La pandemia da Covid-19 ha comportato, per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, delle sfide del tutto inedite, che hanno imposto non solo l’adozione di nuove misure per la riduzione dei rischi da contagio nei luoghi di lavoro, ma anche un forte consolidamento dei tradizionali sistemi di prevenzione. Le organizzazioni sindacali si sono trovate ad affrontare una sfida nuova, anche per la scala e la pericolosità del contagio, in un contesto in cui i luoghi di lavoro e i processi produttivi sono stati sottoposti a una radicale e veloce trasformazione. La contrattazione collettiva è stata, come sempre, la cartina di tornasole con la quale verificare lo stato dell’arte delle relazioni industriali in questa fase.
L’Osservatorio congiunto di Fdv e Cgil nazionale ha effettuato un monitoraggio della contrattazione di secondo livello, sul solco dei due precedenti (2019 e 2020). I risultati sono stati presentati lo scorso 10 febbraio (disponibili sul sito della Fdv). L’analisi si è basata su un campione di 360 testi, inferiore a quello dei due report precedenti, e su sette studi di caso aziendali.
Come ci si poteva aspettare, in questi accordi la gamma dei temi trattati è stata più limitata rispetto alla contrattazione pre-pandemia, con un confronto pressoché monopolizzato dal tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (55% degli accordi), declinato soprattutto sulle questioni della prevenzione e delle nuove prerogative di Rls/Rlst.
L’ampio confronto sulle relazioni sindacali (60%) si è legato all’obiettivo della prevenzione del contagio attraverso soprattutto l’istituzione di commissioni paritetiche (38%), incaricate di tenere sotto controllo il rispetto e l’efficacia delle misure precauzionali adottate. Va poi evidenziata la rilevanza dell’organizzazione del lavoro (53% degli accordi), con una straordinaria impennata dello smart working (41%), a dispetto di una legislazione che poco o nulla aveva dedicato alla contrattazione collettiva. Ma anche in presenza di assegnazioni avvenute unilateralmente, a prescindere da quell’accordo individuale fra le parti, essenziale nello spirito della legge 81/2017.
Il trattamento economico – e la retribuzione variabile in particolare – è tra i temi meno diffusi, indizio della difficoltà di confermare l’impianto del Pdr anche nelle imprese in cui era più strutturato. Sulla stessa scia si colloca la scarsa incidenza delle misure negoziate di welfare integrativo.
Il quadro generale emerso dall’analisi degli accordi Covid-19 è stato integrato da un’osservazione più mirata ad alcune esperienze di contrattazione aziendale, incentrate sullo smart working e sulle modalità con cui scongiurare ogni contagio. Nell’esperienza di Tim, due temi avevano emblematicamente alimentato un contenzioso iniziale, poi risolto nel corso dei mesi col pieno accoglimento delle richieste sindacali, riguardo rispettivamente al godimento dei buoni pasto nei giorni lavorati da remoto, e al diritto alla disconnessione, con la pre-determinazione delle fasce orarie di reperibilità.
Il caso Istat rivela la qualità di un confronto negoziale particolarmente serrato che, attraverso cinque accordi in soli sette mesi, ha condotto ad una regolazione particolarmente articolata e garantista, nella quale lo smart working diviene una modalità ordinaria e non meramente emergenziale di lavoro, e in cui la volontarietà costituisce il presupposto per il rientro in presenza, piuttosto che il contrario.
Alle Acciaierie Speciali di Terni è stato introdotto lo smart working per il personale amministrativo. Il confronto tra sindacato e vertici aziendali ha dato vita a un accordo che affronta aspetti dirimenti come il diritto alla disconnessione e la scelta dei giorni in cui lavorare da remoto. In tutti e tre questi casi si è registrata un’adesione, positiva e massiccia, da parte dei lavoratori.
Nel caso di Amazon, a Castel San Giovanni, l’adozione dei protocolli di prevenzione e l’istituzione di un Comitato paritetico hanno consentito una maggiore agibilità della rappresentanza da parte di Rls/Rsa. Il tema della salute e sicurezza si è intersecato con quello dell’organizzazione del lavoro, dell’occupazione e delle forme contrattuali in un’azienda dalla reputazione a dir poco controversa, che sta vivendo una fase di crescita molto intensa.
Questi e altri casi rivelano nel complesso il forte impegno, e lo sforzo, col quale il sindacato sta tentando di far fronte, a tutti i livelli in cui si dispiega la sua rappresentanza e capacità negoziale, alla inedita crisi che sta colpendo il mondo del lavoro e della produzione. Perfino le assemblee sindacali a distanza hanno fatto registrare presenze superiori a quelle abituali in presenza. La fase ha certamente circoscritto e modificato l’ordine di talune priorità. Non di rado è stata la lotta a consentire il conseguimento dei migliori risultati, e così non potrà che continuare ad essere anche nei difficilissimi mesi che ci attendono. Quando alla tutela della salute si aggiungerà quella dei posti di lavoro. l