sostegno, di cura e di assistenza delle cooperative e delle associazioni che operano a favore delle fasce di popolazione più fragili, pur se fondamentali, non possono dare soluzioni e risposte a tutti i bisogni del territorio, tanto più in un contesto in cui gli effetti della pandemia stanno accentuando le disuguaglianze socio-economiche e i processi di esclusione già esistenti.

Inoltre – altra questione in genere rimossa dal dibattito pubblico – si tende a delegare al Terzo Settore una funzione di primaria importanza nella gestione delle politiche sociali, rimuovendo però dalla discussione le inadeguate condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori del sociale. Proprio il tema delle basse retribuzioni e della precarietà contrattuale nel lavoro sociale potrebbe rappresentare, in ottica sindacale e politica, una leva fondamentale per restituire diritti, reddito, capacità progettuale e autonomia ai lavoratori del Terzo Settore, la cui professionalità è troppo spesso sminuita e confusa in una logica di volontariato.

Il diritto alla residenza e alla casa si è intrecciato, durante il dibattito, a quello generale dei diritti sociali negati ai migranti, a partire dalla palese discriminazione subita dai minori di genitori stranieri nati o cresciuti nel nostro paese, ancora esclusi dall’acquisizione della cittadinanza italiana e dei diritti fondamentali a essa associati.

L’Italia non è, in tutta evidenza, un paese ospitale e accogliente verso i propri cittadini stranieri: da decenni si attende una riforma organica della legislazione sull’immigrazione, che spezzi per milioni di migranti il vincolo all’invisibilità sociale, alla precarietà e allo sfruttamento lavorativo. In questo senso, la sanatoria generalizzata per i migranti senza documenti validi e l’approvazione dello Ius Solis o del Ius Scholae, risuonati in vari interventi, si rilevano provvedimenti quanto mai urgenti non solo per includere, ma per estendere i diritti sociali di tutti e tutte, per rafforzarli. Un’altra accoglienza non è solo possibile, per riprendere il titolo del convegno, ma sempre più necessaria e auspicabile.

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