La manovra del governo è sbagliata e negativa. Non perché si scontra con gli anacronistici vincoli Ue o sfora i limiti di Maastricht, ma per il suo approccio inadeguato ai problemi strutturali del paese. Manca del respiro strategico necessario per uscire dalla crisi che ancora ci attanaglia, non dà risposte alla mancanza di lavoro, non prevede gli investimenti pubblici per il rilancio del tessuto industriale e dell’Italia intera, da sud a nord.
La “manovra del popolo” ha caratteristiche classiste. Dettata più da ragioni elettorali e di consenso immediato, non guarda alle condizioni delle persone. Il contrasto alla povertà - una priorità per il paese - si fa con lavoro e reti pubbliche: sanità, istruzione, servizi all’infanzia, assistenza. Invece questa manovra non crea lavoro né inclusione, e il reddito di cittadinanza rischia di risolversi in pura assistenza. E’ positiva l’apertura alla modifica della legge Fornero, ma la “quota 100” non contiene alcun riferimento alla pensione di garanzia per i giovani, agli interventi a favore delle donne, dei lavoratori precoci o che svolgono lavori gravosi, alla separazione tra previdenza e assistenza.
Sono necessarie scelte espansive e la fine dell’austerity. Gli oltre 22 miliardi di spesa in deficit vanno finalizzati al lavoro di qualità, in particolare per giovani e donne, per contrastare l’esclusione sociale e avviare processi redistributivi e di coesione nel Mezzogiorno.
Il populismo demagogico dell’esecutivo nega le ragioni della stratificazione delle diseguaglianze, dell’aumento delle povertà e della precarietà. Accentua l’ingiustizia sociale e fiscale con un intervento sulle tasse che favorisce i ricchi e non redistribuisce ricchezza, non colpisce evasione ed elusione ma assolve e incentiva i tanti evasori a discapito degli onesti. Non si prevedono maggiore progressività e interventi sui grandi patrimoni, anzi si produce il quinto condono in quindici anni. La rivalutazione delle pensioni è di nuovo sotto attacco per fare cassa, provocando un ulteriore danno alle pensionate e ai pensionati.
La “diversità” dei 5 Stelle si è persa nella morsa sovranista, liberista e razzista della Lega, con la sua xenofobia, le ronde fascistoidi, le aggressioni ai migranti, l’odiosa apartheid delle mense scolastiche di Lodi, la volontà di cancellare l’esperimento di integrazione e accoglienza realizzato dal sindaco di Riace, al quale va la nostra solidarietà. Sono segni di una barbarie contro cui la parte migliore del paese può e deve mobilitarsi, per disegnare un futuro che riparta da lavoro, uguaglianza, giustizia sociale e fiscale.
Cgil Cisl e Uil hanno presentato un documento unitario di critiche e proposte al governo: o saremo chiamati al confronto, finora negato con arroganza, o prepareremo la necessaria mobilitazione. La Cgil è in campo come sempre, con la sua autonomia e unità.
Sulla tutela dei diritti umani universali, l’intera Europa sta offrendo una visione politica altrettanto miserevole di quella dei singoli Stati. Le ultime riunioni del Consiglio europeo, nato dieci anni fa con il Trattato di Lisbona per definire “le priorità e gli orientamenti politici generali”, in altre parole per dare l’indirizzo politico dell’Ue, ne sono una dimostrazione evidente.
Mentre gli sbarchi e le richieste di asilo nel vecchio continente hanno raggiunto i livelli più bassi degli ultimi anni - 172mila nel 2017, a fronte di 71,4 milioni di richiedenti asilo nel mondo nello stesso 2017 – i paesi dell’Unione hanno deciso di vigilare ancor di più le mura della Fortezza Europa. In primo luogo confermando gli accordi con i paesi di transito extra Ue (fra questi i principali sono Niger, Libia e Tunisia) per creare “centri controllati” - cioè campi di concentramento – all’interno dei quali esaminare le richieste di protezione internazionale prima dell’arrivo in Europa. In parallelo, cercando di attuare pienamente il costosissimo accordo fra Unione e Turchia, per fermare i flussi. Infine progettando di adottare lo stesso meccanismo dei “centri controllati” anche sul territorio europeo, per bloccare, identificare e valutare le richieste di chi sia riuscito comunque a raggiungere le sponde continentali.
