Il Rapporto “Covid 19 e Toscana” dell’Ires Toscana, in collaborazione con l’Isrf Lab, analizza le prime conseguenze generate dalla diffusione dell’epidemia Covid 19 sull’economia della Toscana, e prova ad abbozzare qualche cauta ipotesi sui tempi di ripresa dell’economia regionale, dopo l’uscita dal lungo “lockdown”.
Va premesso che la situazione congiunturale della Toscana ante Covid 19, consuntivo 2019/previsioni 2020, mostrava già un marcato rallentamento della crescita (0,1%) che, malgrado una buona vivacità delle esportazioni, era segnata da un indebolimento della domanda interna, causato da un calo dei consumi e da un rallentamento degli investimenti. Una congiuntura economica, quindi, che evidenziava la forte difficoltà dell’economia toscana a recuperare i valori pre-crisi 2008, con un Pil in ritardo del 4% sul 2007, e un pesante differenziale negativo sugli investimenti (-19,3%).
Solo pochi mesi fa, la preoccupazione principale era rappresentata dalle conseguenze della guerra commerciale cino-americana, con il timore che il permanere di barriere tariffarie avrebbe condizionato negativamente l’export regionale. Il rischio pandemia era percepito in termini indiretti, quasi confinato in Cina, come possibile acceleratore di una situazione già critica.
Il Dpcm del 9 marzo, che ha esteso a tutto il territorio nazionale le misure di contenimento del contagio, ha prodotto le sue conseguenze anche in Toscana, determinando quello che abbiamo definito uno “scenario apocalittico”. Per tutto il 2020 l’economia della Toscana risentirà pesantemente dell’impatto devastante generato dall’epidemia, e dalle conseguenti misure che hanno ridotto o bloccato pressoché tutte le attività produttive, con una tendenza recessiva che tocca in primo luogo l’industria, ma non risparmia neanche servizi, trasporti e turismo.
Il blocco di gran parte delle attività produttive si è immediatamente riversato su lavoratori e lavoratrici, con un ricorso di dimensioni gigantesche agli ammortizzatori sociali, con utilizzo di alcuni strumenti, come le diverse forme di cassa integrazione, superiore per milioni di ore alle enormi quantità del periodo 2009-14 in risposta alla crisi del 2008. Siamo di fronte alla più grave crisi della storia repubblicana, con un impatto sui livelli di attività economica e sul lavoro più profondi e pervasivi di quanto accaduto dopo il 2008. L’emergenza sanitaria si è trasformata in emergenza economica e sociale.
Lo shock congiunto di domanda e offerta, causato dal blocco delle relazioni tra imprese e mercati esteri nelle catene globali del valore, può durare a lungo, con effetti pesanti sui lavoratori, e con saldi occupazionali negativi molto preoccupanti. Il quadro drammatico non risparmia nessuna regione d’Italia, con il paradosso che vanno peggio i territori che andavano meglio. Ma la Toscana mostra un indice di vulnerabilità superiore, a causa delle due specializzazioni produttive, export e turismo, che ne hanno sostenuto le performance negli anni della lenta e faticosa risalita, dopo la crisi del 2008. La pandemia ha pressoché azzerato i flussi di merci e persone, e la Toscana ha accusato il colpo assai duramente.
Questi limiti endogeni dell’economia regionale rappresentano la più grande incognita per la Toscana, sui tempi ed i modi della ripresa da questo shock. Si pone inderogabilmente anche per la Toscana la necessità di un’approfondita riflessione sull’attuale modello di sviluppo.
La vicenda pandemica ha fatto emergere in modo inesorabile il ruolo centrale dello Stato nella gestione dell’emergenza, ed ha rilanciato l’insostituibilità delle politiche pubbliche nella definizione delle strategie di sviluppo e delle azioni prioritarie per favorire e riorientare, attraverso la messa a disposizione di adeguate risorse finanziarie, una nuova stagione di investimenti pubblici e privati.
Tutto lascia prevedere che non sarà una crisi di breve durata, e l’impatto negativo che continuerà a generare nelle relazioni tra imprese e mercati limiterà ancora a lungo i flussi di merci e di persone da e per la Toscana. Si renderanno perciò necessarie politiche economiche e fiscali di carattere redistributivo, a livello nazionale e regionale, in grado di sostenere i consumi, rafforzando al tempo stesso la domanda interna e i mercati e le filiere produttive di prossimità.
Uno sforzo che dovrà essere sostenuto anche dal sistema creditizio regionale, in cui permangono e convivono elementi tossici accumulati durante la crisi dei titoli sub-prime, e una crescita dei depositi dei cittadini toscani. In questo contesto, tuttavia, emerge come fattore altamente positivo la forte capillarità della rete delle filiali, che potrebbero rappresentare uno strumento estremamente importante al servizio dei cittadini e delle imprese toscani.
Insomma, uno scenario molto difficile che richiederà la messa in campo di importanti interventi pubblici nazionali e regionali a sostegno dell’apparato produttivo e del lavoro, per superare una lunga fase di emergenza. Se non ora, quando?