Banche, la versione di Greco - di Riccardo Chiari

L’audizione di Francesco Greco alla commissione bicamerale di inchiesta sulle banche è arrivata nel momento più indicato, visti gli effetti collaterali del caso Visco, governatore di Bankitalia di fatto sfiduciato da una mozione del Pd. Il procuratore capo di Milano - dove ha sede la Borsa – ha esposto con chiarezza lo stato delle cose. A partire dalla riforma delle autorità di vigilanza: “Bisogna decidere chi deve fare certe cose e chi no, perché c’è anche un accavallamento con la Bce, e c’è una sorta di scaricabarile. Il sistema dei controlli non è del tutto efficiente e chiaro, per districarsi fra le autorità tra poco ci vuole un Tom Tom”. Rispetto alle presunte sottovalutazioni da parte di Bankitalia e Consob delle crisi degli istituti di credito in questi tempestosi anni di crisi finanziaria ed economica, la valutazione di Greco è stata quella che più si avvicina alla verità storica: “Spesso c’è stato un approccio prudente, giustificato dal fatto di volere evitare danni sistemici”. Al tempo stesso è arrivato un monito: “Quando c’è un reato penale è bene avvisare subito la procura: se non lo indichi tu ma lo scopro io, come è successo tante volte, è ancora peggio: si possono creare danni ancora più grossi”.

Morale: “Bisogna avere la capacità di bilanciare un atteggiamento prudente con le necessità di fare chiarezza”. Perché nelle crisi “nessuno è stato esente da responsabilità: c’è stato un peso della politica locale molto pesante che è poi all’origine di tanti problemi che abbiamo visto in questi anni. E poi il credito è saltato a livello locale anche per gli aiuti ad alcune aziende del territorio, per i prestiti elargiti perché quello è amico di tizio”. Con il risultato di avere 172 miliardi di crediti deteriorati netti, di cui un terzo senza reali garanzie.

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