I centri di distribuzione sono i giganteschi magazzini dove si stoccano le merci che verranno poi inviate nelle centinaia e centinaia di punti vendita diffusi sul territorio, da nord a sud della penisola, dei grandi marchi della grande distribuzione organizzata. Nel caso della Conad sono aperti 24 ore su 24 per il continuo carico e scarico di generi alimentari, accessori per il bagno e la cucina, tutto quanto serve per pulire, lavare, lucidare. Insomma per ogni cosa che le famiglie italiane possono trovare nei punti vendita del Consorzio nazionale dettaglianti, dai più piccoli ai superstore. Prodotti che spesso e volentieri sono di prima necessità, non se ne può fare a meno nella vita quotidiana. La Conad è uno dei giganti della grande distribuzione organizzata, con un fatturato nel 2022 di oltre 18 miliardi di euro. Un colosso che negli ultimi quarant’anni ha progressivamente allargato le sue zone di influenza, con i suoi punti vendita che oggi si trovano in tutte le regioni italiane. Non solo, per restare alle zone vicine, si possono scoprire negozi Conad anche a San Marino, Malta, in Kosovo e in Albania. Più di mezzo secolo di storia alle spalle per un lavoro che, nei suoi snodi logistici sempre in funzione, ricorda i ‘Tempi moderni’ di Charlie Chaplin. Ruote dentate che continuano a girare, e macinano pure gli esseri umani.
Pene Abdoul lavora al centro di distribuzione di Montopoli, comune del Valdarno pisano dove c’è un ingresso per la strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno. Un luogo ideale dove far sorgere il magazzino, va da sé gigantesco visto che si tratta del più grande polo logistico del centro Italia, in grado di servire tutti i punti vendita della Toscana targati Conad.
“Sono qui da più di quindici anni”, racconta Abdoul, nato in Senegal ma ormai cittadino italiano a tutti gli effetti. “Sono arrivato in questo paese nel 2006, all’inizio vivevo a Firenze. Ero arrivato in Francia con un visto regolare, per mia fortuna non sono stato costretto ad attraversare il Mediterraneo sui barconi, ricattato da scafisti senza scrupoli”. Una storia come tante, aiutata dal fatto che la comunità senegalese in Toscana è folta e ben organizzata. Comunque gli inizi non sono stati facili, perché i documenti non erano in regola e, nel paese della legge Bossi-Fini, uscire da questa condizione non è mai una passeggiata. “Per trovare lavoro avevo bisogno di un documento che non avevo, senza il quale è stato difficilissimo avere un impiego”. Anche quindici anni fa, quando l’immigrazione non era ancora un fenomeno così esplosivo come adesso, con tutto quel che comporta, la vita quotidiana del migrante non era certo rose e fiori.
Poi finalmente arriva il lavoro al centro di distribuzione Conad. “Fare il magazziniere - spiega Abdoul - può essere molto faticoso. Lo metterei nella categoria dei lavori usuranti, perché caricare, scaricare, spostare bancali per tutto il giorno ti costringe a sforzi e tipi di movimenti che con il passare del tempo provano il fisico”. I magazzinieri lavorano sei giorni su sette, divisi su turni che possono cambiare. “Il nostro settore non si ferma mai, il magazzino non chiude la notte, si lavora ventiquattr’ore su ventiquattro. Quasi inutile dire che i turni sono massacranti. Ma se ne capisce anche il motivo: la gente deve mangiare tutti giorni. E allora il sacrificio è comprensibile, ed è anche giusto farlo. Ad esempio ricordo il terribile periodo della pandemia, del Covid, in quel momento molte fabbriche rimasero chiuse e i lavoratori a casa. Noi andammo a lavorare tutti i giorni, dovevamo garantire un servizio indispensabile”. Come avviene l’incontro con il sindacato? “Ho conosciuto il sindacato, la Filt Cgil, quando ho iniziato a lavorare. Prima avevo aderito ad un’altra organizzazione sindacale, ma rispetto alla Cgil mi dava molte meno garanzie. La cooperativa dove ero riuscito a trovare impiego si approfittava del fatto che molti lavoratori immigrati, anche a causa delle difficoltà linguistiche, ignorassero i loro diritti. Non venivano tutelati come prevede il contratto, ma sfruttati”. Abdoul non ci sta. “Era un’ingiustizia che mi ha dato la spinta per studiare, imparare e candidarmi come delegato nella Rsa. E non è sempre un compito facile, si sono attraversati momenti di crisi, trattative serrate prima di firmare gli accordi aziendali: scioperi, mobilitazioni, blocchi dello straordinario e via dicendo”. Con orgoglio da sindacalista, il delegato sindacale della Filt sottolinea di avere ormai una certa competenza in materia di diritti, di tutele, di sicurezza sul lavoro: si è impegnato molto ed è riuscito con gli anni ad integrarsi nel mondo del lavoro di quello che ormai è il suo paese di adozione e diventare un bravo quadro sindacale, pronto a lottare per tutti i suoi compagni e compagne di lavoro. Perché nessuno si salva da solo, e questo Abdoul l’ha imparato bene.