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La destra integralista, xenofoba e anticostituzionale non è un pericolo futuro, ma una realtà odierna. Lo avvertiamo negli atti di un governo che ha fatto proprio populismo e odio a sfondo razzista e fascista. Con un consenso ampio di una parte del Paese.
Si chiudono i porti, si vorrebbe “sbattere in galera” chi ha salvato 50 esseri umani, si criminalizzano le Ong, si tenta di ricacciare i profughi nelle carceri libiche da dove fuggono per le torture e violenze inaudite. Milizie e sistema carcerario finanziati dal nostro Paese grazie a un accordo del governo di centrosinistra. Sarebbe sacrosanto sentir dire: “abbiamo sbagliato”. Esporre le bandiere europee, contro sovranismo e nazionalismo, ha senso se si cambia radicalmente quest’Europa per affermare quella della coesione sociale, di una comunità transnazionale che si riconosce nei diritti fondamentali, nel lavoro, nell’ambiente, nella democrazia, nell’eguaglianza e nella Pace. La bandiera europea va riempita di contenuti, di progetti, di idee.
Non salveremo il pianeta dal cambiamento climatico, non gli daremo il futuro chiesto dai tanti giovani che si sono mobilitati il 15 marzo se non conquisteremo un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile, rispettoso dell’uomo, della natura e dell’ambiente, fermando le grandi opere inutili, come il Tav.
La distruzione ambientale nei paesi più sfruttati dal sistema capitalistico si traduce anche in forti fenomeni migratori. Nel 2016, 24 milioni di persone sono fuggite da 118 paesi per mancanza di cibo, siccità, alluvioni, desertificazioni, inquinamento. Altri 7 milioni sono scappati da conflitti armati, guerre civili, violenze politiche, dittature. Il “noi e loro” non ci rende immuni dal disastro ambientale, né meno responsabili. Muri o porti chiusi non fermano l’immigrazione epocale.
Bisogna alzare lo sguardo sul futuro, ripensare modello economico e assetti geopolitici, superare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e il ricatto tra lavoro, salute e ambiente, costruendo un’alternativa radicale di sistema. La sfida è alta e tutta politica.
A quei giovani non servono promesse, ma sostegno intergenerazionale, risposte concrete, strumenti di analisi, luoghi di partecipazione alla vita sociale e politica. Loro sono il futuro e il cambiamento.
La Cgil deve guardare al vasto mondo dell’associazionismo e mantenere la sua autonomia di sindacato generale. Siamo stati protagonisti nelle piazze in difesa della Costituzione, per il lavoro, per la dignità delle persone, per la difesa del pianeta, contro le discriminazioni, la paura, la disumanità, gli xenofobi, gli omofobi e sessisti. Saremo in piazza anche a Verona contro la destra integralista, il revanscismo patriarcale, il decreto Pillon, l’attacco alla 194, le discriminazioni contro le persone lgbtq, l’attacco ai diritti civili. La Cgil è in campo per un futuro migliore, contro chi vuole il ritorno a un passato che pensavamo sepolto per sempre.
Piazza del Marcato Nuovo sembrava il suolo di Marte, deserto e desolato, nell’attesa dell’arrivo di un pugno di infervorati nostalgici di un ventennio che tanti lutti, dolori e tragedie ha arrecato non solo all’Italia ma a tanti paesi europei e africani. Solo la presenza del tempio della comunità buddista di Prato rendeva più sopportabile la scena. “La scelta di questa piazza per Fn non è stata casuale – ha osservato in proposito Davide Finizio, portavoce della comunità – qui c’è stato il capodanno cinese, qui ha sede il nostro tempio, davanti a noi tra qualche mese aprirà la moschea, e vicino c’è una chiesa. Questa è la piazza della fratellanza e dell’integrazione, e a qualcuno tutto ciò forse dà fastidio”. Senza forse.
A poca distanza, in piazza delle Carceri, un’onda multicolore di donne e uomini di ogni età ed estrazione sociale occupava ogni spazio disponibile, finendo col sommergere lo striscione affisso a una cancellata, con l’appello via via reso invisibile ma sottoscritto idealmente da tutti i 6, 7mila presenti: “Stranieri, non lasciateci soli con i fascisti”.
