Senza un protocollo sociale il Pilastro Sociale è solo aria fritta - di Mads Bruun Pedersen

 

A Goteborg, sottoscritta una dichiarazione che annuncia un profilo sociale per l’Unione Europea. Ma si tratta solo di belle parole. Serve un protocollo sociale inserito nei Trattati europei.

Nella città industriale svedese di Goteborg, i leader dell’Unione Europea, a metà novembre, hanno sottoscritto una dichiarazione che annuncia un profilo sociale per l’Unione afflitta dalla crisi. Ma si tratta solo di belle parole se non sono sostenute da un protocollo sociale inserito nei Trattati europei. Si apre ora una grande opportunità e una grande responsabilità per la sinistra sindacale europea.

La Commissione europea ha sviluppato il cosiddetto Pilastro Sociale, che consiste in un bouquet di fiori di buone intenzioni per creare un’immagine di Europa sociale. Questo pilastro vorrebbe essere la risposta alla montante ondata di estrema destra in molti paesi europei e alla sempre più diffusa sfiducia nell’insieme del progetto europeo da parte di milioni di cittadini degli stati membri. Il referendum sulla Brexit è stata la punta elettorale in assoluto più alta di questa protesta contro le politiche neoliberiste ed elitarie degli scorsi anni.

Se guardiamo al di là delle urla di gioia di Goteborg, la nuda realtà del Pilastro Sociale è che può amche esprimere buone intenzioni, ma è proprio questa la sua essenza: solo intenzioni! Non include alcun obbligo politico di attuazione.

Fin dall’inizio della crisi economica nel 2008 e dopo l’apertura del mercato unico con i suoi quattro capisaldi delle libertà di movimento dei capitali, delle merci, dei servizi e del lavoro abbiamo visto diffondersi in Europa il dumping sociale come fenomeno per indebolire le conquiste e i diritti del movimento sindacale.

I lavoratori sono usati dagli imprenditori per ridurre salari e condizioni di lavoro. Di conseguenza la solidarietà tra i lavoratori al di là dei confini nazionali è continuamente minacciata. I lavoratori sono spinti gli uni contro gli altri. E i partiti di estrema destra stanno usando questa situazione per i loro obiettivi nazionalistici e le loro politiche xenofobe.

La Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha insistito fin dall’inizio della crisi sulla necessità di strumenti legali di difesa dei diritti del lavoro. Uno di questi strumenti è l’inclusione nei Trattati europei del cosiddetto Protocollo Sociale. Con una norma simile (che è qualcosa di diverso dal Pilastro Sociale) sarebbe possibile difendere le condizioni di lavoro e porre fine alle discriminazioni verso i lavoratori migranti. Il principio base è: sei benvenuto, ma in condizioni di parità!

Questa proposta sul protocollo sociale è finora rimasta sostanzialmente uno slogan, tirato giù dagli scaffali nei momenti dei grandi discorsi e nelle manifestazioni del Primo Maggio.

Ma con la firma della dichiarazione di Goteborg da parte dei leader europei può essersi aperta una finestra di opportunità per l’avanzamento del protocollo sociale.

Un grande compito è ora sulle spalle della sinistra del movimento sindacale. Dobbiamo intraprendere le iniziative necessarie per diffondere l’idea del protocollo tra gli iscritti e il più largo pubblico. Dobbiamo organizzare campagne per far capire ai nostri dirigenti sindacali quail sono le nostre intenzioni. Dobbiamo convincerli che senza mobilitazioni non avremo forza ai tavoli negoziali.

Al vertice di Goteborg sono stati citati un sacco di discorsi sulla necessità di maggior dialogo sociale. Ma il dialogo da solo non aiuta per niente. Questa è la ragione per cui la rete sindacale Tune ha avanzato la proposta di un’iniziativa intelligente di mobilitazione dei lavoratori nei paesi europei.
Dobbiamo trovare una via d’uscita alla disperazione e disaffezione di milioni di cittadini in Europa sia per come sono state gestite le cose durante la crisi, sia per le prospettive future.

Se i sindacati non saranno in grado di presentare proposte di soluzioni, possiamo essere certi che la destra populista ed estremista userà questa mancanza di iniziativa dei sindacati e della sinistra politica per costruire più forti bastioni di nazionalismo e sciovinismo.

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