Il 5 febbraio al circolo Arci Monk a Roma Tiburtina si è tenuta una assemblea generale di Nidil Cgil diversa dal solito, sotto lo slogan “Il mercato divide? Il sindacato unisce”. L’intento è stato quello di presentare il programma di lavoro 2020 della categoria di somministrati, collaboratori, autonomi e disoccupati in modo non rituale, segnando un cambio di passo sulla contrattazione inclusiva.
Dopo l’introduzione, affidata alle parole che la senatrice Liliana Segre ha pronunciato al Parlamento europeo, a segnare l’agenda dal palco non sono stati solo la segreteria e i funzionari del territorio, ma anche precari e precarie che per varie ragioni hanno incrociato il sindacato e si sono fatti rappresentare da esso.
Il filo comune più interessante emerso dalle diverse specificità è stata la necessità di trovare pratiche per riportare l’individuale al collettivo, la vertenza singola, la condizione personale a una dimensione di rivendicazione unitaria di un corpo di lavoratori che sono atomizzati contrattualmente, ma quanto mai omogenei nelle condizioni di vita.
È emerso dalla richiesta, da parte di una disoccupata “stagionale” di Macerata, di momenti di incontro e riprogettazione, come dalle parole del rider che vede nella recente sentenza del Tribunale di Torino l’opportunità di aprire la contrattazione collettiva nel settore. Dalla Rsu dei somministrati al Pignone a Firenze così come dalle testimonianze dei lavoratori in partita Iva, che si sono trattenuti poi il giorno successivo per i lavori preparatori al Forum dei lavoratori in partita Iva di Nidil.
Proprio da questi ultimi è venuto un contributo interessante per portare il sindacato su un terreno relativamente nuovo e quanto mai segnato da una falsa percezione, che porta a scambiare l’autonomia con la solitudine. La definizione e la contrattazione di equo compenso, l’esigibilità dello stesso, forme di tutela per la salute e la sicurezza, la necessità di formazione e aggiornamento (cosa vitale quanto costosa per chi è ai primi passi nel settore) sono tutti fronti di rivendicazione che hanno necessità di declinazioni collettive, e su cui si impegnerà il forum.
Nella relazione del segretario generale Andrea Borghesi è stata sottolineata la necessità di tenere assieme il contrasto alla precarietà con la necessità di “vedere i precari, non ritenerli altro dal sindacato”. “Una ricomposizione nei luoghi di lavoro, ma anche fuori, delle disuguaglianze delle condizioni di lavoro…”, passando per una riduzione delle forme di precarietà, a partire dal lavoro autonomo occasionale, sempre più utilizzato, anche a copertura di lavoro che ha tutte le caratteristiche della subordinazione.
Riportare l’individuale al collettivo è un principio tanto banale da enunciare quanto complesso da tradurre in prassi sindacale. La conversazione portata avanti dai territori sulla esperienza quotidiana della contrattazione inclusiva, ad esempio, ne ha fatto emergere le difficoltà oltre che le opportunità. Nella consapevolezza che la collaborazione capillare tra categorie diverse nello stesso posto di lavoro non si realizza con una circolare, si è parlato di passi avanti e di accorgimenti da adottare, a partire da Nidil, per facilitare il percorso.
La non ritualità nell’impegno ad affrontare la questione emerge anche dalle conclusioni di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Se vogliamo un’azione contrattuale che abbia senso occorre dare la possibilità a tutte le forme contrattuali di essere rappresentate: è necessario quindi abbassare il baricentro dell’azione sindacale, ragionare dal basso. Ricordiamoci che in qualsiasi luogo di lavoro ci sono tanti contratti diversi, ma dall’altra parte vengono gestiti da un unico soggetto”.
“In altre parole – ha spiegato Landini - è diviso e frantumato solo chi va a trattare con l’impresa. Il tema che si impone è quello di ricostruire un ‘consiglio di fabbrica’ delle varie Rsu presenti nello stesso luogo”. E ancora: “Da poco abbiamo ricordato Guido Rossa: lui fu eletto nel consiglio di fabbrica dell’Italsider. Ebbene, nel suo primo intervento disse ‘rappresento i lavoratori di questo reparto’, riferendosi a coloro che lo avevano eletto dandogli fiducia. All’interno del consiglio Rossa operava insieme ai rappresentanti degli altri reparti, tutti con interessi differenti, e attraverso la discussione si trovava la sintesi per avanzare le proprie rivendicazioni esercitando la contrattazione collettiva”. “I tempi sono cambiati, naturalmente – ha concluso Landini - ma anche oggi la nostra necessità è rimettere insieme i soggetti diversi”.