Il 24 giugno lavoratrici e lavoratori delle mense e delle imprese di pulizia sono scesi in piazza per chiedere la proroga degli ammortizzatori sociali, e accendere i riflettori sui problemi di questa categoria i cui diritti vengono troppo spesso taciuti e dimenticati. In oltre 60 piazze italiane Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno chiamato a raccolta le operatrici e gli operatori del settore, per rendere evidente alla politica e all’opinione pubblica che non si può continuare facendo finta di nulla.
La proroga degli ammortizzatori sociali come slogan dell’oggi che però si trascina una serie di problemi strutturali che questa crisi sanitaria ha peggiorato. Il tema della sospensione scolastica: nel periodo di sospensione del servizio scolastico, quando i nostri figli sono a casa in vacanza, queste maestranze sono ferme. Le loro retribuzioni e i loro versamenti contributivi sono fermi: un tema che da sempre coinvolge le operatrici e operatori della scuola. Un problema che deve essere risolto. Ricordiamo che in questo 2020, a causa dell’emergenza Covid, il periodo di sospensione durerà sei mesi, e gli strumenti messi a disposizione dalla normativa non coprono per intero questo tempo.
Per questo è indispensabile prorogare la durata della Fis e della Cassa integrazione in deroga, per questo è indispensabile intervenire sul problema strutturale. Anche sulle modalità di gestione della Fis e della Cigd è obbligatorio intervenire: la possibilità per le imprese di non anticipare l’indennità è stata utilizzata in maniera strumentale, creando ulteriori problemi ai lavoratori che non ricevono retribuzione per periodi troppo lunghi, a causa del mancato anticipo dell’indennità e dei ritardi dei pagamenti da parte dell’Inps.
La natura e la gestione degli appalti. In questa crisi le aziende del settore si sono volute mostrare come giganti dai piedi di argilla. Impossibilità dichiarata di anticipo della cassa (o del Fis), che ha moltiplicato gli effetti drammatici della sospensione del lavoro e della retribuzione ordinaria. Nessun intervento e controllo da parte dei committenti pubblici, che nel momento in cui cedono in appalto il servizio si dimenticano di come viene gestito. Nelle imprese private, poi, l’erogazione della cassa in deroga è collegata in maniera diretta a ciò che fa la società committente: se l’impresa committente sospende la cassa ma non riprende l’attività in ufficio, le lavoratrici e i lavoratori restano scoperti da indennità e retribuzione.
La ripresa scolastica e le prospettive di questo settore nel pubblico e nel privato. Nei prossimi mesi, a settembre, la scuola riprenderà ma non potrà essere una ripresa come le altre. L’emergenza sanitaria non è superata, i protocolli rigidi e la riduzione delle presenze a scuola dei ragazzi potrebbero rivelarsi molto negativi per il servizio di mensa o di pulizie. È indispensabile che si ragioni fin da subito su questo tema, e si decida come affrontarlo per non ridurre il servizio al minimo con danno per i ragazzi, le famiglie e le lavoratrici e lavoratori. Anche nel privato la modernità imposta dalla crisi potrà avere effetti devastanti: il lavoro in remoto, e la chiusura o riduzione drastica delle presenze in ufficio e in azienda, potrà avere effetti simili a quelli che preoccupano negli appalti pubblici, con una pesante perdita di posti di lavoro e la scarsa capacità del sistema di riassorbire le persone disoccupate.
Il contratto nazionale dei multiservizi: per le lavoratrici delle imprese di pulizia che applicano il contratto dei multiservizi, il rinnovo del contratto e i conseguenti aumenti salariali sono un miraggio che si allontana sempre. Sono oramai otto anni che la discussione procede, e l’ultimo rinnovo contrattuale è datato 2011. È bene ricordare che il part-time è la forma di assunzione più diffusa e le ore contrattuali su cui le persone possono contare sono poche, spesso sotto le venti settimanali. La retribuzione è diretta conseguenza di ciò, e ogni aumento salariale o diritto individuale hanno una importanza esistenziale. In questo settore la contrattazione è vita vissuta delle persone, base da cui partire e finire per programmare la propria vita.
In questo momento, di fronte alla retorica del lavoro in remoto, dobbiamo richiamare l’attenzione con forza su questi temi. Le manifestazioni del 24 giugno sono state un’iniziativa opportuna e necessaria: le oltre 60 piazze piene di lavoratrici delle mense e delle pulizie erano vive del duro lavoro quotidiano di chi assicura pasti caldi ai nostri figli e ambienti puliti nei nostri uffici.
Le istituzioni, che troppo spesso si sono voltate, non possono più tacere di fronte a tali richieste. Perché appalti non significhino più deresponsabilizzazione, futuro incerto e timore per la propria vita e retribuzione. Perché in questo momento non ci sono alternative a questi posti di lavoro, che pur nella loro debolezza sono la sola prospettiva per le oltre centomila addette e addetti di questo vitale e invisibile settore.