Salute: diritti, lavoro, sviluppo. L’Italia che vogliamo - di Stefano Cecconi

Al via la mobilitazione Cgil Cisl Uil. 

L’assemblea nazionale Cgil Cisl Uil a Salerno del 19 settembre “Salute: diritti, lavoro, sviluppo. L’Italia che vogliamo” - con una grande partecipazione di delegate e delegati sindacali - ha dato il via ad un percorso di mobilitazione per il rilancio del Servizio sanitario nazionale pubblico e universale. Proprio nel 40esimo anniversario della legge 833 di riforma sanitaria - una delle più grandi conquiste sociali del nostro paese – Cgil Cisl e Uil hanno deciso di organizzare questa assemblea, e lanciare una campagna di iniziative sindacali in tutte le regioni italiane, con lo scopo dichiarato di ottenere il rispetto del diritto universale alla tutela della salute in tutto il territorio nazionale, restituendo forza al Servizio sanitario nazionale (Ssn), logorato dalle politiche di austerity di questi anni.

Il Servizio sanitario, pur ferito dai tagli al finanziamento, rappresenta ancora oggi un baluardo fondamentale per la tutela della salute. Grazie all’impegno quotidiano di tanti operatori, ha impedito che la lunga crisi economica causasse danni ancora più profondi. Per quanto sia imperfetto, il Ssn pubblico e universale ha dimostrato di essere un vantaggio per tutti. Non a caso l’Italia è collocata in vetta alle classifiche mondiali grazie all’esistenza del Ssn, in particolare per la speranza di vita e per i risultati sulla mortalità evitabile, ottenuti con una spesa sanitaria pubblica (e complessiva) più bassa della media dei paesi Ue e Ocse.

Al contrario, in quei paesi dove ci si è affidati a risposte di mercato per rispondere ai bisogni sociali, gli effetti sono stati disastrosi per le condizioni di salute e di vita dei cittadini, come segnala la stessa Organizzazione mondiale della sanità. Tuttavia, accanto ai successi della riforma sanitaria, ci sono fortissime preoccupazioni per il drammatico deficit nell’offerta di prestazioni e servizi nell’ambito socio-sanitario che colpisce alcune regioni, in particolare del sud d’Italia.

L’accesso ai Livelli essenziali di assistenza non è assicurato con equità e in modo uniforme in tutto il territorio nazionale e per tutte le persone. Le diseguaglianze si sono aggravate, fra i territori e fra le persone di diverse condizioni economiche e sociali. Tanti, troppi cittadini sono costretti a rinunciare alle cure o a viaggiare lontano, o a pagare privatamente, per ottenere l’assistenza cui avrebbero diritto. Questo, lo sappiamo, accade a causa dei ticket o dei tempi di attesa. Mentre la carenza di personale peggiora inevitabilmente la qualità dei servizi (mancano, e mancheranno, migliaia tra medici e infermieri).

Di fronte a questa situazione la Cgil non condivide l’idea di creare “un secondo pilastro sanitario”, cioè di dare più spazio e risorse per assicurazioni e fondi sanitari privati: sarebbe un paradossale ritorno alle vecchie mutue, che proprio la legge 833 ha abolito a favore dell’universalismo. Piuttosto abbiamo deciso con Cisl e Uil una grande mobilitazione per ristabilire il rispetto del diritto costituzionale alla tutela della salute e alle cure, con Livelli essenziali di assistenza di qualità, per tutti e senza distinzioni. E per sostenere l’innovazione dell’offerta di servizi e prestazioni socio-sanitarie.

Si tratta di un’innovazione indispensabile di fronte alle trasformazioni demografiche, epidemiologiche e sociali che sono avvenute in questi quarant’anni e che hanno cambiato i bisogni delle persone. L’impatto dell’invecchiamento della popolazione, la crescita delle malattie croniche, l’aumento delle persone non autosufficienti reclamano più prevenzione, un’assistenza territoriale diffusa e forte, la garanzia delle persone di avere continuità assistenziale tra ospedale e servizi territoriali e domiciliari, un’integrazione tra sociale e sanità (con un nuovo ruolo dei comuni, che in questi anni hanno trascurato il rapporto con il Ssn).

Proprio per potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare (e rendere più facile e veloce l’accesso ai servizi), deve essere messa a disposizione la formidabile innovazione tecnologica intervenuta in questi anni. Insomma, la mobilitazione sindacale unitaria – che ora incontra come primo appuntamento la legge di bilancio – chiede che nel nostro paese si torni ad investire nella sanità pubblica. Così si garantiscono diritti e benessere, creando posti di lavoro e alimentando uno sviluppo di qualità. È tempo di un nuovo patto per la salute e per il sociale, tra governo, regioni e comuni, costruito con una grande partecipazione democratica, coinvolgendo associazioni e sindacato, forze che rappresentano milioni di cittadini e di lavoratori, che hanno diritto di essere finalmente ascoltati.

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