Non possiamo fare gli spettatori - di Giacinto Botti

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All’ultimo momento il governo non si è formato. Siamo pericolosamente scivolati in uno scontro istituzionale - politicamente cercato dalla Lega per irresponsabilità e dal M5S per subalternità - sulla scelta di un ministro dell’economia teorizzatore dell’uscita dall’euro, peraltro mai nominata nella campagna elettorale.

Uno scontro inedito dai toni eversivi, teso a disconoscere, persino con l’impeachment, le prerogative e il ruolo di garanzia che la Costituzione assegna al Capo dello Stato.

Per la Cgil questo non è accettabile: la Costituzione, la democrazia parlamentare e il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato vanno difesi, come abbiamo ribadito con il No al referendum del 4 dicembre.

Contemporaneamente sono inaccettabili - anche di fronte ad un governo cui eravamo avversi - le ingerenze politiche, le pressioni dei mercati e  di un’Europa liberista dell’austerità e della finanza, che va cambiata nelle sue politiche e nei suoi trattati economico-finanziari, per affermare l’Europa sociale e dei popoli. 

Il “contratto” tra Lega e M5S era di destra, inaspriva le politiche neoliberiste e classiste, con un’impronta fascio leghista xenofoba e razzista che sarebbe stata dirompente con un ministero dell’Interno affidato a Salvini. Costruito su una maggioranza elettorale che parlava, e parlerà ancora nelle prossime elezioni, alla pancia della gente cavalcando temi securitari e illusorie politiche sovraniste, con l’obiettivo di alimentare la guerra tra poveri all’insegna del “prima gli italiani”.

Uno dei punti centrali sarà ancora la “flat tax”, manna per ricchi ed evasori, pietra tombale per la giustizia e la progressività fiscale. Non di questo avevano bisogno il mondo del lavoro, le nuove generazioni, i disoccupati, i pensionati e coloro che stanno pagando la crisi.

Il populismo si richiama sempre a un indistinto concetto di popolo: nel mare della diseguaglianza tutti diventano uguali, e le categorie di destra e sinistra vengono cancellate.

Al di là delle responsabilità dell’inazione e della perdita di credibilità delle sinistre, per la Cgil si apre una stagione difficile, di rilancio del rapporto con lavoratori, pensionati e giovani, per costruire, anche sul piano culturale, un argine alle derive populiste, antidemocratiche e divisive. La stagione congressuale è l’occasione per indicare unitariamente il nostro autonomo progetto di futuro, le nostre proposte e le nostre mobilitazioni - contro la Fornero, il jobs-act, la buona scuola – per un  reale cambiamento a favore delle classi popolari e del mondo del lavoro.

In questa pericolosa situazione non faremo gli spettatori, ma saremo in campo, come sempre, per difendere la democrazia e i valori costituzionali e riaffermare la centralità del lavoro, contro precarietà e diseguaglianze.

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