Il 26 settembre la Germania ha votato. Il grande vincitore è la Spd. Ha vinto non solo le elezioni nazionali, ma anche le regionali a Berlino e Mecklenburg-Vorpommern – queste ultime con quasi il 40%. La Cdu-Csu ha subito una sconfitta storica: il 24,1%, il risultato peggiore dalla fondazione della Repubblica tedesca. I Verdi sono cresciuti notevolmente e hanno raggiunto il 14,8%, rimangono però al di sotto delle loro aspettative. Con l’11,5% anche i liberali sono cresciuti, ma di poco. L’estrema destra, il partito Afd, ha raggiunto il 10,3% e ha perso 2,3 punti. La sua ascesa è interrotta, ma rimane un fattore politico stabile. La sinistra – Die Linke – ha subito una sconfitta gravissima e con il 4,9% è rimasta sotto lo sbarramento del 5%. Grazie a tre mandati diretti vinti rimane nel Parlamento e può formare un gruppo parlamentare, anche se molto ridimensionato.
Molto positivo è stato il referendum della iniziativa “Deutsche Wohnen & Co. Enteignen” che mira ad espropriare le grandi società immobiliari con l’obiettivo di nazionalizzarle per realizzare forme di social housing. Ha vinto con il 56%. Non è vincolante, ma il nuovo senato di Berlino sarà costretto ad elaborare una legge corrispondente.
La Spd ha vinto, ma con il 25,7% ha avuto un risultato mediocre. D’altra parte, questa vittoria non era pensabile solo alcune settimane fa. Per molto tempo i democristiani sono stati il primo partito. La loro sconfitta non è dovuta solo al candidato debole Armin Laschet, ma rivela anche una debolezza strategica che a lungo è stata nascosta da Angela Merkel. Adesso è ovvio che manchi una strategia convincente. E, dopo sedici anni di Merkel, c’era la voglia di cambiare di cui la Spd ha approfittato. Il suo candidato Olaf Scholz è apparso molto più serio rispetto a suoi concorrenti e il suo partito era abbastanza unito. Adesso tocca a lui formare un governo. E questo sembra molto difficile.
Per la prima volta in Germania c’è bisogno di tre partititi per formare un governo. Una nuova grande coalizione tra Spd e Cdu-Csu è da escludere. La soluzione più probabile è una coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali. Sarebbe possibile anche una alleanza tra democristiani, verdi e liberali. Ma è meno probabile perché anche nel partito democristiano ci sono voci che dicono che il loro risultato non permette la formazione un governo. Se sia possibile un governo composto da Spd, Verdi e Fdp dipende dai partititi più piccoli, che possono determinare le condizioni del cancellierato. Ma devono mettersi d’accordo e non è facile perché il contrasto politico è molto grande. Mentre i liberali escludono ogni aumento delle tasse i verdi e anche la Spd lo ritengono necessario per combattere il cambiamento climatico.
C’è un contrasto quasi antagonistico per quanto riguarda la politica fiscale. Dall’altro lato, però, vogliono governare assolutamente. Se questi tre non riescono a formare una coalizione, ci sarà sicuramente un tentativo da parte dei democristiani. Chiunque vada a governare si trova di fronte a grandi sfide: la pandemia, il cambiamento climatico, la trasformazione dell’industria, i crescenti problemi sociali, i cambiamenti geopolitici. E non si vede come una tale alleanza possa affrontare adeguatamente queste sfide.
C’è da temere che alla fine non cambierà molto. Con una coalizione tra socialdemocratici, verdi e la sinistra sarebbe stato possibile un cambiamento vero in direzione di una politica più sociale ed anche più ecologica. Ma una tale coalizione è impossibile a causa della debolezza della sinistra.
Die Linke è certamente stata vittima del “voto utile”, come conseguenza della gara tra Spd e Cdu-Csu per il primo posto. Più di un milione di voti sono andati dalla sinistra alla Spd e ai verdi. Ma la sconfitta non è solo dovuta al voto utile. Die Linke non è stata capace di presentarsi come forza politica convincente. Non è apparsa come parte organica di una alleanza rossa-verde-rossa perché non c’era un progetto politico.
I verdi ed anche i socialdemocratici hanno strumentalizzato le differenze nella politica estera, in particolare sulla Nato, per rifiutare una cooperazione con la sinistra. Inoltre ci sono conflitti interni che sono stati combattuti in pubblico. Manca una strategia convincente. La Spd ha vinto promettendo lo Stato sociale. Die Linke deve spiegare perché una tale promessa è realizzabile solo con lei.
Generalmente la pandemia ha reso evidente i deficit di una politica neoliberista e offre anche delle opportunità per una politica alternativa, che la sinistra finora non è stata capace di coglierle. La sinistra deve ridefinire la sua strategia. Occorre un processo serio di analisi della situazione economica, sociale e politica per trarne le conseguenze.
La debolezza della sinistra tedesca è anche un problema per la Sinistra Europea che, con la sconfitta elettorale di Die Linke, diventa più debole. Un processo profondo di analisi e di ridefinizione della sua strategia sarebbe nell’interesse non solo delle forze di sinistra in Germania ma anche in una dimensione europea.