Firmato il contratto integrativo nazionale che regola il lavoro a distanza dei docenti.
Gli enormi sforzi profusi dalle scuole e dal personale, per consentire che a settembre le attività didattiche riprendessero in presenza, sono stati in buona parte vanificati. Di fronte all’avanzare massiccio della seconda ondata dei contagi da Covid-19, la scuola (a seguito del Dpcm del 3 novembre) è infatti tornata a sospendere le sue attività, come già avvenuto lo scorso marzo. Restano aperte solo le scuole del primo ciclo, mentre tutte le scuole superiori di 2° grado (e nelle zone rosse anche le classi seconde e terze delle medie) passano alla didattica a distanza, e non è escluso che di fronte a un ulteriore aggravamento della situazione epidemiologica questa soluzione sia adottata per tutti i gradi di scuola.
È questa una sconfitta per tutta una generazione di ragazzi e ragazze che si vedrà privata di oltre un anno di scuola, con tutto ciò che questo comporta specie per le fasce sociali più deboli e bisognose di formazione, al fine di garantire uguaglianza di diritti e opportunità.
È una sconfitta anche per il governo, che aveva dato massime assicurazioni sulla ripresa a settembre delle attività scolastiche in presenza. In effetti le scuole hanno riaperto, seppur con i ritardi, i limiti e le inefficienze determinati dal modo con cui la ministra Azzolina è intervenuta durante l’estate per fornire organico aggiuntivo, dispositivi di sicurezza, risorse ecc.
Ma ciò che soprattutto è fallito è stata la capacità di predisporre (da parte del governo centrale e delle amministrazioni regionali) tutti quei servizi indispensabili al sistema di sicurezza, dai trasporti al tracciamento dei contagi, che sono entrati subito in crisi, dopo il “rilassamento” di quest’estate che ha favorito la ripresa di circolazione del virus. Pertanto è pur vero che le scuole non sono state focolaio del contagio, ma sono comunque diventate luogo in cui il virus si è diffuso nonostante le precauzioni adottate, tant’è vero che già prima del 3 novembre molte scuole avevano chiuso perché in quarantena.
Ora abbiamo di fronte due questioni. La prima riguarda il potenziamento delle misure di sicurezza per le scuole dell’infanzia e primarie che, nonostante le difficoltà, sono rimaste aperte. A fronte dell’impossibilità di impedire che il virus circoli, occorre che ai lavoratori di queste scuole e ai loro alunni siano garantite maggiori condizioni di sicurezza, a tutela della loro salute e anche di tutti i loro familiari. Se è interesse generale che almeno la scuola del primo ciclo resti aperta, è necessario che al personale scolastico, come a quello medico e infermieristico, siano assicurate tutte le dotazioni strumentali e le condizioni di lavoro in grado di assicurare la massima sicurezza.
La seconda questione è che alle scuole che hanno chiuso, la cui attività didattica continuerà comunque a distanza, sia fornito tutto il supporto necessario (strumentazione, piattaforme digitali, formazione, ecc), perché le lezioni possano continuare a svolgersi nelle migliori condizioni possibili, e soprattutto coinvolgendo tutti gli alunni senza esclusioni, come già purtroppo avvenuto lo scorso anno scolastico. Al personale scolastico, a partire dai docenti, deve essere assicurata la possibilità di svolgere la propria attività in modo qualificato e in un contesto di regole chiare e condivise, superando gli arbitri e le forzature imposte nei mesi scorsi dall’amministrazione centrale.
È questo il motivo per cui la Flc Cgil ha molto premuto perché la prestazione lavorativa dei docenti in didattica a distanza venisse regolata contrattualmente, cosa che è avvenuta di recente dopo un difficile confronto con il ministero dell’Istruzione. Al termine di questa trattativa è stata firmata un’ipotesi di contratto integrativo nazionale (insieme alla Cisl Scuola e all’Anief) con cui molte materie, dapprima lasciate all’arbitrio dell’Amministrazione, sono state regolate: orario di lavoro, sicurezza, privacy, formazione, diritti sindacali.
Inoltre su alcuni temi che non potevano essere risolti in sede di contrattazione integrativa (come quelli delle risorse da investire nella didattica a distanza e più in generale nel lavoro scolastico), è stata firmata una Dichiarazione congiunta che impegna il ministero su tutta una serie di obiettivi, a partire dalla ripresa di corrette e sistematiche relazioni sindacali. Ora la parola passa ai lavoratori, che si dovranno esprimere sull’ipotesi di accordo. Nel frattempo avremo modo di verificare nei prossimi giorni l’affidabilità di questo ministero sugli impegni assunti.