Ernesto Cardenal, poeta, sacerdote, rivoluzionario - di Alfio Nicotra

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Ernesto Cardenal Martínez, spentosi il primo marzo scorso all’età di 95 anni, è stato al contempo poeta, sacerdote e rivoluzionario, tre aspetti inscindibili della sua fertile personalità.

Cardenal è stato uno dei più grandi poeti latinoamericani contemporanei. “Penso di essere l’unico poeta … che sta facendo poesie sulla scienza, poesia scientifica – così dichiarava in un’intervista a El País - per me è quasi come una preghiera leggere libri scientifici. Vedo in essi ciò che alcuni chiamano tracce della creazione di Dio”. Seguace del pensiero di Teilhard de Chardin, gesuita che concepiva l’evoluzione come una combinazione fra la rivoluzione in Cristo e la scienza, i “cantici” di Cardenal sono stati vere e proprie opere d’arte poetica. Cantíco cosmico, El telescopio en la noche oscura, Versos de pluriverso, El celular y otros poemas, fino all’ultimo Hijos de las estrellas, edito nel 2019, rappresentano alcune delle opere più significative e delineano la sua evoluzione poetica.

Figlio di un’influente famiglia nicaraguense, era nato nel 1925 a Granada. Fin da giovane scelse con passione gli studi letterari. Studiò all’Università di Città del Messico e alla Columbia University di New York. E’ del periodo statunitense la scoperta delle opere di Ezra Pound, che contribuì a tradurre in spagnolo. Decisamente formativo fu il suo viaggio di due anni in Europa (Italia compresa), ma è solo al rientro in patria nel luglio 1950 che Cardenal comincia a scrivere i suoi primi versi, incoraggiato dal poeta nicaraguense José Coronel Urtecho.

A questo periodo risale anche la sua scelta di campo politica con l’adesione al Frente Sandinista de Liberación Nacional (Fsln). Fallita la rivoluzione del 1954 a causa della violenta repressione del dittatore-padrone della piccola repubblica centroamericana, Anastasio Somoza García, Ernesto decise di seguire la strada già intrapresa dal fratello Fernando degli studi di teologia e fu ordinato sacerdote nel 1965.

Da prete fondò con Thomass Merton, il suo maestro, una piccola comunità contemplativa sull’isola Mancarrón dell’arcipelago Solentiname nel Gran Lago di Nicaragua. E’ qui che Cardenal pubblica El Evangelio de Solentiname (1975), con cui si codifica una interpretazione rivoluzionaria del Vangelo a partire dagli ultimi e gli sfruttati (in Nicaragua i campesinos). Cardenal viaggia (1971) nel Cile dell’Unidad Popular, prima del cruento colpo di stato che pone fine al governo socialista di Salvador Allende, e nella Cuba di Fidel Castro, con il quale intratterrà un fitto rapporto di confronto culturale e politico.

Ernesto Cardenal è intanto diventato un punto di riferimento della Teologia della Liberazione, che scuote alle fondamenta la Chiesa cattolica in America Latina e che costruisce migliaia di quadri e militanti pronti a lottare per l’emancipazione delle masse diseredate. Quando, nel 1979, i sandinisti insorgono contro il corrotto e criminale regime di Anastasio Somoza rovesciandolo, Cardenal è diventato qualcosa di più di un poeta e di un prete impegnato nel sociale. Ernesto Cardenal era - e lo sarà a lungo - uno dei pilastri della rivoluzione e del pensiero sandinista, contaminando di originalità quella rivoluzione (la prima ad abolire la pena di morte, primo decreto del governo rivoluzionario). Nel primo governo sandinista Ernesto Cardenal diventa ministro della cultura e punto di riferimento mondiale di un pensiero di sinistra che si proponeva di rifondare una nuova idea della liberazione, affrancata dal cosiddetto “socialismo reale”. Rimarrà ministro fino al 1987.

Quando, con i porti nicaraguensi minati dalla guerriglia reazionaria della Contras, finanziata e armata dagli Usa, nel 1990 il Frente Sandinista perde le elezioni (presidente è eletta Violetta Chamorro) si apre in Ernesto Cardenal una riflessione sugli errori della rivoluzione e su alcune degenerazioni del Fsln, che lo portarono anni dopo ad una aperta polemica con Daniel Ortega.

Di lui si ricorda la foto in ginocchio davanti a Giovanni Paolo II, che lo rimprovera aspramente, il 4 febbraio 1983, all’aeroporto di Managua. Woytila fu tra i più feroci avversari della Teologia della Liberazione, considerata dal Vaticano come “apostasia” influenzata dalle eresie marxiste. Il 30 gennaio 1984 Cardenal venne sospeso a divinis su decreto del cardinale Silvio Oddi, prefetto della Congregazione per il clero. Solo 35 anni dopo è stato reintegrato nella Chiesa, quando Il 17 febbraio 2019 il Nunzio apostolico Waldemar St. Sommertag comunicò a Cardenal, ormai 94enne, ricoverato presso l’ospedale di Managua, la decisione di Papa Francesco e concelebrò la messa con lui.

Ernesto Cardenal rimarrà nella storia come uno degli intellettuali più fertili e liberi del continente latinoamericano. Il suo poema “Hora 0”, musicato nel 1977 dal gruppo musicale Pancasán, diventato non a caso l’inno della rivoluzione sandinista, rappresenta ancora oggi una delle canzoni di lotta più belle e cantate dai movimenti latinoamericani. 

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