Il 10 marzo scorso si è aperto un nuovo percorso per la Regione Lazio, in direzione di sgravi fiscali importanti per i redditi da lavoro dipendente. Una lunga trattativa, iniziata con la Regione alla fine del mese di novembre 2021 dalle segreterie confederali regionali di Cgil, Cisl e Uil ha portato positivi risultati e un accordo per la riduzione della pressione fiscale determinata dall’addizionale regionale Irpef per i redditi annui compresi tra 15.000 e 40.000 euro, che migliora, di fatto, l’accordo in vigore dell’anno precedente.
Il Lazio continua ad essere una delle regioni con la tassazione regionale tra le più alte in Italia, ma una nuova strada si è aperta e resta aperta anche l’interlocuzione, per il futuro e per altri tavoli, tanto che le segreterie regionali hanno inoltrato al Comune di Roma una richiesta di incontro riguardante l’addizionale Irpef comunale e la sua rimodulazione delle fasce di reddito.
Eppure non sembrava si fosse partiti col piede giusto, in quanto lo stanziamento inizialmente postato in legge di bilancio dalla Regione era di soli 130 milioni di euro rispetto ai 307 milioni dello scorso anno, e ciò avrebbe comportato, rispetto al 2021, una crescita della tassazione Irpef regionale nella fascia tra i 15.000 ed i 40.000 euro, a seconda del reddito, tra un minimo di 206 e un massimo di 320 euro.
Occorre rilevare che nella riforma Irpef del governo, la fascia di reddito con minori vantaggi fiscali (oltre a quella sotto gli 11.000 euro) è proprio quella compresa tra 22.000 e 38.000 euro, e proprio su questa avrebbe pesato maggiormente l’aggravio fiscale regionale previsto dalla legge di bilancio del Lazio, redditi su cui si sarebbero quindi sommate due iniquità, una nazionale e una regionale.
La trattativa ha invece ottenuto un risultato rilevante, recuperando e superando lo stanziamento per il fondo taglia tasse del 2021, e ampliando la platea dei beneficiari dal limite dei 35.000 euro del 2021 fino ai 40.000 euro del 2022, attraverso l’utilizzo di una detrazione fiscale ad hoc.
Il lavoro del livello confederale, soprattutto della nostra organizzazione, è consistito nel presentare al tavolo proposte, tabelle e valutazioni degli impatti fiscali che si sarebbero determinati con i diversi stanziamenti compresi tra 130 milioni e 307 milioni, proposte e tabelle che sono passati anche al vaglio della Conferenza delle Regioni e del ministero dell’Economia.
Anche se ancora solo parzialmente, si inizia a ristabilire una equità fiscale che la riforma nazionale non aveva raggiunto. Ciò è stato possibile principalmente attraverso l’utilizzo di tre leve: la rimodulazione della spesa corrente, la rimodulazione della riduzione dell’Irap alle aziende con il dimezzamento dei fondi, e la crescita della tassazione regionale per i redditi più alti (da un minimo di circa +145 euro fino a +200 euro per i redditi oltre i 100.000 euro), e con la concorrenza di un intervento normativo nazionale sollecitato dall’iniziativa sindacale al tavolo.
Come dicevamo, l’interlocuzione rimane aperta, poiché nelle prossime settimane si valuterà la possibilità di intervenire sulla neutralizzazione dello 0,50% di tassazione Irpef imposto dal piano di rientro della sanità, che consentirebbe di intervenire anche sulla fascia 0-15.000 euro, fascia su cui ad oggi è impossibile intervenire a causa della composizione del prelievo fiscale determinato dall’1,23% obbligatorio da legge nazionale e dallo 0,50% obbligatorio per il piano di rientro sanitario.
Resta inoltre aperta la possibilità di ulteriori interventi fiscali determinati dall’attesa degli esiti degli incontri con il governo per l’utilizzo del Fondo di sviluppo e coesione per il cofinanziamento dei Fondi europei, per liberare conseguentemente risorse aggiuntive per una ulteriore riduzione della pressione fiscale o un’ulteriore riqualificazione della spesa corrente.
Un importante primo passo quindi, che dimostra l’importanza del livello confederale di intervento e trattativa, coerentemente in linea con i dettami dell’ultimo congresso Cgil.