Il 25 giugno scorso, giornata mondiale “Support don’t punish”, è stato presentato alla Camera dei Deputati il dodicesimo Libro Bianco sulle Droghe, promosso da un cartello di associazioni e organizzazioni, di cui fa parte anche la Cgil. È un rapporto indipendente, che analizza gli effetti del Testo unico sugli stupefacenti, il Dpr 309/90, sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società, e presenta un focus sulle politiche internazionali, a 60 anni dalla prima Convenzione unica sugli stupefacenti, che ha imposto un regime di controllo proibizionista che sta rivelando ormai il proprio fallimento.
I dati del libro ci descrivono un quadro desolante: la legge sulle droghe è una delle cause principali di ingresso in carcere: oltre il 30% dei detenuti lo sono per fatti connessi all’uso di sostanze, e drammatici sono i dati sulla presenza di detenuti “tossicodipendenti”, il 40% della popolazione carceraria. Sono pendenti nei tribunali oltre 235mila fascicoli per procedimenti penali per violazione degli articoli 73 e 74, e sette procedimenti su dieci terminano con una condanna. Da sottolineare come, al contempo, il 98,60% degli incidenti rilevati dalle forze dell’ordine non c’entri nulla con le droghe: nel 2020 solo lo 0,06% dei conducenti è risultato positivo al test sulle sostanze durante i controlli dei Carabinieri.
Questo a ulteriore conferma di quanto le politiche sulle droghe, oggi, nel nostro Paese, siano ancora improntate in un’ottica criminalizzante e criminogena, fonte di emarginazione e stigma dei consumatori, senza nessuna base scientifica, fondate su convinzioni che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti.
Di ben altro ci sarebbe bisogno, perché il tema delle sostanze, dell’uso e dell’abuso, andrebbe affrontato con ben diverse declinazioni. Riguarda infatti la salute individuale e pubblica, l’educazione, necessita di strategie di regolazione sociale e culturale alternative a quelle penali, di un approccio, come riconosciuto ormai anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da molte agenzie dell’Onu, basato sui diritti umani e su strategie di riduzione del danno, su forme alternative al carcere. È necessario uno spostamento deciso e significativo verso politiche sociali e di salute.
Nei 30 anni trascorsi dall’approvazione della legge 309/90, basata su logiche punitive, sono successe, nel mondo, tante cose: ad esempio, l’Assemblea straordinaria generale delle Nazioni Unite, già nel 2016, ha registrato il fallimento e l’insostenibilità della “war on drugs”.
Anche per questo nel libro è stata prevista la sezione dedicata alla Conferenza Nazionale, il luogo per discutere delle politiche, delle loro ricadute sulle persone e sulla società, dei servizi. Però, non viene convocata dal 2009, quando si è tenuta l’ultima, a Trieste, che ha segnato un passaggio del tutto irrilevante, ininfluente rispetto alla necessità di innovazione nelle politiche sulle droghe. L’ultima Conferenza di una certa importanza è stata quella tenuta a Genova nel 2000: 21 anni fa.
Il mondo da allora è andato avanti. Importanti studi e ricerche hanno dimostrato che gli effetti e le conseguenze dell’uso di sostanze sono legati a fattori diversi, non solo alla sostanza in sé, ma alla persona che le usa ed al contesto in cui lo fa. È dimostrato che chi usa sostanze non è ineluttabilmente destinato alla dipendenza, che la cannabis non è la porta d’ingresso nel “tunnel della droga”, e che esiste un uso normalizzato, controllato, di molte sostanze.
La ministra Dadone, appena attribuita la delega, ha affermato di voler fare la Conferenza entro la fine dell’anno. Intento del tutto condivisibile, a patto che l’appuntamento sia un luogo vero di confronto e discussione, aperto alla partecipazione e al contributo degli operatori, delle realtà della società civile che, da anni, affrontano il problema in termini di riduzione del danno e limitazione dei rischi, di prossimità, di inclusione e d ilotta ad ogni stigmatizzazione.
Purtroppo le dichiarazioni successive sulla opportunità di sottoporre tutti i parlamentari a test non fanno presagire un reale cambio di passo: si palesa il pensiero che solo chi non fa mai nessun uso di nessuna sostanza sia persona affidabile, in grado di svolgere correttamente il proprio compito, si palesa ancora un giudizio morale.
Tutte le realtà che avevano lavorato per una Conferenza alternativa, che avrebbe dovuto tenersi alla Camera del Lavoro di Milano a fine febbraio 2020, non realizzata per il sopraggiungere della pandemia, chiedono alla ministra un coinvolgimento attivo e una precisa declinazione dei temi della Conferenza, nel senso di un superamento delle politiche, fallimentari, portate avanti fino ad oggi, e di un coinvolgimento degli operatori e dei servizi che in questi anni sono stati davvero portatori di innovazione e cambiamento.
Il Libro Bianco è disponibile in versione cartacea, ed è consultabile al seguente link: https://www.fuoriluogo.it/pubblicazioni/libro-bianco-droghe/war-on-drugs-60-anni-epicfail/#.YOblXUzOOUk