Per alcuni decenni, le imprese hanno cercato di ridurre i diritti dei lavoratori trasformando molti dipendenti in lavoratori “autonomi” ed evitando ogni obbligo di pagare la sicurezza sociale, i sussidi di disoccupazione, altri compensi o le ferie e la malattia. Questi costi sono trasferiti sui lavoratori, o alla fine sulla tassazione generale.
Una nuova legge della California, l’atto parlamentare 5 (“A.B.5”) rovescia questa tendenza, con un profondo impatto nella cosiddetta “gig” economy ben esemplificata dalle compagnie di autisti e riders Uber e Lyft. “A.B.5”, promulgato il 18 settembre dal governatore della California Gavin Newsom, ha codificato una precedente decisione della Corte Suprema della California che ha stabilito una semplice e chiara prova per determinare se un lavoratore è un “autonomo” o un “dipendente”. Il caso “Dynamex” ha stabilito un semplice test “a, b, c”: il lavoratore è autonomo se: a) è “libero dal controllo e dalla direzione dell’entità che lo affitta”; b) “svolge una mansione fuori dall’andamento usuale dell’attività economica dell’entità che lo affitta”; c) il lavoratore deve essere in una “attività istituita come occupazione, commercio, azienda indipendente”.
Sotto la prova Dynamex, gli autisti per Uber e Lyft sono chiaramente dipendenti e non autonomi. Questa decisione è stata una buona notizia per i lavoratori e i sindacati in molti altri settori economici. Ad esempio, il sindacato dei camionisti (Teamsters) ha cercato di organizzare le migliaia di “padroncini” che trasportano container da e per i più grandi porti Usa. Ci sono più di 15mila autisti nella California del Sud che servono i porti di Los Angeles e Long Beach, dove arriva il 40% del traffico della sponda del Pacifico. Il sindacato e i suoi alleati avevano tentato, senza successo, di riclassificare questi lavoratori come dipendenti. Ora la decisione Dynamex – e l’approvazione dell’atto parlamentare “A.B.5” – offre la speranza che questa forza lavoro strategicamente forte possa sindacalizzarsi, e alla fine ottenere il diritto alla contrattazione collettiva.
In nessun’altra parte l’incombente approvazione di “A.B.5” incontra una tale contrapposizione come nel settore degli autisti e dei riders, dominato da due colossi del commercio per il pubblico, Uber e Lyft. Queste multinazionali multi-miliardarie vedono Dynamex e la nuova legge statale come una minaccia per il loro modello d’impresa e per la loro stessa esistenza. I giganti del trasporto “condiviso” argomentano che agli autisti piace la flessibilità di scegliere se lavorare o no semplicemente accendendo o spegnendo le app del loro smartphone. Quello che non dicono è che molti autisti lavorano 70 ore la settimana giusto per sbarcare il lunario. Dopo aver pagato la manutenzione dell’auto, il carburante, il leasing, spesso i loro guadagni sono al di sotto del salario minimo.
Troppi commentatori economici e del lavoro hanno accettato il modello emergente di lavoro autonomo come un’inevitabile conseguenza del progresso tecnologico. Ma mentre la app di Uber può essere meravigliosa, lo sfruttamento Uber dei lavoratori è inaccettabile!
L’argomento per la preservazione delle flessibilità e dei vantaggi per i lavoratori e le loro famiglie riporta all’opposizione alle restrizioni contro il lavoro minorile nella prima parte del ventesimo secolo. È stato detto che alcuni genitori, per il disperato bisogno di avere maggiori entrate, insegnavano ai loro figli a falsificare i documenti affinché i minori potessero lavorare anche nelle miniere. Le entrate dal lavoro minorile spesso consentivano alle famiglie di sopravvivere, ma ad un costo sociale spaventoso. Riformisti e sindacati controbattevano che la soluzione non era la continuazione del lavoro minorile, ma l’organizzazione di forti sindacati tra i minatori e ovunque.
Uber e Lyft si sono battuti con forza per essere esentati dalle norme di “A.B.5”, sostenendo che da questo dipendeva il benessere dei loro autisti. Il sindacato unitario degli autisti e riders (Rdu), che rappresenta più di 5mila autisti, ha lottato contro le esenzioni considerate un tradimento verso gli autisti. Rdu ha condotto diversi scioperi e azioni di lotta nella California del Sud ed è stata la forza di più alto profilo nel paese nella sindacalizzazione in Uber e Lyft. Sono stati sostenuti da alcune app d’avanguardia di loro promozione che hanno consentito agli autisti di comunicare, organizzarsi, e di prefigurare i loro guadagni al netto delle spese.
Fortunatamente, Lorena Gonzales, la legislatrice autrice di “A.B.5”, è una ex sindacalista che ha guidato il Consiglio del Lavoro di San Diego. Gonzales ha detto di Rdu: “Qualsiasi sindacato che voglia essere voce degli autisti e dei riders deve includere questo gruppo (Rdu) e altri”. La parlamentare Gonzales capisce un principio fondamentale del sindacalismo: nessuna riforma può essere fatta senza che i lavoratori siano direttamente coinvolti nelle decisioni sulla loro vita lavorativa.
Sfortunatamente, il governatore Newsom sembra interessato a raggiungere un “accordo” tra il settore high-tech e alcuni sindacati che vogliono esentare riders e autisti dalla nuova legge. Ha accrocchiato una nuova commissione sul “futuro del lavoro” con i dirigenti della Silicon Valley e rappresentati degli stessi sindacati che hanno cercato di ritagliarsi un accordo con Uber e Lyft prima dell’approvazione di “A.B.5”.
La lotta sulla legge ha rivelato significative divisioni nei sindacati. Sostenitori di un accordo “dolce” con Uber e Lyft sono anche campioni della “contrattazione settoriale”: cioè tutte le aziende di un determinato settore dovrebbero essere obbligate a negoziare con il sindacato e i rappresentanti governativi, per determinare le paghe e le condizioni di lavoro del settore. Il tentativo di questi sindacati di raggiungere un accordo con Uber e Lyft si inserisce in questa visione della contrattazione settoriale anche per riders e autisti. Spesso citano l’esempio positivo della contrattazione di categoria in Italia e altri paesi europei, senza alcuna comprensione dei particolari lineamenti della contrattazione settoriale in questi paesi dove è cresciuta dal movimento sindacale e dalla sua lotta per migliori rapporti di forza. Gli Usa hanno avuto contrattazioni settoriali nell’auto e nella siderurgia, ma solo dopo durissimi scontri con il padronato da parte di migliaia di lavoratori organizzati nella General Motors, Us Steel e le altre maggiori industrie manifatturiere negli anni ’30 e ’40 del Novecento.
La campagna per riclassificare i cosiddetti autonomi come lavoratori dipendenti è tutt’altro che chiusa in California. Comunque, è stata vinta un’importante battaglia in quella che sarà una lunga lotta per la dignità e la giustizia per riders e autisti e molti altri lavoratori della gig economy.