In definitiva, in tutta l’Unione europea la priorità della tutela dei diritti umani appare sempre più subordinata alla riaffermazione dei confini. Siano essi quelli nazionali, cari alla destra cosiddetta “sovranista” che così cerca di attaccare l’attuale governance dell’Ue, oppure continentali, come dimostrano le decisioni prese dal Consiglio europeo, all’interno del quale prevalgono la forze politiche della “grande coalizione” formata dalle famiglie dei Popolari e dei Socialisti e Democratici.
Per ridisegnare il futuro del paese e fronteggiare una manovra “inadeguata” e “carente di visione strategica”, Cgil Cisl e Uil hanno approvato il 22 ottobre una piattaforma unitaria, chiedendo un confronto al governo. Sono pronte a sostenerla con tutte le iniziative sindacali. Il documento sarà portato al dibattito di delegati, lavoratori e pensionati attraverso attivi unitari in tutti i territori, e assemblee nei luoghi di lavoro.
La piattaforma chiede un incremento degli investimenti pubblici fino al 6% del Pil; di aprire una discussione in Europa per lo scomputo degli investimenti pubblici dal deficit; di modificare la legge sul pareggio di bilancio degli enti locali; di sviluppare le infrastrutture, e investire in un piano straordinario di manutenzione di quelle esistenti.
Sul fisco, opponendosi a qualsiasi forma di condono, Cgil Cisl e Uil chiedono di istituire un’agenzia dedicata all’accertamento e al monitoraggio della riscossione; estendere la ritenuta alla fonte anche ai redditi da lavoro autonomo; rendere tracciabili tutti i pagamenti, portando a 1.000 euro il limite per i contanti; trasmettere automaticamente fattura elettronica e tutte le transazioni all’anagrafe fiscale; controllare almeno una volta ogni cinque anni tutti i redditi dichiarati; incrociare le banche dati della Pubblica amministrazione; aumentare le detrazioni sui redditi da lavoro dipendente e da pensione; rafforzare la progressività; introdurre un nuovo assegno familiare universale; rivedere la tassazione locale; riconsiderare le agevolazioni fiscali; destinare al Fondo di riduzione della pressione fiscale il 70% di quanto recuperato da evasione e lotta a sprechi; valorizzare i Caf; rivedere il sistema di agevolazioni alle imprese.
Le tre Confederazioni chiedono investimenti per la manutenzione e messa in sicurezza del territorio e degli edifici; un fondo statale destinato alla progettazione di opere pubbliche per il Mezzogiorno, di almeno 500 milioni di euro iniziali; rifinanziamento e proroga fino al 2021 del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali; rafforzamento del fondo per la crescita dimensionale delle imprese; rendere operative le “Zone economiche speciali”; lotta al lavoro irregolare e forte azione di contrasto alla criminalità.
La piattaforma chiede di prolungare la durata massima della cassa integrazione straordinaria oltre i 24 mesi nel quinquennio; allargare e sostenere i contratti di solidarietà; rendere strutturale la proroga della Cigs per cessazione di attività e per procedure concorsuali; rafforzare la Naspi abolendo il decalage del 3%, e potenziandone la copertura per i lavoratori stagionali. Va inoltre rafforzato l’Anpal con un sistema informativo unico; un piano di rafforzamento dei Cpi con la stabilizzazione dei precari. Si devono rafforzare congedi e permessi rivolti alla genitorialità e l’apprendistato.
Cgil, Cisl e Uil chiedono di stabilire 41 anni di contribuzione per andare in pensione a prescindere dall’età; procedere alla separazione della previdenza dall’assistenza; misure per le donne come il riconoscimento di dodici mesi di anticipo per ogni figlio; riconoscere il lavoro di cura; eliminare il meccanismo di adeguamento automatico per aspettativa di vita; realizzare una pensione contributiva di garanzia per i giovani; rilanciare la previdenza complementare; ripristinare dal primo gennaio 2019 la piena rivalutazione delle pensioni; risolvere i problemi degli esodati e prorogare l’opzione donna.
Vanno incrementate le risorse per le politiche sociali, definendo i livelli essenziali delle prestazioni come diritti soggettivi esigibili e approvando la legge quadro sulla non autosufficienza. Non va dispersa l’esperienza del Rei, e va rafforzato il percorso di potenziamento dei servizi sociali per l’inclusione. Va progressivamente aumentato il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Serve un piano straordinario di assunzioni. Vanno eliminati i super ticket e garantito un accesso tempestivo, equo e appropriato alle prestazioni sanitarie.
