Il 26 gennaio si è svolta una riunione del coordinamento regionale di Lavoro Società, con la partecipazione delle compagne e dei compagni di tutte le strutture del Veneto e del compagno Giacinto Botti. E’ stato valutato positivamente il percorso definito nel nuovo regolamento congressuale, per la maggiore partecipazione e coinvolgimento del gruppo dirigente nella elaborazione del documento congressuale. Un percorso positivo se approcciato come opportunità per far emergere temi, priorità, orientamenti ampiamente condivisi, non come una sorta di pre-congresso in cui già ci si contrappone e ci si misura. Un percorso che può favorire una condivisione sostanziale delle linee programmatiche e una gestione realmente unitaria del congresso.
Si tratta di una condizione sicuramente auspicabile per affrontare un quadro di riferimento globale e nazionale complicato e preoccupante sul piano politico-istituzionale, economico-produttivo, sociale e culturale, caratterizzato dall’aumento di guerre e spese militari, da una iniqua redistribuzione della ricchezza, dall’insopportabile aumento delle diseguaglianze, dalla continuità di vincoli finanziari e politiche economiche colonialiste, classiste e recessive. Sono le principali cause di un fenomeno migratorio strutturale, di una forte regressione dei diritti sociali e del lavoro, di un peggioramento della condizione complessiva di vita, di un forte disagio sociale che, in assenza di politiche alternative, alimenta il riemergere di nazionalismi, guerre tra poveri, discriminazioni etniche e religiose, rigurgiti nazi-fascisti.
La Cgil ha svolto in questi anni un’importante azione di contrasto a queste derive, ma ha soprattutto sostenuto una proposta alternativa di modello socio-economico, più equa e solidale, indicando chiaramente priorità e finalità strategiche. Universalità dei diritti, dignità sociale e del lavoro, inclusione e solidarietà sono i valori e gli obiettivi che la Cgil ha declinato concretamente con la difesa della Costituzione, il Piano del lavoro, la Carta dei diritti universali del lavoro, i referendum, il contrasto al jobs act e la difesa del Ccnl, le battaglie per la salvaguardia dell’istruzione e del welfare pubblici, il rilancio della vertenza sulla previdenza, le campagne per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, contro ogni forma di razzismo e di fascismo, le proposte per superare gli inaccettabili vincoli finanziari, ripristinare maggiore progressività nel sistema fiscale, contrastare l’evasione fiscale e contributiva, la corruzione, l’illegalità.
Per queste ragioni la priorità da assumere al Congresso è quella di una conferma e valorizzazione di questa proposta complessiva: si potrebbe dire la necessità di “mantenere la rotta” contro eventuali tentazioni di regressione. Una continuità necessaria anche sul piano dell’iniziativa e della mobilitazione in tutti gli ambiti e livelli della contrattazione, a partire dai rinnovi dei contratti e dalla vertenza sulla previdenza, per la quale il 2 dicembre ha rappresentato un passaggio coerente e necessario; e su quello di una piena autonomia di elaborazione e azione dal quadro politico-istituzionale, per mantenere un profilo credibile di soggetto che interloquisce con tutti ma risponde solo alla propria rappresentanza sociale, riferimento generale di valori e di tutela.
Il Congresso sarà anche l’occasione per interrogarsi e definire orientamenti omogenei su tematiche importanti e complesse: come affrontare le trasformazioni e i cambiamenti; con quali strumenti contrattuali e con quali strutture organizzative; come governare e indirizzare le innovazioni tecnologiche verso diffusione di benessere e progresso sociale; come realizzare gli obiettivi centrali di redistribuzione degli orari di lavoro, aumento dei salari, diminuzione di precarietà e sfruttamento; come coniugare il welfare pubblico con quello integrativo, fissando precisi paletti e fermando una deriva normativa, fiscale e negoziale che sta determinando forme di vera e propria sostituzione di welfare universale, di salario e di spazi di contrattazione, di disomogeneità delle prestazioni e delle condizioni di accesso.
Questo significa rimettere al centro l’universalità dei diritti e la contrattazione inclusiva come pratica e orizzonte indispensabile per declinare un’idea di confederalità intesa come esigenza di riunificazione di tutto il mondo del lavoro, di rappresentanza generale, di tutela della condizione di vita complessiva di chi rappresentiamo.
E’ su queste priorità, sui contenuti di merito, sulla necessità di una Cgil unita e plurale che la sinistra sindacale, Lavoro Società, dovrà caratterizzare il suo contributo al dibattito congressuale, e su questa base rapportarsi alle opzioni sui gruppi dirigenti e sui ruoli di direzione politica. L’assemblea nazionale del 28 febbraio sarà sicuramente occasione importante per definire e dare visibilità al nostro specifico contributo.