Lavoratori Inps, la resistenza del welfare - di Frida Nacinovich

 

Si occupano delle nostre pensioni e dei momenti di difficoltà. Sono i lavoratori dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, meglio conosciuto con l’acronimo Inps. Quasi tutti, prima o poi, ci fanno i conti. Anzi sono loro che fanno i conti a noi. Perché l’Inps è il più importante ente del sistema pensionistico pubblico italiano, i lavoratori dipendenti pubblici o privati, e la maggior parte di quelli autonomi che non hanno la propria cassa previdenziale, devono esserci iscritti.

Salvatore Scivales è uno dei quasi 27mila addetti dell’Inps, è stato assunto nel 1990. “Praticamente una vita fa”, ironizza. “Prima ero impiegato in Lombardia, poi sono tornato da queste parti”. In Abruzzo e Molise, in quelle terre che quest’anno hanno vissuto il doppio dramma del terremoto e del maltempo. Lo stesso presidente del consiglio Paolo Gentiloni è stato pochi giorni fa a Teramo, a rincuorare la popolazione e ad assicurare l’aiuto dello Stato italiano ai concittadini più sfortunati. Del resto anche l’Inps, oltre alle pensioni, si occupa di garantire un pur minimo reddito agli anziani che non hanno sufficienti contributi, ed eroga la cassa integrazione ai lavoratori delle aziende in difficoltà.

“Ogni ufficio ha le sue peculiarità, legate alle diverse richieste che vengono dai territori - osserva Scivales - l’Italia non è tutta uguale, ci sono regioni che hanno affrontato meglio la crisi, e regioni in cui invece i problemi continuiamo ad essere gravi”. Ma come si sceglie di fare nella vita l’impiegato all’Inps? Salvatore Scivales racconta che per lui passare il concorso ed essere chiamato dall’istituto fu una grande soddisfazione. “Non avrei mai potuto fare l’infermiere perché mi fa effetto il sangue. Per fare il vigile del fuoco non avevo il fisico. L’Inps è diventata la mia ‘missione lavorativa’”.

I conti dell’Inps sono in equilibrio, anche grazie al contestato sistema contributivo entrato in vigore nel 1996. La preoccupazione di Scivales è legata alle difficoltà sempre maggiori che hanno milioni di lavoratori, a causa della crisi delle loro aziende. “Ormai le multinazionali delocalizzano nei paesi dove il lavoro costa meno, questo si riflette pesantemente sulla tenuta dell’occupazione. L’internazionalismo, che univa i lavoratori di tanti paesi diversi, è stato cancellato da una sorta di nuovo egoismo nazionale. Guardiamo in faccia la realtà: i confini fra le nazioni sono il frutto di secoli e secoli di guerre, quando invece la nostra patria dovrebbe essere il mondo intero”.

Anche le sacche di privilegio che rimangono in alcuni settori per Scivales sono da condannare. “Se ad esempio deputati e senatori versassero i contributi all’Inps e ricevessero una pensione commisurata ai loro versamenti, darebbero il buon esempio all’intero paese e sarebbero meno impopolari di quanto attualmente sono”.

L’Inps si occupa principalmente del settore previdenziale, che insieme alla scuola e alla sanità è quel che resta del sistema del welfare creato nel secondo dopoguerra in Europa, da tempo sotto attacco da parte delle forze neoliberiste. A costo di risultare impopolare, Scivales pensa che il nuovo corso dell’Inps guidata da Tito Boeri possa avere una valenza positiva. “La parola d’ordine dei nuovi vertici è ‘il cittadino al centro’”. Se alla mancata crescita di questi ultimi quindici anni si aggiunge la denatalità, il mix che ne viene fuori è preoccupante. “Bisogna stare molto attenti ed armonizzare le prestazioni pensionistiche. La solidarietà è uno dei principi su cui deve reggersi il sistema. Chi ha di più deve dare di più, chi ha di meno deve essere sostenuto, aiutato”.

Le nuove generazioni sono ormai pagate con i voucher. “Per questo i referendum della Cgil sono giustificati, sacrosanti”. Il delegato della funzione pubblica Cgil, osserva che sul punto lo stesso Boeri finisce per dar ragione al sindacato. “Con i voucher, ufficialmente, si è cercato di combattere il lavoro nero. Invece il lavoro nero è continuato e i voucher, come rileva lo stesso presidente dell’Inps, hanno preso il posto dei contratti, ecco perché vanno aboliti”.

Dal primo gennaio è attiva la nuova agenzia unica ispettiva - Ispettorato nazionale del lavoro - che unifica le funzioni di Inps, Inail e ministero del lavoro, per rendere più efficace la vigilanza contro abusi, evasioni. “Quinto Fabio Massimo, detto il temporeggiatore, dopo Canne aveva timore di affrontare Annibale in campo aperto. Fu accusato di essere una pecorella, ovicula. Invece è passato alla storia come il salvatore di Roma. Non bisogna avere fretta per affrontare i nodi che pure restano”. L’Inps è sempre più informatizzato, ormai ogni cittadino può controllare on line la propria posizione. “Su questo siamo all’avanguardia”. Da quegli uffici passa tutta la nostra vita lavorativa.

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