Edili, la manutenzione come ancora di salvezza - di Frida Nacinovich

 

Della vita del pendolare si occupano anche loro, gli addetti alla manutenzione, non solo delle linee ferroviarie ma anche di tutte le strutture logistiche che le circondano. Perché il treno si ferma nelle stazioni, percorre le gallerie, attraversa ponti e sottopassi. Il treno è come la vita, non rallenta mai. Dautaj Saimir è un addetto dell’impresa edile bellunese Silvio Pierobon. Un’azienda solida, robusta, impegnata soprattutto con le Ferrovie dello Stato. “Sono stato assunto nel 2013 - racconta - oggi siamo una sessantina di lavoratori, fra operai e impiegati amministrativi”. In questo settore il lavoro non manca mai, perché senza una manutenzione quasi quotidiana i treni non potrebbero viaggiare. “Ci sono giornate in cui dobbiamo fare così tanti interventi che il tempo non basta”.

Saimir è un operaio: “Mi occupo soprattutto delle manutenzioni, alle dipendenze di un caposquadra. Sono tante le incombenze cui dobbiamo far fronte, si va dalle più semplici come il rifacimento di un marciapiede, a quelle più complesse, come ad esempio la manutenzione dei sottopassi. Non mancano veri e propri interventi di edilizia per gli immobili di proprietà delle Ferrovie dello Stato”. Saimir è albanese, nato nella capitale Tirana, e arrivato in Italia nel 2007. “Qui c’era già mia sorella - sottolinea - io avevo un visto per lavoro. Mi sono rimboccato le maniche: prima ho lavorato per una piccola ditta artigiana, poi in fabbrica come operaio, e ancora in edilizia”. Vita quotidiana di un emigrante, che riesce a trovare spazio, lentamente e con difficoltà, in una società italiana già alle prese con le prime avvisaglie di quella che sarà un crisi epocale.

“I primi lavori erano saltuari, non avevo il posto fisso - continua Saimir - mi facevano un contratto per otto nove mesi, poi entravo in disoccupazione fino al nuovo contratto”. Così come succede a tanti, senza differenza tra italiani e migranti. Il lavoro, poi, ha il gran pregio di cancellare le distanze, tra Tirana e Belluno il passo può essere breve, brevissimo. Oggi Saimir parla un buon italiano, fluente, con un marcato accento del nord. “All’inizio ho seguito un corso - puntualizza - per imparare meglio la lingua”.

Alla Silvio Pierobon il lavoro non manca, ce n’è anche troppo. “Alle volte passiamo giorni e giorni fuori casa, e così diventa faticoso”. La crisi sull’edilizia ha picchiato durissimo, ma in questo particolare comparto, legato alla grande rete infrastrutturale delle ferrovie, si è avvertita molto meno. “Però ne abbiamo sentito parlare, ci siamo preoccupati per tante aziende dove lavoravano ragazzi che conoscevamo, finite in serie difficoltà. Invece noi alle volte non riusciamo neanche a respirare. Non per caso recentemente sono stati assunti nuovi ragazzi”.

Dautaj Saimir ha quarantadue anni, è in linea con l’età media dei suoi colleghi, quella in cui la pensione è ancora lontana. L’area di competenza della ditta in cui lavora è piuttosto vasta: si va dall’Emilia Romagna alla Lombardia e al Veneto. “Siamo degli operai specializzati, quando ci sono emergenze ci troviamo a intervenire anche di notte. Lavoriamo divisi in squadre, ognuna con specifiche competenze”. Questa particolare manutenzione delle infrastrutture ferroviarie fa rientrare la ditta di Saimir nel contratto degli edili. Una galassia molto vasta, e in una situazione non facile. Allo stato attuale solo duemila lavoratori dell’edilizia, numero risibile, potrà usufruire dell’Ape sociale, cioè della possibilità di andare in pensione prima del tempo senza penalizzazioni. “Nei giorni scorsi la Fillea Cgil è scesa in piazza per dare un messaggio chiaro: l’anticipo pensionistico disposto dal governo per certe categorie di lavoratori così com’è, per noi non va assolutamente bene”.

Sembra quasi che il legislatore non sappia che quello degli edili è un lavoro discontinuo per definizione, e che dall’inizio della crisi i posti persi sono moltissimi, si parla di 800mila addetti. Saimir torna al lavoro, perché dei manutentori c’è sempre bisogno. Non per caso, l’unica via di salvezza per il settore è stata e continua ad essere quella delle ristrutturazioni, dei restauri e dei risanamenti. In fondo si tratta, anche in questo caso, di effettuare manutenzioni. Proprio come quelle che vedono impegnato Dautaj Saimir e i suoi colleghi di lavoro, sia pur in una dimensione particolare come quella del vastissimo patrimonio immobiliare e infrastrutturale delle ferrovie.

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