Il sindaco dem Matteo Biffoni non ha fatto fa sconti a chi ha permesso che 150 fascisti potessero manifestare nella sua città: “Lo viviamo come uno spregio enorme, Prato non se lo merita”. Ad ascoltarlo, sotto l’occhio attento e discreto della Cgil, tutti quelli che non dimenticano una lotta partigiana costata stragi di civili, e la morte di migliaia di ragazzi che avevano preso il fucile per riconquistare la libertà perduta. Si è cantato in coro, sommessamente, Bella Ciao, e si è alzato lo striscione “Saremo la prima goccia della tempesta” in ricordo del compagno Lorenzo ‘Orso’ Orsetti, che per la libertà di un popolo oppresso, contro tutti i fanatismi, ha dato la vita. Nel segno di un antifascismo da vivere ogni giorno, tenendo nel cuore le parole di Primo Levi: “Ricordate ciò che è stato”.
Donne e uomini si mobilitano contro il Congresso mondiale delle famiglie. Sabato 30 marzo una grande manifestazione a Verona. Anche la Cgil ha aderito.
Lo scorso ottobre il Consiglio comunale di Verona votò un’ignobile mozione con la quale si dichiarava Verona “città a favore della vita” e si attaccava la legge 194. Allora la reazione delle donne fu immediata, forte e visibile e diede vita ad una grande manifestazione cittadina.
Verona continua a voler confermare il proprio ruolo di laboratorio di pratiche che puntano a far tornare la donna al medioevo, e con lei l’intera società. In questa città si terrà il 28, 29 e 30 marzo il Congresso mondiale delle famiglie, a cui hanno dato il patrocinio Comune e Provincia e che si fregiava del logo della presidenza del Consiglio dei ministri, anche se Palazzo Chigi dichiara di non aver concesso alcun patrocinio e il premier Conte ne annuncia il ritiro.
L’evento – si legge sul sito del congresso – ha l’obiettivo di “celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”. Nel mirino dei promotori del convegno vi sono l’eliminazione dei diritti lgbt, la riduzione dei diritti alle donne, la criminalizzazione dell’omosessualità e dell’aborto, e la volontà di ostacolare il divorzio.
A dir poco inquietanti i relatori invitati, dalla parlamentare ugandese che vorrebbe punire l’omosessualità con la pena di morte, all’esponente della chiesa ortodossa che ha definito “assassine” e “cannibali” le donne che decidono di abortire. Saranno presenti gli organizzatori dei Family Day italiani, la leader di Fratelli d’Italia, i ministri Fontana, Salvini e Bussetti e, ovviamente, il senatore Pillon.
Questo tentativo di farci tornare indietro ad anni bui, mettendo in discussione diritti conquistati e acquisiti, ha suscitato l’immediata reazione delle donne. Grazie a questa si è riusciti ad attirare su questo evento l’attenzione dei media nazionali e a costruire solidarietà e partecipazione alle iniziative di contrasto in programma. Importante è la presa di posizione pubblica di 160 docenti e ricercatori della locale università, che contestano e sconfessano la fondatezza scientifica delle tesi sostenute dai promotori del convegno.
La stessa Università ha deciso di non concedere i propri spazi per le iniziative legate all’evento, con la motivazione che il Congresso delle famiglie “ha natura prettamente politica, e le tematiche proposte nel convegno e le posizioni degli organizzatori sono, a oggi, prive di fondamento e non validate dalla comunità scientifica internazionale”. NonUnaDiMeno negli stessi giorni ha organizzato una serie di incontri e convocato un corteo manifestazione che si terrà sabato 30 marzo con partenza alle ore 14.30 dalla Stazione Fs di Porta Nuova.
“Libere di scegliere” è la parola d’ordine che riunirà in modo trasversale le donne di Cgil, Cisl, Uil, delle associazioni, della cultura e delle istituzioni, che faranno sentire la loro voce il 30 marzo alle ore 10 al cinema K2 in una tavola rotonda a cui parteciperanno Susanna Camusso, Livia Turco, Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Cristina Simonelli, Lucia Annibali ed altre. Le parole chiave del confronto saranno “libertà, diritti, inclusione, maternità, parità, rispetto”.
Le stesse donne alle ore 13 daranno vita ad un flash mob sul ponte di Castelvecchio per ribadire con forza che vogliamo essere “libere di scegliere”, per poi confluire nel corteo in partenza dalla Stazione di Porta Nuova. La partecipazione al corteo si annuncia imponente, con delegazioni provenienti da diverse città d’Italia. È una bella notizia non solo per la nostra città e per le donne, ma per tutte le persone che hanno a cuore la libertà e la democrazia.
