Il governo giallo-verde, subalterno alla destra leghista, fascistoide, xenofoba e sovranista, sta producendo politiche oscurantiste sul fronte dei diritti civili e sociali: un attacco pianificato alla laicità dello Stato e ai valori costituzionali di solidarietà e accoglienza.

Si mettono in discussione leggi e conquiste storiche come il divorzio e l’aborto, il biotestamento e le unioni civili, per portare indietro le lancette della storia e la libertà delle donne. E’ il caso del ddl Pillon, a cui la Cgil si oppone a fianco dei movimenti delle donne. Una proposta che cancella l’assegno di mantenimento per i figli, lascia sole le vittime di violenza domestica, rende più difficile il divorzio, permette allo Stato di invadere il privato delle persone e penalizza donne e minori. Con lui il ministro Fontana, noto per le sue idee bigotte e reazionarie. Sono i nuovi crociati salviniani, una lobby alleata a pezzi della gerarchia clericale fondamentalista contraria a papa Bergoglio.

Tutto questo non va sottovalutato dalla cultura laica e liberale. Ad essere minacciate dal vento razzista e xenofobo sono la democrazia italiana e l’Europa sociale. L’ultima perla è il mostruoso e incostituzionale decreto Salvini, che chiude gli Sprar per richiedenti asilo, cancella il diritto costituzionale all’accoglienza e trasforma migliaia di profughi in “clandestini”. Approvato all’unanimità dal governo, questo decreto va combattuto come vanno combattute le pulsioni razziste, il blocco dei porti, la criminalizzazione delle Ong, e l’utilizzo dell’immigrazione per giustificare spregiudicate politiche securitarie.

Si svuota la democrazia parlamentare per sostituirla con il mito di quella manipolata del web, ad opera di un governo pericoloso, sprezzante verso i deboli e gli immigrati, i diritti civili e le libertà individuali e collettive.

La nostra società ha gli anticorpi per opporsi a queste derive, ma per la sinistra politica non ci sono scorciatoie e tempi rapidi per risalire la china. Va affrontato il pericolo di quella che Primo Levi definiva la zona grigia della società: tante individualità pronte a girare la testa dinanzi all’imbarbarimento, in cambio di piccoli privilegi.

La Cgil ha le carte in regola per opporsi alle scelte inaccettabili del governo. Abbiamo contrastato, in piena autonomia, le politiche sbagliate dei precedenti governi. Coerentemente ci opporremo a quelle del governo attuale contrarie ai nostri valori; come valuteremo nel merito l’indirizzo economico e sociale del Def, in difficile gestazione. Non ci rassegniamo. Siamo in campo a tessere la tela della solidarietà, a togliere terreno al ministro della paura, a ricostruire consenso sulle proposte economiche, sociali e valoriali alternative che la Cgil ha avanzato con il documento congressuale, la Carta dei diritti e il Piano del lavoro. 

Di fronte a un governo che gode di un vasto consenso popolare, la sensazione è che, a sinistra, sia necessaria la capacità di comprendere cosa stia accadendo. “La cosa peggiore – avverte Alfonso Gianni - è giudicare la manovra economica con la lente deformata e deformante dei vincoli di Bruxelles, dei mercati finanziari, delle agenzie di rating. Non per infischiarsene dell’aumento degli interessi da pagare, ma perché questa ottica ci distoglierebbe da quella che dovrebbe essere la preoccupazione principale, ovvero l’andamento dell’economia reale, dell’occupazione, dei livelli di vita. Proprio ora (ri)utilizzare gli strumenti della critica dell’economia politica è indispensabile per evitare tanto l’entusiasmo acritico verso la cosiddetta ‘manovra del popolo’, quanto le previsioni di imminenti sciagure sparse dai sostenitori dei parametri violati”. Ad esempio Forza Italia e Pd.

Nella stagione delle elezioni europee, la mossa dei due partiti al governo accontenta i loro elettori. Mentre a sinistra, per contrastarli, è necessario guardare in faccia la realtà. Di nuovo Alfonso Gianni ci aiuta: “Sulla Flat Tax, se l’aliquota finale viene fissata al 33%, con in più l’ennesimo condono, la perdita della possibilità di spesa è garantita. Se lo stesso desiderato aumento delle pensioni minime comportasse il ricalcolo integrale contributivo per le pensioni già in essere, sarebbe un riassestamento in basso. Se il reddito di inclusione, non di cittadinanza, anziché venire pagato da una patrimoniale, viene alimentato da chi le tasse non le può evadere, siamo di fronte ad un travaso dal mondo del lavoro a quello della disoccupazione e della precarietà, senza toccare la rendita e gli alti redditi”. Conclusioni: “Non basta uno strappo sui decimali, ma serve la riscrittura dei Trattati europei”. 

