Tunisia dietro il velo della democrazia “sospesa” - di Soha Ben Slama

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Chi non è impegnato in politica capisce che gli islamisti, i commercianti della religione che usano la democrazia per diffondere il loro sacro odio verso quella stessa democrazia che difende i loro diritti e le loro libertà nei paesi occidentali dove vivono, sono, senza alcun dubbio, il cancro di questa era. Senza gli islamisti e la loro arroganza, e senza l’incapacità dei partiti di opposizione, il presidente della Repubblica della Tunisia avrebbe mai fatto ricorso, lo scorso 25 luglio, al colpo di Stato, colpo di scena, o acrobazia politica che dir si voglia? Qualunque cosa sia stata, era una logica conseguenza di ciò che è accaduto nel paese, dalla rivolta del 2011 fino alle elezioni del 2019, stravinte dal presidente Saied.

L’insofferenza a sopportare la crisi era talmente generalizzata che le manifestazioni del 25 luglio contro il regime e gli islamisti, erano nell’ordine delle cose. Mi sembra che ci sia un grave difetto nel comprendere l’Islam politico e il suo pericolo per le società umane, qui nel versante sud del Mediterraneo come in Occidente. Forse l’errore principale è non capire un fenomeno che non è democratico, a causa delle proprie radici autoritarie. Infatti, pur sostenendo di aver adottato una lettura islamica moderata, partiti come Ennahda non hanno cessato di mantenere legami con i rami jihadisti.

Il Paese non aveva mai visto un’ondata di repressione così pericolosa, una crisi economica, sanitaria e sociale così grave, con violazioni dei diritti umani e sociali, causando dal 2011 una massiccia emigrazione dei giovani, ondate di sfratti, corruzione, terrorismo, violenze di tutti i tipi, soprattutto contro le donne, contro i giornalisti, le stesse forze dell’ordine, contro gli avvocati. Con esplicite minacce di mettere il paese a ferro e fuoco, e chiare manovre per fare perdere la sovranità nazionale, grazie a contratti oscuri e minacciosi con Turchia e Qatar, e appelli all’intervento degli Stati uniti per dargli il controllo del paese.

Sia che considerino che l’Islam politico finirà sotto l’ala della democrazia o che la democrazia soccomberà sotto il peso dell’Islam politico, il loro unico scopo, alla fine, è colpire la società e la patria e far cadere gli stati nazionali sotto le loro grinfie. Questa situazione disastrosa spiega le decisioni del presidente. Ma non è un assegno in bianco!

Convinta che la Tunisia sia in grave pericolo, e con la ferma volontà di rispettare le scelte del popolo, la centrale sindacale Ugtt ha deciso di appoggiare i movimenti popolari del 25 luglio e di sostenere le misure annunciate dal presidente della Repubblica. Ma con il messaggio “non è un assegno in bianco”, invitandolo ad annunciare un programma chiaro e ad accelerare la nomina di un capo di governo con una squadra composta di professionisti esperti per un vero salvataggio nazionale.

Oltre al finanziamento occulto dei loro partiti e alle loro dubbie relazioni con l’estero (in particolare con la Turchia), gli islamisti si sono infiltrati nel mondo degli affari con attività lucrative non sempre legali, nell’amministrazione e nel sistema giudiziario. Il governo era diventato la sala di registrazione delle decisioni dei loro partiti, con numerosissimi deputati condannati dai tribunali che violavano quotidianamente e impunemente la legge, aggredendo fisicamente nell’emiciclo dell’assemblea, e nessuna reazione della procura, grazie all’immunità parlamentare. Nepotismo, corruzione, banditismo e impunità che sono stati denunciati da anni da partiti politici laici, dalle Ong e dai media.

Malgrado il peggioramento del debito del paese, della situazione economica e di quella sanitaria, con il bilancio disastroso del Covid-19 che ha superato la soglia dei duecento morti al giorno, ora richiedono sfacciatamente il risarcimento per la loro militanza contro il vecchio regime. Ma espellerli dal potere senza nemmeno giudicarli responsabili dei loro crimini, omicidi, furto e arricchimento illegale, non era quello che ci aspettavamo.

L’Ugtt ha presentato il suo programma. Il presidente della Repubblica dovrà chiarire la sua visione del sistema politico, della legge elettorale, di quella sui partiti e sulle associazioni, dell’economia e le sue scelte sociali, poiché il sostegno dichiarato dell’Ugtt dipenderà da questo. Il presidente potrà contare sull’appoggio del sindacato, molto influente in quasi tutti i settori, solo se collaborerà con esso e lo consulterà alla pari degli altri attori politici, sociali ed economici per andare avanti ed eliminare gli ostacoli e i pericoli che minacciano il paese.

Il presidente aveva annunciato trenta giorni di sospensione della “democrazia”, ne sono passati ormai cinquanta ma gli islamisti corrotti sembrano ancora intoccabili e non spariscono dal paesaggio. Siamo stufi della corruzione e dell’incompetenza dei nostri politici, ma in nessun caso accetteremo il vuoto politico, con il potere nelle mani di un solo uomo. C’è gente che è morta per la nostra nascente democrazia, perciò la proteggeremo con le unghie e con i denti.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search