120 anni di Federterra, miracolo a Bologna, chiude il congresso Turati, Landini applaude - di Frida Nacinovich

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‘Ovivremo del lavoro o pugnando si morrà’. Insieme a Maurizio Landini e Giovanni Mininni a cantare c’è anche lui, Filippo Turati. Lui che il ‘Canto dei lavoratori’ lo scrisse, nel 1886, con Amintore Galli che lo musicò. Miracolo a Bologna, dove uno dei padri del socialismo italiano è ricomparso insieme ad Andrea Costa, Raffaele Serantoni, ad Argentina Altobelli e ai contadini, ai mezzadri, ai braccianti, anche ai piccoli proprietari che centoventi anni fa diedero vita a Federterra. Grazie alle ragazze e ai ragazzi della compagnia Ergàtes, acconciati come i protagonisti di allora, in palazzo Re Enzo si sono rivissute le emozioni, le discussioni, le prese di posizione dell’epoca. Una pièce teatrale a tutti gli effetti, molto apprezzata da più di trecento delegate e delegati della Flai Cgil arrivati da tutta Italia nella città felsinea, dove il 24 e il 25 novembre del 1901 si tenne, appunto, il primo congresso nazionale del sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici della terra.

Due giornate intense, di quelle che non vorresti finissero mai, perché ti emozioni, sorridi e applaudi di fronte ai tuoi avi, cui “non pareva vero di poter chiedere come un diritto quello stesso lavoro che erano avvezzi ad elemosinare”. Disse proprio così uno dei partecipanti a quel congresso. Avvezzi perché costretti, sotto il tallone dei padroni e dei governi del giovane regno d’Italia. Gli stessi diritti rivendicati 120 anni dopo dai giovani di oggi, obbligati alla precarietà e a salari da fame. Sul palco si alternano gli attori, il segretario generale Mininni, storici come Bernardi, Prosperi, Bianciardi, Pazzagli, i sociologi Corrado e Buttaroni, lo scrittore Evangelisti, l’economista Del Giudice e Fiatti della segreteria nazionale Flai. Pronti a spiegare quale fosse lo stato disperante delle campagne della penisola e di chi nelle campagne ci lavorava, a 40 anni dalla nascita del regno d’Italia. La storia contemporanea è anche la storia dell’emancipazione dei contadini dal latifondo improduttivo, e delle riforme - sempre contrastate dai proprietari terrieri - che miravano ad assicurare un po’ più di giustizia sociale. Racconti sindacali e politici, che rivivono con incursioni di un passato che torna presente.

“Comprate l’Avanti, comprate l’Avanti. All’ordine del giorno gli interventi dei deputati Costa, Turati e Sichel per il primo congresso di Federterra”. Abbigliati come gli strilloni di quei giorni, i giovani attori distribuiscono le copie anastatiche del quotidiano socialista. Un regalo gradito e inaspettato per gli ospiti. “Dobbiamo imparare da Federterra - osserva Mininni - che mise insieme i braccianti salariati con i mezzadri, e quelli a compartecipazione con i piccoli proprietari. Così come noi oggi dobbiamo unire l’immigrato sfruttato con l’operaio precario, il tecnico dell’industria con il forestale”. Le radici e le ali, come il titolo novanta anni dopo del bel disco militante dei Gang. Perché si lotta anche con le canzoni, prova ne è la commozione che accompagna il canto collettivo di ‘Contessa’ di Paolo Pietrangeli. “Ciao Paolo”, questa sala saluta anche te.

Nell’occasione la Flai ha fatto le cose a puntino, curando ogni particolare: ci sono pannelli esplicativi con la storia di Federterra, forte di 220mila iscritti alla nascita, sciolta con la forza nel 1922 dal regime fascista e rinata nel 1944, per diventare due anni dopo la Confederterra che aderì subito alla Cgil. Ci sono le copie anastatiche de l’Avanti, e anche quelle del quotidiano socialista emiliano romagnolo La Giustizia, e del Giornale d’Italia.

Se Federterra voleva dare voce e diritti alle cooperative di braccianti salariati, alle leghe di miglioramento e resistenza, ma anche ai piccoli affittuari, ai piccoli proprietari, analfabeti per responsabilità dei regi governi, uniti da una patologica insicurezza fatta di malaria, pellagra e incidenti, con il lavoro minorile che era regola, oggi il ruolo del sindacato non è dissimile. Passato e presente in un gioco di specchi che vuole Argentina Altobelli sul palco proprio nella giornata internazionale contro la violenza di genere. Chi meglio di lei, prima donna alla guida di un sindacato - quando le donne non avevano nemmeno diritto di voto - per celebrare la ricorrenza? “Se 120 anni fa gli ultimi e i penultimi, i miserabili e gli sfruttati, capirono che uniti avrebbero potuto rivendicare con più forza diritti e tutele - conclude Mininni - se ce la fecero loro, ce la possiamo fare oggi anche noi, che di Federterra abbiamo raccolto e rivendichiamo l’eredità”.

Poi la parola passa a Turati. “La terra ai contadini!”. E il segretario generale della Cgil Landini coglie la palla al balzo per un’efficace analisi delle disuguaglianze di ieri e di oggi, invariabilmente frutto di una frammentazione del lavoro che invece Federterra aveva riportato, sul fronte agricolo, ad unità. Del resto ‘proletari di tutto il mondo unitevi’, avevano scritto già nel 1848, Marx ed Engels, nel Manifesto del partito comunista.

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