La Consulta censura il jobs act - di Sinistra Sindacale

Una decisione importante e positiva. Ora ripristinare e allargare le tutele dell’articolo 18.  

“Dalla Corte Costituzionale è arrivata una decisione importante e positiva, che dichiara illegittimo il criterio di determinazione dell’indennità di licenziamento come previsto dal jobs act sulle tutele crescenti, non modificato nell’intervento del ‘decreto dignità’. Nelle prossime settimane avremo modo di commentare nel dettaglio la decisione, tuttavia quanto stabilito oggi dalla Corte, a seguito di un rinvio del Tribunale di Roma su una causa per licenziamento illegittimo promossa dalla Cgil, è un segnale importante per la tutela della dignità dei lavoratori”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta la decisione della Consulta del 26 settembre scorso, che ha ritenuto illegittimo il rigido criterio di quantificazione del risarcimento spettante al lavoratore in caso di licenziamento illegittimo, basato esclusivamente sull’anzianità aziendale.

“E’ un sistema - sottolinea il segretario generale della Cgil - irragionevole e ingiusto, che calpesta la dignità del lavoro e che permette di quantificare preventivamente il costo che un’azienda deve sostenere per ‘liberarsi’ di un lavoratore senza avere fondate e reali motivazioni. Vale a dire quello che potremmo definire la rigida monetizzazione di un atto illegittimo”.

“Quanto stabilito dalla Corte Costituzionale - conclude Camusso – può e deve riaprire una discussione più complessiva sulle tutele in caso di licenziamento illegittimo. Per le quali, per la Cgil, è fondamentale il ripristino e l’allargamento della tutela dell’articolo 18. Come proposto nella ‘Carta dei diritti’, non è rinviabile la definizione di un sistema solido e universale di tutele nel lavoro, superando la logica sbagliata che ha guidato le riforme del mercato del lavoro degli ultimi anni, ultima il jobs act, che hanno attaccato il sistema delle tutele e dei diritti, svilendo il ruolo del lavoro nel nostro paese”.

Per Lorenzo Fassina, responsabile dell’ufficio giuridico della Cgil, “le poche righe del comunicato dell’ufficio stampa della Corte Costituzionale sull’esito della questione sollevata, sono un respiro di sollievo, e rompono un’attesa che dura ormai da quasi due anni; cioè dal momento in cui, nel gennaio del 2017, la Corte Costituzionale dichiarò inammissibile il referendum da noi proposto per l’abrogazione del jobs act e di alcune parti della Fornero”.

“Da quel momento in poi – ricorda Fassina - una buona parte del lavoro della Cgil e del suo ufficio giuridico è confluita negli sforzi per ottenere, sia a livello nazionale che sovranazionale, la stigmatizzazione delle ‘tutele crescenti’ da parte degli organismi giurisdizionali”. Senza ripercorrere tutte le tappe di questo lungo lavoro, Fassina ha inteso ringraziare pubblicamente tutte le persone che hanno attivamente lavorato su queste vertenze, come gli avvocati e giuristi Amos Andreoni e Carlo De Marchis (che hanno valorosamente sostenuto le ragioni dei lavoratori e della Cgil di fronte alla Corte), Vittorio Angiolini, Umberto Carabelli, Andrea Allamprese, Giovanni Orlandini, Valerio Speziale, Vincenzo Martino, Alberto Piccinini.

Ecco di seguito il comunicato del 26 settembre 2018 dell’ufficio stampa della Corte Costituzionale: “Illegittimo il criterio di determinazione dell’indennità di licenziamento. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 3, comma 1, del Decreto legislativo n.23/2015 sul contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, nella parte - non modificata dal successivo Decreto legge 87/2018, cosiddetto ‘Decreto dignità’ – che determina in modo rigido l’indennità spettante al lavoratore ingiustificatamente licenziato. In particolare, la previsione di un’indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è, secondo la Corte, contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza, e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione”.

Si tratta di un’ulteriore conferma delle ragioni della Cgil, e una spinta per una rinnovata battaglia per ottenere, pur in un contesto politico istituzionale così difficile, l’approvazione della Carta dei diritti universali del lavoro, su cui la nostra organizzazione ha raccolto milioni di firme, e che reintroduce ed estende, fra gli altri diritti, l’applicazione dell’articolo 18 per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori.

