Due buone notizie in un bel sabato italiano. Il no al ddl Pillon ha unito le piazze di almeno 60 città, dove migliaia di donne e uomini si sono ritrovati per chiedere che il provvedimento non venga approvato. Un messaggio chiaro, in risposta all’appello della rete dei centri anti-violenza D.i.Re, in sintonia con una petizione online che ha già superato le 100mila firme, raccolte con l’obiettivo del ritiro immediato del disegno di legge 735 che si trova in commissione giustizia del Senato. Insomma quella che appare, e nei fatti è, una legge tesa a smontare decenni di progresso civile, è stata civilmente contestata da un pezzo di sinistra, storicamente attenta ai diritti civili.

Mentre, in parallelo, sul fronte dei diritti sociali almeno 40mila persone fra migranti e attivisti di movimenti, associazioni, partiti di sinistra e centri sociali, provenienti da tutta Italia, hanno sfilato a Roma “contro il razzismo, il decreto Salvini e il governo”.

Nel lungo corteo degli “Indivisibili” c’era anche Domenico Lucano, simbolo dell’accoglienza dei migranti. “Sono molto emozionato perché ci sono tante persone, non immaginavo che il corteo fosse così animato - ha detto Lucano dietro a uno striscione con su scritto ‘Riace non si arresta’ – ed è una bella notizia perché non possiamo rassegnarci alla deriva di una società fatta di disuguaglianze e discriminazioni”.

I manifestanti di un corteo lunghissimo e color arcobaleno hanno anche dovuto fare i conti con il “piano sicurezza” del Viminale: ci sono stati controlli asfissianti ai caselli autostradali, alle stazioni ferroviarie e della metro, agli aeroporti e ai parcheggi scambiatori, con migliaia di persone identificate e schedate dalle forze dell’ordine. Solo perché si oppongono alla deriva razzista del governo. 

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