La Corte Costituzionale ha bocciato il quesito referendario sull’articolo 18 e approvato gli altri due importanti su voucher e appalti. Ma la nostra battaglia non è certo archiviata. Ora inizia ufficialmente la nostra campagna referendaria a sostegno dei due SI’, e chiediamo che il governo indichi al più presto la data della consultazione.
La Cgil ha vinto la prima sfida, quella di riportare al centro del confronto politico, ridando loro nuova cittadinanza e valore sociale, i diritti e il lavoro, temi rimossi dalla politica di questi anni. Una sfida che continua nella campagna referendaria, senza abbandonare nella contrattazione lo scontro aperto contro l’abuso discriminatorio e politico del licenziamento, e anche attraverso il possibile ricorso alla Corte europea di giustizia.
Conosceremo più avanti le motivazioni tecnico giuridiche di una bocciatura non neutrale, considerata la situazione politica e la pressione inusuale esercitata dal governo attraverso l’Avvocatura dello Stato. E considerata la campagna denigratoria da parte di alcuni giornalisti, purtroppo anche di testate storiche di una sinistra di governo senza anima e che si è persa nei fumi del liberismo e del mercato. Per non parlare del presidente dell’Inps, sceso in campo con attacchi alla Cgil e al sindacato confederale. La bocciatura è stata salutata con soddisfazione dal padronato italiano e dal governo fac-simile e senza discontinuità con quel “renzismo” bocciato politicamente nel referendum costituzionale.
Il governo non gioisca, non rimuova il malessere profondo del paese reale e del mondo del lavoro. Risponda alle richieste avanzate da una parte consistente e rappresentativa della società, dimostrando con scelte politiche e sociali concrete la discontinuità necessaria con l’ideologia liberista condensata nel fallimentare jobs act.
La Corte ha bocciato un quesito, non la giustezza di una battaglia generale della Cgil, supportata da un ampio consenso nelle assemblee nei luoghi di lavoro e dal sostegno di milioni di firme sui referendum e sulla Carta dei diritti universali, che deve essere discussa rapidamente in Parlamento. A quei cittadini, ai lavoratori e ai pensionati vanno date risposte.
La Cgil rafforza le proprie convinzioni sulla giustezza della mobilitazione a sostegno dei diritti e della libertà nel lavoro. La nostra scelta può solo essere quella di continuare con determinazione e nuovo slancio nella campagna referendaria, con il sostegno dei delegati, dei lavoratori e dei pensionati, delle tante associazioni, consapevoli delle difficoltà ma forti della nostra storia di sindacato confederale e soggetto contrattuale, di una scelta di valore generale, e di una diversa prospettiva sociale e politica del paese.