Privato è bello? Nel settore del trasporto pubblico locale - e non solo - la discussione è aperta da anni. Governi nazionali e amministrazioni cittadine, di centrodestra e anche di centrosinistra, hanno tentato di liberare il pubblico da quello che dicevano essere un settore fisiologicamente in perdita. Si potrebbe obiettare che, trattandosi di un servizio per la collettività, necessario e ineludibile, i bilanci non dovrebbero considerare solo il rendiconto economico ma anche quello sociale. Tant’è.
Ogni tentativo di privatizzare le aziende di trasporto pubblico locale ha provocato discussioni fra i cittadini, polemiche politiche nei vari consigli comunali, vertenze anche durissime da parte dei lavoratori. Un caso per tutti è quello della fiorentina Ataf.
A Savona invece l’assalto del privato è stato - per ora - respinto. Massimo Nari, delegato sindacale Filt Cgil nella Trasporti ponente ligure, società nata una decina di anni fa dalla fusione di Acts linea spa e Sar tpl spa, è uno dei protagonisti di questa battaglia. Quando si dice che la lotta paga? “Scriviamolo fra virgolette che abbiamo vinto - puntualizza Nari - siamo riusciti ad ottenere una proroga, fino al dicembre 2019 non ci saranno cambiamenti nella compagine societaria. Ma dopo il crollo del ponte Morandi, potrebbero ancora esserci brutte sorprese nelle pieghe del decreto Genova”.
Il problema ruota attorno alla gestione pubblica, in house, dell’azienda dei trasporti savonese. “Il nuovo governo ci aveva dato qualche speranza. Il ministro Toninelli aveva promesso cambiamenti, di cui però oggi non si parla. Se può sembrare un passo avanti il fatto che la Provincia abbia deciso di non vendere più le sue quote, è anche vero che non ha più competenza sul settore”.
A Roma c’è stato un referendum, promosso dai Radicali, teso alla privatizzazione della capitolina Atac, fallito per mancato raggiungimento del quorum. “Ma quella è una situazione ben diversa dalla nostra - spiega Nari - loro hanno una situazione debitoria importante, paragonabile ad una finanziaria. Noi siamo più piccoli, e soprattutto siamo tra le pochissime realtà del trasporto pubblico locale ad avere i conti in attivo. Di poco, circa 700mila euro, ma sufficienti per non andare avanti con un’eventuale privatizzazione”.
A quelli che insistono che ‘privato è bello’, Nari risponde facendo l’esempio della disastrosa privatizzazione delle ferrovie inglesi. “Dovremmo imparare da quell’esperienza, a Londra sono stati costretti a ripubblicizzare”. Mentre a Parigi non hanno mai avuto intenzione di vendere ai privati la potentissima Ratp, che anzi è sbarcata in Italia e gestisce il sistema tranviario fiorentino. “I trasporti sono un servizio sociale - riflette sul punto Nari, che guarda con amarezza a quel che sta succedendo perfino nella scuola e nella sanità – ma viviamo un momento complicato anche all’interno dell’azienda. Hanno chiuso l’ultimo bilancio senza prevedere assunzioni, così i colleghi che sono andati in pensione non sono stati rimpiazzati”.
I dipendenti di Tpl Linea sono 430, frutto del matrimonio tra Acts e Sar, che ha unito i bacini del trasporto pubblico del savonese (coperto da Acts), e quello dell’albenganese, coperto da Sar (che ha come confini sulla costa di levante Finale, di ponente Andora). Nari è un ex della Sar, che prima della fusione era già al passo con i tempi, e aveva attivato perfino una linea gran turismo. “Sono stato assunto ventitré anni fa - ricorda - ne è passato di tempo, ho vissuto anche il periodo più buio degli scioperi selvaggi, nelle pieghe di una difficile fusione che ha lasciato strascichi fra i lavoratori. Ognuno continuava a portar la sua maglietta. C’erano gli ex Acts e gli ex Sar, solo i nuovi entrati avevano la divisa Tpl”.
Ora che il centrodestra ha conquistato il Comune, la Regione e anche quel che resta dell’ente provincia, il delegato Filt Cgil è curioso di vedere come andrà a finire. “La Cgil ha sempre creduto nella gestione in house, non si è mai arresa – rivendica - e il tempo ci ha dato ragione, anche se il dissesto del Comune aggiunge una variabile che ci potrebbe complicare la vita”.
Alle ultime elezioni Rsu la Cgil ha fatto il pieno dei voti in Tpl. Il trasporto pubblico è una macchina complessa: per funzionare ha bisogno di autisti, meccanici, carrozzieri, addetti al lavaggio delle vetture, personale viaggiante, impianti fissi, uffici tecnici e amministrativi, biglietterie. “Quando l’età avanza - sottolinea Nari, che è autista e controllore - non di rado, grazie ai concorsi interni, si può cambiare mansione e fare un lavoro meno stressante. Siamo sottoposti a una visita di idoneità ogni 5 anni, dopo i 46 di età le visite si infittiscono, le facciamo ogni biennio. Poi, naturalmente, ci sono i controlli sanitari annuali”. Una curiosità: in questo caso Tpl è acronimo di Trasporti ponente ligure. Sono le stesse iniziali dell’intero settore del trasporto pubblico locale.