Una sanità forte, pubblica, di qualità. Per tutti - di Cesare Caiazza

 

Il 4 e 5 luglio prossimi si terrà a Roma un’iniziativa nazionale, promossa dalla Cgil, sui temi della sanità e della salute. Nella prima giornata, conclusa dall’intervento della segretaria generale Susanna Camusso, si discuterà sulla necessità e urgenza di rilanciare il Servizio sanitario nazionale. Saranno momenti di confronto - con contributi di dirigenti e delegati della Cgil, rappresentanti nazionali di Cisl e Uil e interlocutori istituzionali - finalizzati a definire proposte e strategie da mettere a disposizione di un’azione unitaria, volte ad affermare (come dice il titolo dell’iniziativa) “Una sanità forte, pubblica, di qualità. Per tutti”. Nella seconda giornata, un seminario interno discuterà sul “welfare contrattuale”, e in particolare sul ruolo dei fondi sanitari.

Sono passati quasi quarant’anni dalla promulgazione della legge 833/78, istitutiva – coerentemente con i dettati costituzionali – del Servizio sanitario nazionale e di una sanità pubblica universale, nazionale e gratuita. Prima di allora il sistema sanitario italiano era basato sulle mutue, un’organizzazione assicurativo-previdenziale, ed il diritto alla sanità era elitario, connesso alla condizione lavorativa da un lato, e alle possibilità economiche individuali dall’altro.

Negli ultimi decenni il nostro Ssn, considerato tra i più equi nel mondo, a causa dei progressivi tagli al finanziamento pubblico e di molteplici e spesso pasticciate riforme (tra le quali la revisione del Titolo V della Costituzione) risulta sempre più segnato da inefficienze ed inadeguatezze, portatore di nuove e intollerabili diseguaglianze nell’accesso alla prevenzione, alle cure e all’assistenza. Il cittadino è costretto a pagare più volte il costo del diritto alla sanità e alla salute. Con le tasse (contribuendo alla fiscalità generale), e poi pagando ticket sempre più estesi e costosi, o trovandosi costretto a rivolgersi al privato per prestazioni che non vengono garantite dal pubblico, se non con liste di attesa lunghissime.

Questa realtà sta determinando la diffusione, sull’intero territorio nazionale, di coperture sanitarie assicurative private o mutualistiche, che rischiano di configurare un doppio sistema. Una sanità prevalentemente privata ed efficiente per chi può permetterselo, e un sistema solo pubblico, inadeguato e carente, per i più indigenti. Così risultano colpiti alle fondamenta i principi di universalismo e solidarietà alla base della legge 833, con un Sistema sanitario nazionale che tende a regredire verso la condizione precedente al 1978.

Siamo di fronte ad una privatizzazione strisciante del sistema sanitario, da contrastare attraverso una mobilitazione straordinaria finalizzata alla riappropriazione del diritto alla salute, inteso come diritto costituzionale, fondamentale, universale e di civiltà. Così come affermato nel comunicato Cgil, Cisl, Uil, in occasione della giornata mondiale della salute del 7 aprile scorso: “Occorre investire risorse adeguate nel Servizio sanitario nazionale, mettendo fine alla stagione dei tagli e dei ticket, combattendo sprechi e corruzione...”. Malgrado una situazione problematica e complessa, bisogna finalmente applicare la legge 833 e la Costituzione italiana che all’articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Lo Stato deve quindi tutelare la salute di tutti i residenti, attraverso il funzionamento del servizio sanitario nazionale inteso come strumento esplicativo ed applicativo dei doveri costituzionali.

La legge numero 3 del 2001 ha modificato strutturalmente il riparto di competenze sulla sanità fra Stato e Regioni. L’ampia autonomia riconosciuta alle 19 Regioni e alle due Province Autonome (Trento e Bolzano) ha portato verso 21 diversi sistemi sanitari, affossando l’uniformità su tutto il territorio nazionale prescritta dalla Costituzione. Siamo in presenza di situazioni disomogenee dettate dalla possibilità di ogni singola Regione di legiferare sull’organizzazione dei servizi sanitari, e da condizioni economico-finanziarie estremamente dissimili, con distanze enormi fra realtà virtuose e realtà che continuano a scontare grandi problemi di bilancio, aggravati da commissariamenti e piani di rientro dai debiti che rischiano di portare al collasso il funzionamento del sistema.

E’ una condizione - segnata da disuguaglianze che minano l’uniformità e l’esigibilità del diritto alla salute – che occorre necessariamente correggere, attraverso adeguate soluzioni volte a riaffermare il dovere della Repubblica alla tutela della salute di tutte le persone sul territorio nazionale.

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