Deve essere chiaro a tutte e tutti che l’obiettivo sostanziale del Congresso mondiale delle famiglie, dei suoi promotori e delle aggregazioni politiche che lo sostengono, non è la difesa della famiglia, ma usare la tradizione cristiana per creare consenso ad un’idea di società sovranista e ispirata a concetti che si richiamano al fascismo.
Una vera e propria offensiva è partita da Verona e riguarda tutte e tutti: il 30 marzo vi aspettiamo.
E’ indispensabile che ogni singolo individuo si impegni per difendere il diritto di ognuno a potersi esprimere nelle differenze che creano valore, e che la Cgil continui ad essere in prima fila in questa battaglia.
Il Congresso mondiale delle famiglie, organizzato a Verona da sigle pro life e anti-lgbtq+ (come Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i nostri figli, ProVita Onlus, CitizenGo), oltre ad associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, metterà in scena la promozione dei valori cristiani, la contrarietà all’aborto, la condanna dell’omosessualità, la battaglia contro la pornografia ed una visione restrittiva dei diritti e del ruolo della donna.
I dettagli sul programma e i nomi dei relatori svelano le posizioni retrograde e oltranziste espresse sui diritti civili e sulla famiglia, nella maggior parte dei casi con frasi esplicite e agghiaccianti. Pena di morte per gli omosessuali, sostiene la parlamentare ugandese Lucy Akello, secondo la quale l’omosessualità andrebbe perseguita con la pena di morte nel caso in cui sia “aggravata”. L’aborto è paragonato a una pratica cannibale secondo Dmitri Smirnov, arciprete della chiesa ortodossa russa, noto per il suo no ai trans negli eserciti. Il presidente della Moldavia, Igor Dodon, ha affermato di non essere “il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggere un loro presidente”. Anche lui interverrà al Congresso di Verona.
Ancora: Alexey Komov, l’ambasciatore russo del World family congress presso l’Onu, riguardo agli atti di omofobia in crescita in Russia, ha dichiarato: “Trovo ridicolo parlare di omofobia, nel caso vi sarebbe semplice avversione verso certi stili di vita, tipici dei gay”. E poi: “Per educare bene i propri figli e proteggerli da internet e media l’unica soluzione è l’homeschooling, cioè studiare a casa con i propri genitori, per passare ai bambini e ai ragazzi valori sani e cristiani”.
Brian Brown, presidente dell’International organization for the family, ha detto che “l’esercito è per la guerra, non per le erezioni”, frase che si riferisce alla sua opposizione all’ingresso dei transessuali nell’esercito. È contro i matrimoni gay, e ha dichiarato che le “pulsioni omosessuali si possono riparare”. Brown sostiene anche che gli aborti siano la principale causa di femminicidio nel mondo, poiché se le bambine potessero nascere “non verrebbero più uccise”.
Katalin Novak, ministra della famiglia del governo ungherese di estrema destra guidato da Orban, ha varato una legge che esenta dal pagamento dell’imposta sul reddito le donne con almeno quattro figli: “Non vogliamo più migranti, ma più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani”, ha spiegato la ministra che interverrà al Congresso.
Queste sono solo alcune delle parole d’ordine di chi prenderà la parola a Verona, e ci sarebbe da domandarsi a quali valori cristiani si riferiscano, e quale versione del Vangelo abbiano letto.
Tra i gruppi sostenitori e attivi nel Congresso mondiale delle famiglie vi è anche l’associazione americana Alliance Defending Freedom che, tra l’altro, ha sostenuto contenziosi a favore della criminalizzazione dei rapporti omosessuali tra adulti consenzienti. Secondo l’associazione americana Public Research Associates, le stesse campagne per la “famiglia naturale” del Congresso mondiale delle famiglie sono usate anche per promuovere leggi che criminalizzano l’aborto e l’omosessualità.
Numerose associazioni, e gruppi della società civile di tutta Italia, hanno detto: “Stiamo lavorando per rendere Verona, proprio in quei giorni, una città transfemminista: una città-comunità che si unisce contro l’odio e per i diritti delle donne, delle persone omosessuali e transessuali, di tutte e di tutti. Costruiamo insieme una città dove le differenze, l’inclusione, l’autodeterminazione e la solidarietà siano valori imprescindibili per una società laica e plurale”.
Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato inviato un appello, ad oggi firmato da migliaia di sostenitori, affinché le istituzioni ritirino i patrocini concessi alla manifestazione. E’ indispensabile che ogni singolo individuo, si impegni per difendere il diritto di ognuno a potersi esprimere nelle differenze che creano valore. Ed è indispensabile che la Cgil continui ad essere in prima fila in questa battaglia.