Il 16 aprile scorso al Tribunale di Bari si è svolta l’udienza preliminare della causa di diffamazione intentata da Giorgia Meloni contro il professor Luciano Canfora per la qualifica di “neonazista nell’animo” da lui attribuitale in un incontro con gli studenti del Liceo Fermi nell’aprile del 2022. Il processo di merito inizierà il 7 ottobre. Altri intellettuali italiani sono stati raggiunti recentemente da querele sporte da membri dell’attuale governo: la filosofa Donatella Di Cesare, il professor Tomaso Montanari e lo storico Davide Conti. La ragione è sempre la stessa, avere espresso giudizi politici negativi su esponenti dell’esecutivo.
È difficile non pensare che questi atti siano espressioni di una strategia politica volta a tentare di zittire le voci scomode. È un fatto che Meloni mantenga la direzione di un partito che si pone in implicita continuità con il Msi, che fu l’erede del fascismo di Salò complice del regime nazista, dell’applicazione anche in Italia delle leggi razziali e della deportazione nei campi di sterminio di cittadini e lavoratori che si opponevano al regime fascista. Senza contare che tuttora rifiuta di dichiararsi antifascista, pur avendo giurato fedeltà alla nostra Costituzione Repubblicana.
La querela contro il professor Canfora non è altro che un atto d’intimidazione, del tutto coerente con l’insofferenza di Meloni verso ogni forma di dissenso, Anche l’occhio con cui l'attuale presidente del Consiglio valuta la vicenda di Ilaria Salis, detenuta da ben 13 mesi in attesa di giudizio in Ungheria perché sospettata di aver partecipato a una rissa contro alcuni neonazisti del paese del suo amico reazionario Orbàn, è rivelatore del suo atteggiamento di fondo.
Per il suo grande impegno civile, la sua coerenza democratica e antifascista, il suo indiscusso prestigio internazionale di studioso, noi compagne e compagni di ‘Lavoro Società per una Cgil unita e plurale’ manifestiamo la nostra piena e militante solidarietà al professor Luciano Canfora.