Il conferimento del Premio Nobel per la Pace all’organizzazione antinucleare giapponese Nihon Hidankyo è una sveglia all’incoscienza del mondo. Da Zaporizhzhia alla minaccia di Netanyahu di bombardare i siti nucleari iraniani, questa incoscienza è il lievito di un sonno della ragione che rende possibile ciò che non lo era fino a qualche anno fa: usare di nuovo la bomba atomica o minacciare la catastrofe indotta, facendo esplodere le strutture del cosiddetto “nucleare civile”.
Nihon Hidankyo rappresenta la maggior parte degli hibakusha, i sopravvissuti e le sopravvissute ai bombardamenti atomici del 1945 (molti erano allora bambini e bambine, a Hiroshima e Nagasaki). In questi anni ha testimoniato l’orrore delle bombe atomiche, ed è punto di riferimento del movimento della pace che si batte per un mondo libero da armi e minacce nucleari.
Nelle motivazioni con cui il comitato norvegese ha deciso di assegnare il Premio Nobel a Nihon Hidankyo si sottolinea in particolare l’impegno attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, affinché le armi nucleari non possano mai più essere utilizzate. “Gli straordinari sforzi di Nihon Hidankyo e di altri rappresentanti degli Hibakusha - si legge nel testo di assegnazione del Premio - hanno contribuito enormemente all’istituzione del tabù nucleare. È quindi allarmante che oggi questo tabù contro l’uso delle armi nucleari sia sotto pressione. Le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali; sembra che nuovi Paesi si stiano preparando a dotarsi di armi nucleari, e si minaccia l’uso di armi nucleari nelle guerre in corso. In questo momento della storia umana, vale la pena ricordare cosa sono le armi nucleari: le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto”.
Nei loro racconti, i sopravvissuti delle bombe atomiche e all’idrogeno sganciate dagli Usa nell’agosto del 1945 su Hiroshima e Nagasaki ci parlano del loro dolore su un mondo sempre più insanguinato da guerre. Alcuni affermano di non riuscire più a dormire a causa dei conflitti in corso e delle minacce di utilizzo delle bombe atomiche “tattiche”.
Toshiyuki Mimaki, direttore della Nihon Hidankyo, durante la conferenza stampa convocata subito dopo l’annuncio del conferimento del Nobel, ha accostato i bambini di Gaza a quelli del Giappone di 80 anni fa. L’ambasciatore israeliano a Tokio, Gilad Cohen, ha duramente protestato, definendo il paragone “oltraggioso e privo di fondamento”. In realtà, più che un paragone diretto sull’utilizzo di bombe nucleari, l’associazione ha voluto evidenziare il disprezzo nella guerra contro la popolazione palestinese per le vittime civili, e in particolare dell’infanticidio sistematico prodotto dai bombardamenti indiscriminati degli israeliani. Si tratta di 81mila tonnellate di bombe convenzionali ma altrettanto distruttive sganciate nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 ad oggi.
Gli hibakusha rappresentano al contempo memoria e voce molto ascoltata in Giappone. Pur rimanendone in vita solo 107mila, la loro autorità morale è fortissima. Diverse associazioni di sopravvissuti lo scorso agosto hanno chiesto di non invitare Israele alle cerimonie per l’anniversario dei bombardamenti. Alla fine, le due città coinvolte si sono mosse in modo diverso: Hiroshima ha invitato l’ambasciatore israeliano, Nagasaki invece no.
Gli hibakusha sono una voce critica contro le politiche di riarmo del Giappone e più in generale di quelle di larga parte dei paesi asiatici. È forte la consapevolezza che, nel contenimento militare della Cina, questa zona dell’Asia torni ad essere l’epicentro di un conflitto mondiale. Invece che politiche di distensione e di pace, il nuovo premier giapponese Shigeru Ishiba ha proposto la formazione di una Nato asiatica e la revisione dell’articolo 10 della Costituzione sul divieto di riarmo e il bando della guerra, imposto dagli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra mondiale.
Il tabù globale sull’utilizzo delle armi nucleari rischia di essere così cancellato dalla guerra mondiale a pezzi in corso nel pianeta. Nonostante sia cresciuto il numero dei Paesi che hanno sottoscritto e ratificato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari Tpnw, rimangono ostinatamente fuori i Paesi che le armi nucleari le detengono e tanta parte di quelli occidentali (compresa l’Italia).
Kazumi Matsui, sindaco di Hiroshima, intervistato alla tv giapponese ha evidenziato come “i sopravvissuti stanno invecchiando rapidamente, e ci sono sempre meno persone in grado di testimoniare l’insensatezza del possesso di bombe atomiche e la loro assoluta malvagità”.
La progressiva e ineluttabile scomparsa dei testimoni diretti dell’orrore delle bombe atomiche del 1945 rischia di privare il mondo delle opportunità di incontri e confronto con le nuove generazioni, quelle chiamate a continuare lo sforzo della Nihon Hidankyo nel diventare la “coscienza morale” dei governi mondiali.
Il Premio Nobel per la Pace può per questo contribuire a tenere viva e alta la voce degli hibakusha, rendendola più forte al cospetto dei potenti della terra.