In Lombardia come in tutto il paese continua l’inaccettabile strage sul lavoro. Dai tavoli aperti ci aspettiamo risposte forti e indifferibili.
“Morti bianche”, “cause accidentali”, “disgrazie”, “eventi imprevedibili”, sono tanti i modi per nascondere la realtà. Un linguaggio scorretto e distorto per non dire le cose come stanno: ogni infortunio è una sconfitta per tutti, una ferita profonda alle donne e agli uomini, lede la dignità del lavoro.
Gli infortuni in Lombardia nel 2019, soprattutto gli infortuni in luogo di lavoro e con esito mortale, confermano il peggioramento tendenziale degli ultimi due anni. Ad oggi abbiamo già superato il dato del registro regionale degli infortuni con esito mortale di tutto l’anno 2018, con un incremento del numero dei morti sul lavoro rispetto allo stesso periodo gennaio-settembre pari al 60%. Dieci ad agosto e ben diciassette solo a settembre!
È necessaria una complessiva azione sistematica di formazione efficace alla percezione del rischio, trascurata dagli stessi datori di lavoro anch’essi spesso vittime di infortuni. Ma il tema principale è, anzitutto, un tema di responsabilità nell’assolvimento degli obblighi datoriali e delle funzioni istituzionali di tutela e di controllo.
Nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali nazionali si sono incontrate con il governo e anche in Lombardia unitariamente abbiamo incontrato il presidente della giunta regionale. A loro abbiamo chiesto un’azione straordinaria di contrasto con misure di controllo e di prevenzione adeguate, aumentando il numero di aziende, cantieri e siti produttivi controllati. Garantendo sempre nelle attività ispettive nei luoghi di lavoro – contrariamente a quanto spesso accade – il coinvolgimento degli Rls/Rlst. Servono risorse significative sia per il personale, per una specifica formazione, sia per le risorse materiali per i servizi ispettivi.
È poi necessario insediare una task-force di cui facciano parte Inail, Inps, Ispettorato del lavoro, comando dei Carabinieri e Vigili del fuoco, per sviluppare interventi ispettivi coordinati in grado di indirizzare e intensificare la vigilanza e il controllo dei siti produttivi statisticamente più esposti al rischio infortuni.
Non si può rimandare ulteriormente un piano più strutturale e di medio periodo, che Cgil, Cisl e Uil propongono, rispetto allo sviluppo e al controllo sulla qualità della formazione e dei soggetti che la erogano, valorizzando il ruolo degli organismi paritetici che siano espressioni delle parti sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, e alla promozione di un’azione sulla prevenzione degli infortuni stradali.
Come Organizzazioni sindacali abbiamo il preciso dovere di aumentare ed accrescere il ruolo dei Rls/Rlst, che presidiano sempre con molta difficoltà e troppo spesso con sensazione di solitudine, i luoghi di lavoro. Ma la prevenzione nei luoghi di lavoro non sarà mai efficace se non integrata con tutti gli aspetti legati alla dignità del lavoro: basta precarietà, basta essere “governati” da una app. Ci vogliono regole chiare, mansioni definite, tempi e luoghi certi del lavoro. Ovviamente anche una paga dignitosa.
A tutto questo si aggiunge il capitolo degli appalti attraverso i quali si determina il peggioramento delle condizioni di lavoro e quindi di tutela del lavoratore. Ancora un tema di dignità di tutte e tutti.
Alla Regione Lombardia chiediamo di non nascondersi dietro alla mancanza di autonomia ma di prendere precisi impegni per restituire dignità al lavoro così come faremo nei confronti del governo che fino ad ora ha “sgravato” di costi le aziende, riducendo le tutele e la prevenzione di fatto sulla pelle dei lavoratori.
Queste sono le ragioni del presidio di lunedì 30 settembre davanti alla sede della Regione Lombardia, per chiedere tutele, diritti, rispetto per tutte le persone che quotidianamente si impegnano nel loro lavoro per garantire la competitività di questo paese e di questa regione.