Scontro istituzionale - di Riccardo Chiari

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Le ultime notizie raccontano che fra Sergio Mattarella e il Movimento 5 Stelle e la Lega non c’è stata una condivisione della lista dei ministri da presentare al Parlamento per la fiducia. L’oggetto del contendere è stato il nome di Paolo Savona, che ha una lunga storia nelle istituzioni e un curriculum di prim’ordine, come ministro economico-finanziario. Al di là di quello che potrà accadere nei prossimi giorni – un possibile “governo tecnico” e in autunno nuove elezioni - l’atteggiamento del Quirinale ha prestato il fianco alle critiche sia di un costituzionalista di sicura fede democratica come Massimo Villone, che di un intellettuale dichiaratamente di sinistra come il sociologo Marco Revelli.

Il professor Villone, che ha battuto il paese in lungo e in largo per difendere la Costituzione, è stato anche un parlamentare della sinistra democratica italiana. “Considero il governo giallo-verde di M5S e Lega da combattere politicamente – osserva su ‘il manifesto’ - perché, come ho già detto e scritto, in larga misura di destra. Spero che ci sia, o nasca, una sinistra in grado di farlo. Ma come costituzionalista difendo il diritto della maggioranza espressa dagli italiani nel voto di entrare con i propri ministri e il proprio indirizzo politico a Palazzo Chigi. Non spetta al presidente Mattarella impedire che ciò accada. Dovrà essere il popolo sovrano, quando lo riterrà, a metterli alla porta”.

Posizione analoga arriva dal professor Revelli: “Noi restiamo una Repubblica parlamentare – tira le somme – e ovviamente spetta al Presidente della Repubblica la nomina dei ministri. Ma questo non significa che sia lui a deciderli, o imporli. L’ultima parola spetta al Parlamento, e alla sua maggioranza. Può piacere o no: a me questa maggioranza non piace, ma al di là delle procedure e delle prerogative del capo dello Stato, la sostanza è che l’ultima parola spetta agli eletti dal popolo”. 

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