Il 23 novembre scorso è stata siglata l’intesa di rinnovo del Ccnl Abi. Questa firma rappresenta un tangibile risultato della categoria e del movimento sindacale tutto, perché raggiunge l’obiettivo di ridurre lo squilibrio tra profitti e salari, determinato da un’inflazione da profitti e da margini aziendali forse mai raggiunti in precedenza. I risultati raggiunti ribadiscono la centralità del Ccnl quale elemento solidale di categoria, e riconfermano il sindacato quale autorità salariale fondamentale.
Il confronto che si è sviluppato è stato caratterizzato dal ritiro della delega sindacale da parte del gruppo più importante del settore, Intesa Sanpaolo, al Comitato sindacale dell’Abi (Casl). L’anomala composizione del tavolo di controparte, che vedeva la presenza di Intesa Sanpaolo quale soggetto invitato alle trattative, e la disponibilità di quest’ultima all’erogazione degli aumenti richiesti dalle organizzazioni sindacali anche in caso di mancata firma del Ccnl a partire da dicembre 2023, hanno costituito contemporaneamente una complicazione in fase di confronto ed un’accelerazione della trattativa.
L’accordo contiene elementi che garantiscono un confronto continuo sulla digitalizzazione e le conseguenti evoluzioni dei modelli organizzativi del lavoro, introduce un nuovo demando alla contrattazione di secondo livello teso a individuare forme di partecipazione di lavoratrici e lavoratori alla vita delle imprese, e ottiene una riduzione a 37 ore settimanali dell’orario di lavoro.
In particolare, l’aumento di 435 euro mensili, che certifica un incremento di poco inferiore al 15% sulla figura media di riferimento, verrà erogato in quattro tranche: 1 luglio 2023 di 250 euro, 1 settembre 2024 di 100 euro, 1 giugno 2025 di 50 euro, 1 marzo 2026 di 35 euro. A dicembre verranno erogati gli arretrati per 1.250 euro in riferimento alla figura media (3A4L).
Viene ristabilita dal 1 luglio 2023 la piena base di calcolo del Tfr, limitata dal 2012 alle sole voci tabellari del Ccnl; l’importo minimo del buono pasto sale da 1,81 a 4 euro.
La parte normativa prevede inoltre la retribuzione al 100% della cosiddetta gravidanza a rischio, eliminando il limite dei cinque mesi; l’aumento del 50% del comporto di malattia in caso di disabilità ai sensi dell’art.3 comma 3 legge 104/92 con un minimo di 12 mesi ed un massimo di 30 mesi; l’inserimento nell’articolato contrattuale dell’accordo dell'8 febbraio 2017 sulle politiche commerciali, e l’ampliamento delle funzioni della commissione nazionale per la sicurezza, anche al fine di contrastare lo stress lavoro correlato.
C'è un rafforzamento della formazione quale diritto individuale dei lavoratori e strumento di aggiornamento professionale, con l’incremento della formazione retribuita da 32 a 37 ore annue.
Il fondo per l’occupazione aumenterà i contributi per favorire occupazione stabile, erogando stanziamenti aggiuntivi per assunzioni nel Mezzogiorno, provvederà a rafforzare il finanziamento alla parte emergenziale del fondo di solidarietà a favore di lavoratrici e lavoratori licenziati senza poter aderire alla parte straordinaria del fondo di solidarietà (prepensionamenti), e finanzierà la cosiddetta staffetta generazionale su base volontaria (riduzione dell’orario di lavoro tre anni prima dell’uscita pensionistica con integrazione del 25% della retribuzione persa e piena copertura contributiva previdenziale).
L’ipotesi di accordo prevede la piena fungibilità della categoria dei quadri, e i tempi di maturazione dell’inquadramento superiore passano da cinque a sei mesi, in adeguamento alle previsioni di legge; per i trasferimenti consensuali restano invariati età anagrafica e limiti chilometrici, mentre aumenta da 22 a 23 anni di servizio il requisito di anzianità. Vengono aumentate di un giorno al mese le giornate escluse dal computo della diaria.
I contenuti dell’accordo prevedono un riconoscimento economico che recepisce le richieste contenute nella piattaforma rivendicativa, determinano una seppur parziale riduzione dell’orario di lavoro, irrobustiscono le funzioni degli strumenti solidali di categoria (fondo occupazione e fondo di solidarietà), e introducono strumenti di avanzamento normativo.
La reazione irritata di Confindustria nei confronti delle intese raggiunte sta a certificare la bontà del lavoro svolto. Riteniamo perciò che sussistano tutti i presupposti affinché i risultati ottenuti trovino l’apprezzamento di lavoratrici e lavoratori nelle assemblee che si terranno nelle prossime settimane.