Scene di lotta di classe in Venezuela - di Marco Consolo

 

Il governo del legittimo presidente Nicolás Maduro affronta una escalation irresponsabile di disinformazione e attacchi costanti dei grandi media internazionali. La cronaca parla dei mille problemi: la corruzione, l’inefficienza, la scarsità di alimenti e medicinali, la speculazione, l’inflazione galoppante, etc. Non si tratta di negare la realtà, ma di capire le cause di questa situazione. Com’era il Venezuela prima di Chávez e cos’è cambiato? Chi sono i responsabili della guerra economica? Cosa rappresenta il Venezuela nella geopolitica dell’America Latina e di quella mondiale? Le riserve petrolifere venezuelane sono tra le più importanti nel mondo. Si tratta di una pura coincidenza o avrà a che vedere con ciò che sta succedendo? Se coltivassero broccoli staremmo in questa situazione?

Pochi giorni fa, il presidente Maduro ha convocato un’Assemblea Nazionale Costituente per “rifondare” il paese, sulla base della attuale Costituzione approvata nel 1999 a stragrande maggioranza (72%). Un fatto importante, che contribuisce ad allontanare la disastrosa prospettiva di una guerra civile e di un’invasione straniera. Ma non c’è dubbio che alcune forze dell’opposizione abbiano questo obiettivo. Ne è prova l’uso costante della violenza di piazza, del sabotaggio, degli assassinii selettivi di dirigenti del Psuv (il partito di Chavéz e Maduro) e dei movimenti sociali. Le azioni dei paramilitari colombiani e gli attacchi terroristici dimostrano che il fascismo non è riuscito a fare il golpe che sta preparando da tempo. Per questo l’opposizione fa costantemente appello all’intervento di Washington.

Papa Francesco ha sostenuto che il dialogo non avanza perché l’opposizione è divisa al suo interno. Una parte fa finta di dialogare, e un’altra invoca lo scontro di piazza. Il Papa è un pericoloso sovversivo quando chiama al dialogo le parti e la Conferenza episcopale venezuelana? Sul versante internazionale c’è da segnalare l’importante appoggio al dialogo della Celac, respingendo al mittente l’ingerenza dell’Osa che recita il copione scritto da Washington.

C’è bisogno di notizie veritiere e non di parte. La stragrande maggioranza dei mass-media internazionali (i latifondi mediatici) sta dalla parte dell’opposizione al governo bolivariano. In Italia, basta sfogliare la Repubblica, il Corriere, il Foglio, il Giornale, o vedere i molti servizi su Rai, la 7, etc. Un coro uniforme, asservito “al pensiero unico del mercato”. I media sotto dettatura difendono la versione che dipinge l’opposizione come “colombe della pace” che si ribellano alla dittatura “chavista”.

Lo stesso premio Nobel per la pace, Perez Esquivel, ha denunciato il fatto che i media diffondono menzogne, per dare un’immagine di un paese sull’orlo del caos. Uno “Stato fallito”, con un governo repressivo e responsabile di tutti i morti (molte volte chavisti, come il dirigente studentesco Juan Bautista Lopez Manjarres, ma anche passanti e persone morte in incidenti), per far crescere un clima di odio che giustifichi l’intervento militare esterno.

Davvero i golpisti (quelli veri) e i fascisti che scendono in piazza con la violenza vogliono il benessere della popolazione? Sono preoccupati per chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese? Per la giustizia sociale? Il governo Maduro vuole affamare la popolazione e privarla delle medicine? Si tratta di una dittatura, come viene descritta dal fascismo (interno ed internazionale) e dai media conservatori (e da qualche ex-illuminato)?

Il copione oggi in scena in Venezuela è identico (modernizzato) alle ricette golpiste applicate al Cile di Allende del 1973. Il bottino ieri era il rame, oggi è il petrolio. Sui limiti, gli errori, i rischi di autoritarismo, gli opportunismi dentro al processo “bolivariano” c’è molto da riflettere, e correggere. Ma questo non vuol dire schierarsi a fianco della reazione che vuole tornare a comandare e a fare il bello e cattivo tempo nella “Venezuela saudita” dei bei tempi passati, quelli del “Caracazo” del 1989, represso nel sangue con migliaia di morti senza nome.

Se qualcuno avesse dubbi sulla natura classista dell’opposizione e sulla sua agenda neo-liberista, basta leggere un tweet di “Vente Venezuela”, la parte meno ipocrita della destra venezuelana. “Non daremo mai più allo Stato il potere di renderci ‘uguali’: questo porta alla povertà e alla schiavitù” (@VenteJovenT). Più chiaro di così…. Basta con l’educazione e la salute gratuita, basta con i salari dignitosi e con i diritti sindacali, basta con il sussidio ai servizi pubblici, basta con le pensioni.

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