Officina lavoro, il coworking sindacalizzato - di Giulio Fossati

Quello della Cgil di Monza e Brianza non è un semplice co-working. Oltre alla postazione di lavoro affidata gratuitamente, la Cgil mette a disposizione lo Sportello Orientamento Lavoro e i servizi dei partner del progetto. 

Secondo Oxfam sono tre milioni i giovani under 35 che hanno assunto un atteggiamento passivo e rinunciatario rispetto al lavoro e all’apprendimento. L’attuale modello sociale fornisce loro minori tutele contrattuali, retribuzioni basse e inadeguate con preoccupanti prospettive economiche, oltre a scarse prospettive previdenziali e incerto accesso alla pensione.

L’incertezza e la precarietà sono le caratteristiche del loro mondo, promosse da un sistema ostile che non li garantisce neanche sotto l’aspetto dell’accesso ai servizi. Un modello che produce disuguaglianza ed è, sempre secondo Oxfam, in continuo aumento, con un dibattito politico interessato al risultato elettorale che non mette in campo azioni utili: lotta all’evasione fiscale, contrasto alla corruzione, progressività fiscale, obbligo formativo e, in capo a tutto, superamento della mancanza di investimenti pubblici in welfare e in politiche attive per il lavoro.

“Officina Giovani” è la risposta, grazie al più grande investimento della Cgil di Monza Brianza. E’ rivolto ai giovani e ai lavoratori freelance, e agli studenti. Con sede in via Monte Oliveto a Monza, 250 metri quadrati di superficie, vuole essere una risorsa per il territorio. Un luogo dove avviare la propria esperienza lavorativa, la propria impresa, per far diventare realtà le proprie idee. Quindici postazioni di coworking ad utilizzo temporaneo, fino ad un anno, e gratuito, di cui dodici sono già state assegnate. Postazioni che saranno gestite in piena autonomia dai giovani coworkers, con accessi elettronici sette giorni su sette, 24 ore su 24.

Ma quello della Cgil di Monza e Brianza non è un semplice co-working. Oltre alla postazione di lavoro affidata gratuitamente, la Cgil di Monza metterà a disposizione dei giovani tutti i servizi della galassia Cgil attraverso Nidil, con lo Sportello Orientamento Lavoro, oltre ai servizi che metteranno a disposizione i partner del progetto: da Afol (Agenzia per la formazione e l’orientamento al lavoro) al Cesvip, dalla “Scuola di Formazione Politica” al Consorzio Comunità Brianza, dall’Arci Scuotivento all’Associazione Minerva, dal Consorzio sociale CS&L a DesBrì (Distretto di economia solidale della Brianza), fino a DES Brianza “Mi Fido di Noi” e “Professionisti Solidali”.

Inaugurato il 21 settembre scorso, con la presenza del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, dei segretari generali di Nidil, Claudio Treves, della Cgil Lombardia, Elena Lattuada, della Cdlt di Monza, Maurizio Laini e di Nidil Monza e Brianza, Lino Ceccarelli, aprirà ufficialmente i battenti lunedì primo ottobre. Il Coworking della Cgil di Monza e della Brianza è una risposta alle necessità dei precari e dei disoccupati, una proposta attiva del sindacato che vuole dare loro una voce, forza organizzata, formazione, informazione e rappresentanza. Una solida proposta e una dimostrazione di interessamento dell’organizzazione al mondo della nuova economia, al mondo giovanile e precario vittima della regressione dei diritti del lavoro e della disuguaglianza generazionale.

Un’azione ispirata dalla Carta universale dei diritti del lavoro. Un luogo collettivo di partecipazione e scambio reciproco di competenze ed esperienze, in risposta alla individualità che caratterizza oggi la società e in risposta alla solitudine che caratterizza oggi il mondo del lavoro. Individualità che la Cgil vuole provare ad aggregare in uno spazio rimesso a nuovo, che si fonda sulla partecipazione degli uomini e delle donne e non sulle loro necessità strumentali. Loro sono il capitale su cui vuole investire la Cgil.

Un’officina plurale oggi composta (secondo i curriculum selezionati) da giovani giornalisti, informatici, arredatori, registi, attori, artisti e stilisti, sta per iniziare la sua attività a Monza; se sapremo cogliere realmente l’elemento innovativo del progetto e sapremo mettere in rete tutte le competenze e le potenzialità presenti in quel luogo, è impossibile immaginare dove si potrà arrivare. l

(https://www.facebook.com/officinagiovani.monza/)

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