La manovra, i Trattati Ue, la sinistra - di Riccardo Chiari

Di fronte a un governo che gode di un vasto consenso popolare, la sensazione è che, a sinistra, sia necessaria la capacità di comprendere cosa stia accadendo. “La cosa peggiore – avverte Alfonso Gianni - è giudicare la manovra economica con la lente deformata e deformante dei vincoli di Bruxelles, dei mercati finanziari, delle agenzie di rating. Non per infischiarsene dell’aumento degli interessi da pagare, ma perché questa ottica ci distoglierebbe da quella che dovrebbe essere la preoccupazione principale, ovvero l’andamento dell’economia reale, dell’occupazione, dei livelli di vita. Proprio ora (ri)utilizzare gli strumenti della critica dell’economia politica è indispensabile per evitare tanto l’entusiasmo acritico verso la cosiddetta ‘manovra del popolo’, quanto le previsioni di imminenti sciagure sparse dai sostenitori dei parametri violati”. Ad esempio Forza Italia e Pd.

Nella stagione delle elezioni europee, la mossa dei due partiti al governo accontenta i loro elettori. Mentre a sinistra, per contrastarli, è necessario guardare in faccia la realtà. Di nuovo Alfonso Gianni ci aiuta: “Sulla Flat Tax, se l’aliquota finale viene fissata al 33%, con in più l’ennesimo condono, la perdita della possibilità di spesa è garantita. Se lo stesso desiderato aumento delle pensioni minime comportasse il ricalcolo integrale contributivo per le pensioni già in essere, sarebbe un riassestamento in basso. Se il reddito di inclusione, non di cittadinanza, anziché venire pagato da una patrimoniale, viene alimentato da chi le tasse non le può evadere, siamo di fronte ad un travaso dal mondo del lavoro a quello della disoccupazione e della precarietà, senza toccare la rendita e gli alti redditi”. Conclusioni: “Non basta uno strappo sui decimali, ma serve la riscrittura dei Trattati europei”. 

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