“Opovo està com o Mfa”, “il popolo sta con il movimento delle forze armate” era uno degli slogan della “rivoluzione dei garofani” quando quel 25 aprile del 1974 liberava il Portogallo dal fascismo. Ne nacque una bella Costituzione democratica, con venature socialiste, quelle che danno tanto fastidio alla Jp Morgan che le vorrebbe cancellare.
Proprio perché i portoghesi erano rimasti scottati drammaticamente dal fascismo, decisero di fare una legge proporzionale pura e di metterla in Costituzione, in modo da non correre nuove avventure. E la legge proporzionale ha aiutato la vittoria delle sinistre, consentendo una loro articolazione corrispondente alle domande sociali e dividendo le destre.
Naturalmente la legge elettorale non può sostituirsi alla politica. E infatti i socialisti, ai tempi dei governi di Socrates, quando avevano maggioranze assolute e le usarono per imporre la peggiore austerità, le elezioni le persero. A favore di una destra che continuò in peggio. Fu grazie alla Costituzione che alcune delle peggiori nefandezze come il taglio delle già ‘minimissime’ pensioni minime fu bloccato dalla Corte Costituzionale, perché la Carta proibisce letteralmente di provocare eccessive sofferenze al popolo.
Fu in quei tempi che crebbe il movimento di massa contro la Troika, che si chiamò “che si fotta la Troika”. E crebbe la sinistra alternativa, anche se divisa nel troncone un tempo prevalente del Partito Comunista e in quello assai più giovane del Bloco di Isquierda, formazione innovativa che fa parte del Partito della Sinistra europea e che ora ha superato il Pcp.
Nel 2015 la destra vinse le elezioni col partito socialdemocratico che arrivò primo. Ma la maggioranza dei seggi l’avevano i socialisti, il Bloco e l’alleanza comunisti e verdi arrivati rispettivamente primi, secondi e terzi con il 32, il 10 e l’8,5 per cento. Trovare un accordo non era facile ma ci si riuscì. Punto di partenza comune il “basta con Troika e austerità”. Due trattative separate del leader socialista Costa con Bloco e Comunisti (che non si amano). Nasce così un monocolore socialista col doppio appoggio. Operazione possibile perché Costa, a differenza di Sanchez in Spagna, non cercava alleati a destra come fa il Psoe con Ciudadanos. Niente presenza nel governo per le sinistre alternative, perché il programma dell’esecutivo superava l’austerity ma non svoltava pienamente in senso sociale.
Infatti i provvedimenti presi hanno lenito le ferite con un (ridotto) aumento dei salari minimi e il ripristino di tredicesima e scatti di contingenza nel settore pubblico. Un piano di investimenti pubblici ha permesso di valorizzare una fase più favorevole della congiuntura europea, centrando il rilancio economico però più su investimenti esteri ed esportazioni. Una politica ancora molto timida, che peraltro deve ora misurarsi col banco di prova della nuova fase recessiva in Europa.
Non a caso il voto del 6 ottobre ha visto crescere ancora l’astensione, che ormai sfiora il 50%. I socialisti capitalizzano i miglioramenti, probabilmente crescendo al centro. Migliorano di quattro punti e venti seggi ma falliscono la maggioranza assoluta. A destra i socialdemocratici franano ma non crollano. Va peggio ai loro alleati storici più a destra. Ma per la prima volta la destra “estrema estrema” guadagna un seggio. A sinistra il Bloco sfiora il 10%, perdendo solo mezzo punto, probabilmente andato a comporre l’1% fatto dalla formazione scissionista di Livre, che conquista un seggio. La Cdu, che raggruppa comunisti e verdi, perde cinque seggi, scendendo dell’1,8% al 6,4%. Voti che probabilmente conquista una nuova formazione animalista e ambientalista (Pan), che col 3,2% quasi triplica i voti e passa da un seggio a quattro.
Ora si dovrà trattare, come giusto. I socialisti vogliono confermare il loro governo. I comunisti sono un po’ feriti. Il Bloco rilancia sul programma. Ci vogliono, per le sinistre alternative, misure molto più incisive e strutturali su salari, pensioni ed economia. Cosa diranno i socialisti? Vedremo, ma intanto in Portogallo o povo està con le sinistre.