Per capire cosa sta succedendo in India sul fronte del mercato agricolo e del mercato del lavoro più in generale, la Flai Cgil ha organizzato lo scorso 21 aprile una conferenza in streaming con esponenti del sindacato mondiale, del sindacato indiano e della Cgil. L’iniziativa è stata seguita anche da molti lavoratori Sikh presenti nel nostro Paese e impiegati in agricoltura.
Scopo dell’iniziativa è stato quello di capire, anche con il contributo dei diretti protagonisti, cosa significhino le tre leggi del governo Modi sull’agricoltura, definite dai manifestanti “leggi nere”. Alle tre leggi agricole, che liberalizzano selvaggiamente il settore, si affiancano quattro codici del lavoro che intervengono su introduzione di un salario minimo, relazioni industriali, condizioni e orario di lavoro, sicurezza sul lavoro e sicurezza sociale.
La cosiddetta riforma ha prodotto una forte resistenza civile da parte dei lavoratori agricoli e degli agricoltori, che su molti punti hanno creato un fronte comune, anche se per i lavoratori non è sufficiente tornare a prima della riforma per vedere riconosciuti diritti, tutele e salario dignitoso. Questo grande movimento da molti mesi occupa le piazze e manifesta in ogni angolo del Paese.
“La riforma – come ha spiegato Pietro Ruffolo dell’area politiche internazionali ed europee della Flai Nazionale, introducendo i lavori - è di fatto una liberalizzazione del mercato. Prevede che gli agricoltori trattino direttamente con i compratori finali, con la grande distribuzione e senza prezzi minimi fissati. Liberalizzare significa quindi che il prezzo lo faranno la quantità e la capacità di contrattazione”.
Paulomee Mistry, segretaria generale del sindacato indiano dei lavoratori agricoli del Gujarat (Galu), ha spiegato come con le tre leggi agricole e i quattro codici del lavoro il governo Modi “abbia adottato una politica più favorevole ai datori di lavoro e alle aziende, che aggraverà le difficoltà dei lavoratori e degli agricoltori marginali, indebolendo ulteriormente il potere della contrattazione collettiva”. Infatti le tre leggi vogliono eliminare il prezzo equo o prezzo minimo di sostegno, eliminare i grani alimentari dalla lista dei prodotti base, incentivando accumulo di scorte e mercato nero, portare nuove condizioni di sfruttamento. Il sindacato indiano, affiancato dai sindacati mondiali, si oppone a questa deriva di spinto liberismo a tutto vantaggio delle grandi aziende. Ma, come sottolineato da Mistry, si chiedono maggiori tutele per i lavoratori agricoli, un salario equo, salute e sicurezza, e la libertà di associazione ad oggi gravemente compromessa.
Svetlana Boincean, segretaria responsabile del settore Agricolo del sindacato mondiale Iuf, nel ribadire la vicinanza e la solidarietà del sindacato mondiale, ha affermato la necessità di superare tutte le forme di sfruttamento ai danni dei lavoratori agricoli, che anche prima di queste nuove leggi percepivano salari indecenti al limite della sussistenza.
Per spiegare come condizioni di sfruttamento e ingiustizie non conoscano confini, Davide Fiatti, segretario nazionale Flai Cgil, ha ricordato la piaga del caporalato nel nostro Paese e le vertenze aperte per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro, e per chiedere misure adeguate di sostegno per le lavoratrici e i lavoratori agricoli in questo lungo periodo di pandemia.
Susanna Camusso, responsabile area politiche internazionali ed europee della Cgil nazionale, ha ricordato il valore fondamentale della rete di relazioni internazionali che il sindacato riesce a costruire per promuovere conoscenza e informazione, per avere una visione comune delle lotte di ognuno, e per far sì che il sindacato sia baluardo della democrazia, condizione essenziale per portare avanti le rivendicazioni dei lavoratori.
Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil, ha concluso i lavori sottolineando la necessità di fare chiarezza sulla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori indiani, “che è la nostra lotta”. Le leggi del governo Modi “sono la traduzione del turbo capitalismo, di quel liberismo più sfrenato che anche da noi ha tentato di comprimere il potere dei sindacati e dei lavoratori per concedere tutto al mercato”. E anche in India, ha proseguito Mininni, “queste leggi dicono che il mercato decide”. Ma, come è evidente, il sindacato di tutto il mondo reagisce perché è necessario cambiare questo modello di sviluppo. Mininni ha poi focalizzato il senso della vicinanza e solidarietà della Flai al sindacato indiano e ai lavoratori in lotta, parlando di “solidarietà attiva, quindi azioni concrete a sostegno del vostro lavoro. Faremo pressione sul governo Modi per chiedere che i lavoratori siano ascoltati”.
Questa iniziativa, come è apparso dal contributo di tutti i relatori, è solo la prima parte di un cammino e di un impegno comune, al fianco dei lavoratori e del sindacato indiano, per i diritti e la giustizia sociale.