Il 21 novembre giornata di mobilitazione nazionale.
“Niente sarà più come prima”. Ce lo sentiamo ripetere dopo ogni crisi da almeno vent’anni. Eppure siamo alla vigilia di una seconda crisi post-Covid, ampiamente annunciata, e le soluzioni in campo sembrano sempre le stesse. Inevitabili, come gli interventi monetari a compensazione dei danni peggiori a persone e imprese. Irragionevoli, come i contributi per le imprese non vincolati a piani ambientali e/o occupazionali, la corsa a rimediare strutture e personale sanitario, sociale, scolastico, per i trasporti – dal medico specializzato fino all’inserviente – nel bacino del precariato ormai cronico, senza alcuna prospettiva di cambiamento sistemico.
Dalle Nazioni Unite alle università, al mondo produttivo migliore, come più prevedibilmente nel mondo sindacale e associativo, da almeno vent’anni, e con più forza dopo la crisi finanziaria del 2007 e l’aggravamento della crisi climatica, sempre più voci chiedono con insistenza un cambio complessivo di paradigma produttivo, sociale, del lavoro.
In Italia, fin dagli Stati generali convocati dal premier Conte a Villa Pamphilj, è stato chiaro a molte e molti che gli interventi proposti - alcuni necessari, alcuni irragionevoli, più in generale tutti poco ambiziosi ed efficaci rispetto alla nuova batosta – non puntavano certo in quella direzione. Per questo, in oltre cento dal vivo e quasi il doppio online, dai Fridays for Future alle Case delle donne di Roma, Milano e Lecce, dai gruppi “Laudato sì” alla rete dell’economia solidale, dall’Associazione rurale italiana ad Attac, ai circoli Arci, all’Associazione delle Ong italiane, alle organizzazioni tematiche come la mia, abbiamo provato a capire come riallacciare il filo di un ragionamento comune, che facesse convergere il meglio e il più nuovo di quanto ragionato e agito nei territori e a livello nazionale, per uscire da questa ennesima crisi davvero in un modo diverso rispetto a come ci siamo entrati.
A quel primo pic nic di Villa Pamphilj sono seguiti mesi di incontri, che hanno consolidato un “Manifesto per una società della cura” che oggi chiede, con le voci e la forza di oltre 800 realtà e persone attive in tutta Italia che hanno contribuito e aderito, un cambiamento sistemico: che si passi dal puntare a consolidare un’economia del profitto a costruire insieme una società della cura, dei diritti, del lavoro, dell’ambiente. Il 24 ottobre scorso abbiamo convocato – purtroppo online date le restrizioni presenti – la prima assemblea nazionale, che ha registrato 450 partecipanti in totale tra organizzazioni, gruppi, reti, movimenti, 60 interventi, centinaia di condivisioni, e oltre 10mila visualizzazioni online.
Non è più il momento del “si salvi chi può”, della frammentazione che alimenta una rabbia senza sbocchi: abbiamo la responsabilità di mostrare insieme che esiste una via di uscita buona per tutti e tutte. L’intento condiviso è quello di superare la frammentazione presente delle diverse azioni importanti che sono in corso a livello di territorio e nazionale, per essere all’altezza insieme delle sfide della crisi accelerata dal Covid.
Con assemblee settimanali e incontri territoriali, in corso in ormai più di dieci città italiane, ci si prepara a una giornata di mobilitazione nazionale per il 21 novembre che avrà una cornice online, attraverso la quale potranno partecipare e farsi sentire anche singoli e gruppi impossibilitati dalle regole di contrasto alla pandemia a organizzare eventi pubblici.
A Roma, appuntamento fisico – distanziato e rispettoso delle precauzioni anti-Covid - a fine mattinata a piazza del Popolo. Stenderemo di nuovo in terra le nostre tovaglie, condivideremo il pranzo, e porteremo anche generi alimentari da condividere con le organizzazioni che dall’inizio del primo lockdown stanno assistendo chi da solo non ce la fa.
Con le nostre facce, tovaglie e storie ci faremo sentire via social anche dal premier Conte. Perché non basta più compensare le perdite materiali del Covid: serve mettere le mani in tasca di chi si è arricchito con l’ingiustizia, serve lavoro buono, servizi pubblici veri a partire da casa, sanità, assistenza e trasporti, serve affrontare la crisi climatica con misure coerenti che non si scarichino sui comportamenti singoli e sui più poveri. Le lotte, il mutualismo, la solidarietà e la Costituzione ci indicano dove andare: camminiamo insieme.
Per info www.societadellacura.blogspot.com
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