Su istruzione e conoscenza si chiede di destinare risorse per il rinnovo contrattuale; garantire un piano di assunzioni; migliorare l’alternanza scuola-lavoro; valorizzare gli apprendistati formativi; incrementare l’offerta educativa da zero a tre anni; incrementare le risorse per la ricerca; attuare un sistema nazionale di apprendimento permanente; adottare un piano nazionale di garanzia delle competenze; potenziare l’offerta formativa terziaria professionalizzante; eliminare il sovraffollamento delle classi e adeguare l’edilizia scolastica alle norme di sicurezza.
Infine, per Cgil Cisl e Uil, bisogna completare l’iter contrattuale della dirigenza e dei medici; rinnovare i contratti del pubblico impiego; garantire le risorse per province e città metropolitane; prevedere un piano straordinario di nuova occupazione stabile; fare investimenti e non tagli lineari.
La strategia della maggioranza di governo è chiara: colpire le donne, i migranti, i bambini, le bambine, le persone Lgbt+, umiliando le tante diversità che rendono grande questo paese.
Ogni giorno si aggiunge una tessera all’inquietante puzzle che integralisti cattolici e leghisti al governo stanno costruendo per soffocare un paese che, pur tra mille contraddizioni e difficoltà, rimane migliore e più aperto di quello che immaginano i politici al governo. La creazione di un ministero della Famiglia, rigorosamente al singolare, affidato a un ministro come Lorenzo Fontana, dichiaratamente omofobo, come primo obiettivo del suo mandato non ha avanzato proposte per migliorare la difficile situazione delle famiglie italiane, ma ha dichiarato guerra alle persone omosessuali.
In proposito dobbiamo registrare la messa in discussione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, attraverso mozioni comunali a Verona; una manifestazione a Milano, poi bloccata dalla questura, con ospiti d’onore Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, e il ministro Fontana; l’attivismo del senatore leghista Simone Pillon, organizzatore del Family Day vicino a Massimo Gandolfini, che punta all’abolizione del diritto di aborto, costringendo le donne a portare avanti una gravidanza indesiderata. Il tentativo, sempre di Simone Pillon attraverso il disegno di legge che porta il suo nome, di rendere difficili e costose le separazioni, soprattutto a danno dei soggetti più deboli come donne e bambini. Infine l’apartheid ai danni dei bambini di Lodi a cui, attraverso una farraginosa burocrazia che colpisce solo le famiglie straniere, è stato di fatto negato l’accesso a mense, scuolabus e nidi.
Adesso è arrivato l’attacco alle famiglie arcobaleno da parte di una associazione “pro-vita”, il cui portavoce è Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova, che con un manifesto lesivo della dignità dei bambini, delle persone omosessuali e delle famiglie omogenitoriali, sta infangando i muri di alcune città italiane per intimidire i sindaci e le sindache che hanno dato dignità alle famiglie con due mamme e due papà.
La strategia è chiara: colpire le donne, i migranti, i bambini, le bambine, le persone Lgbt+, e umiliare le tante diversità che rendono grande questo paese. Al posto del manganello si usano croci di feti e manifesti con bambini in lacrime, disegni di legge e regolamenti più adatti a una teocrazia o a un regime separatista che a una repubblica democratica. Quale sarà il prossimo passo, quale il prossimo bersaglio? Saremo obbligati al battesimo? La stella gialla per gli ebrei? La cacciata delle persone di etnia Rom? Il confino per gli omosessuali? La storia ci ha insegnato che l’unione tra l’estrema destra e l’integralismo religioso non produce mai nulla di positivo.
Non siamo impreparati: da anni le associazioni democratiche lavorano assieme per diffondere la cultura dei valori democratici, laici e antifascisti. Siamo tante minoranze che, tutte assieme, costruiscono la #Resistenza a un disegno oppressivo che non ha la forza di imporsi. Faremo mille collette per le mense dei bimbi figli di immigrati, mille manifestazioni per difendere le donne, continueremo a celebrare nei Comuni le unioni civili, a comprare nei negozi etnici (anche dopo le 21) e ad amare chi vogliamo.
Due uomini non fanno una madre, è vero. Fanno una famiglia, però. E due piccole associazioni di ricchi maschi bianchi eterosessuali spaventati dal mondo che cambia non fanno un regime. Ma fanno pena.