Dopo il fallimento del tentativo di una coalizione “Giamaica”, cioè tra democristiani, liberali e verdi, Spd e Cdu/Csu stanno negoziando la grande coalizione. Sarebbe la terza grande coalizione, però in una situazione politica molto cambiata. Spd e Cdu/Csu hanno perso considerevolmente nelle elezioni del 24 settembre scorso e si sono indeboliti.
Questo vale in primo luogo per la Spd, che ha raggiunto il minimo storico elettorale e crolla sempre più nei sondaggi. Anche Angela Merkel è molto più debole che in passato, ma i democristiani rimangono decisamente il primo partito e Merkel è in grado di comandare. Martin Schulz, l’uomo delle speranze socialdemocratiche, invece, diventa sempre più debole. E il suo partito è diviso.
Il congresso straordinario della Spd del 21 gennaio ha deciso, con una maggioranza risicata, di avviare trattative per una grande coalizione perché il risultato del compromesso precedente tra democristiani e socialdemocratici non era molto convincente. Un risultato, infatti, molto debole per la Spd. Ha vinto Merkel. È molto deludente in particolare per quanto riguarda il tema delle migrazioni, dove si è imposta la posizione della Csu, la sorella bavarese della Cdu. E anche per quanto riguarda la politica sociale la Spd ha ottenuto solo piccole cose. Un cambiamento dell’assicurazione sanitaria nel senso di una assicurazione comune per tutti i cittadini è stato rifiutato.
Il risultato più importante è l’accordo per stabilizzare l’attuale livello delle pensioni (48% rispetto ai salari). Pur essendo un progresso, è troppo poco. Ci vuole altro per evitare la povertà incombente nella vecchiaia. Sarebbe necessaria una vera riforma pensionistica, con un aumento del tasso di sostituzione al 53%, come richiede Die Linke.
Le prospettive delle trattative per fare la coalizione tra democristiani e socialdemocratici non sono molto promettenti. I socialdemocratici devono migliorare notevolmente il risultato dell’accordo per convincere i loro membri, ma non è molto probabile. Sia come sia, i problemi della Spd non saranno risolti. La resistenza contro la grande coalizione è molto forte, in particolare da parte degli “Jungsozialisten” (i giovani socialisti), che stanno facendo campagna contro la grande coalizione e richiedono un processo di autoriflessione, urgentemente necessario.
L’Spd deve riflettere sulla strategia politica, domandandosi perché le grandi coalizioni sono state sempre a suo sfavore e perché ha perso tanti voti. È uno sviluppo drammatico non solo per l’Spd stessa, ma anche per la politica tedesca in generale. Mentre, subito dopo le elezioni, Martin Schulz ha dichiarato di voler andare all’opposizione come conseguenza della sconfitta elettorale e aprire una fase di autoriflessione, lo stesso Schulz ha ceduto alla pressione del presidente della repubblica Steinmeier e di una parte dell’opinione pubblica, evocando la “responsabilità nazionale”, come se tale responsabilità si esaurisse nel formare un governo purchessia.
Esiste anche una responsabilità per la politica in generale, che richiede una Spd che recuperi l’identità che sta perdendo. Dato che Die Linke è solo in parte in grado di riempire il vuoto politico lasciato dai socialdemocratici, il malumore diffuso per quanto riguarda la situazione sociale e politica va in gran parte alla estrema destra dell’Afd. Per questo la Spd ha bisogno di una fase di riflessione critica sulla sua politica. Si deve anche prendere in considerazione la crisi profonda della socialdemocrazia europea. Guardando alla situazione dei partiti socialisti e socialdemocratici, la Spd dovrebbe riconoscere che la politica neoliberista per la socialdemocrazia è stata micidiale, mentre dove si è perseguita un’altra politica, una politica più a sinistra, come in Portogallo o in Gran Bretagna, quei partiti hanno successo politico.
La Spd non trova il coraggio di fare una revisione profonda della sua politica. Fare di nuovo la grande coalizione impedisce tale revisione ed è per questo un errore politico. La decisione della Spd è motivata anche dal timore di perdere ancora più voti quando ci saranno nuove elezioni. Un tale atteggiamento, però, significa suicidarsi per paura della morte.
I sindacati sono favorevoli alla grande coalizione, dicendo che sarebbe meglio di quello che ci si poteva aspettare da una coalizione “Giamaica”. Questo è sicuramente vero. Ma è troppo poco, con una visione molto miope. Abbiamo bisogno di un’altra politica che affronti veramente le contraddizioni sociali. Sarebbe necessaria una politica offensiva per un programma d’investimenti pubblici per migliorare le infrastrutture. In questo senso i sindacati dovrebbero fare pressione sulla politica e non accontentarsi di briciole. Sarebbe di grande importanza non solo per la Germania, ma anche per Europa.