Negli scorsi mesi, pur nelle eccezionali circostanze imposte dalla pandemia, la grande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac) è stata impegnata in un’ampia mobilitazione per contrastare un sostanziale tentativo di privatizzazione dell’ente attraverso la sua trasformazione in ente pubblico economico (Epe).
Il riuscito sciopero del 16 settembre e le decine di partecipatissime assemblee hanno avuto un primo successo: l’emendamento al “decreto agosto”, introdotto di straforo da una pattuglia di senatori del M5S e sostenuto dal management dell’ente e dalla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), non è passato. Così come sembra naufragata, per ora, una sua riproposizione all’interno della legge di bilancio 2021. Anzi l’ultima versione licenziata dal governo prevede per l’Enac la possibilità di assumere nel prossimo biennio 378 unità, come richiesto da molto tempo da tutti i sindacati.
La lotta ha pagato? Sì, ma la partita è ancora aperta, e riguarda non solo il futuro contrattuale dei lavoratori dell’ente ma uno degli assetti più importanti e strategici per l’economia, il progresso e la crescita del nostro Paese.
L’Enac è un ente pubblico dotato di ampie autonomie, che svolge la funzione di unica autorità nazionale di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile, sotto il controllo del ministero dei Trasporti, con un ruolo fondamentale di garanzia della sicurezza del trasporto aereo e dei passeggeri.
Oltre ad essere il rappresentante italiano negli organismi internazionali dell’aviazione civile, l’Enac esercita il ruolo di autorità nazionale anche in materia di security aeronautica e di tutela dei diritti del passeggero, con ampi poteri sanzionatori, con competenze anche sulla tutela ambientale e la riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico prodotto dall’attività aeronautica, e nella definizione dei vincoli urbanistici nei dintorni aeroportuali.
In ambito economico, l’Enac è l’autorità che maggiormente influenza il settore del trasporto aereo con competenze in materia di licenze, accordi di traffico internazionale, oneri di servizio di pubblico interesse, concessioni e servizi aeroportuali.
La mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici ha evidenziato i contorni di un progetto di privatizzazione che è apparso sin dall’inizio oscuro, sia nelle sue finalità che nei reali vantaggi che la trasformazione in Epe può portare al sistema Paese. Era invece assai chiaro che far uscire l’Enac dalla Pubblica amministrazione, iscriverlo nel registro delle imprese e collocarlo sul libero mercato, per inseguire unicamente il profitto, era del tutto in contrasto con il ruolo e le funzioni dell’ente, che necessita delle garanzie di indipendenza, imparzialità e trasparenza che solo un ente pubblico può esercitare. Tutto ciò in un contesto di perdurante crisi economica che aveva già messo in difficoltà molte imprese aeronautiche - vedi Alitalia e Lufthansa - aggravata oggi dalla paralisi dei voli indotta dalla pandemia, che non lascia intravvedere nessuna rapida ripresa.
In questi mesi di iniziative contro il progetto di privatizzazione, i lavoratori e le lavoratici dell’Enac hanno sperimentato forme e modalità inedite di confronto e mobilitazione. Una partecipazione in termini qualitativi e quantitativi mai vista nel passato, rafforzata e arricchita da un inedito spirito unitario che ha coinvolto tutte le sigle sindacali del pubblico impiego presenti. Unità che si sta mantenendo anche nel confronto attuale con l’amministrazione sulle varie vertenze aperte, prima su tutte la questione della salute dei lavoratori.
Un’altra novità che ha caratterizzato questi mesi di contrasto all’Epe è stata la saldatura di interessi fra i lavoratori: tra le diverse professionalità (personale amministrativo, operativo e professionale), in termini generazionali (lavoratori anziani e giovani neoassunti), sul piano geografico (centro e sedi periferiche). Tutti hanno condiviso che in gioco non c’era soltanto il contratto di lavoro pubblico e il “posto fisso”.
I lavoratori e le lavoratrici dell’Enac hanno saputo manifestare in questa vertenza lo stretto legame fra la difesa dei diritti individuali e l’interesse della comunità in cui vivono, la difesa del futuro proprio e quello dell’ente in cui lavorano, esprimendo l’orgoglio di lavorare nel pubblico e per il bene pubblico. Quel particolare bene pubblico che è la sicurezza del trasporto aereo. E’ stata questa consapevolezza che ha dato forza e determinazione alla mobilitazione, garantendo le recenti vittorie.
Sarà comunque necessario continuare a vigilare, perché la partita non è affatto conclusa. Sono ancora possibili colpi di mano, magari approfittando di questo momento in cui l’attenzione è rivolta principalmente al diritto alla salute. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle forze parlamentari deve diventare un ulteriore terreno della nostra iniziativa, per continuare a difendere il nostro lavoro, il servizio pubblico e la sicurezza dei cittadini.