Memoria di Johan Galtung. Studi e ricerche per la pace - di Mao Valpiana

“Essere contro la guerra è una posizione moralmente lodevole, ma non è sufficiente a risolvere i problemi delle alternative alla guerra e delle condizioni per la sua abolizione”, scrive Johan Galtung, nel suo libro “Pace con mezzi pacifici” (Esperia, 1996), e ancora: “Non esiste alcun conflitto - per quanto l’odio sia interiorizzato, il comportamento violento istituzionalizzato e la contraddizione, l’incompatibilità, il tema del conflitto insolubili - che non possa essere trasformato attraverso la nonviolenza”.

I contributi di Johan Galtung, distribuiti in decine di libri e migliaia di articoli, relazioni e conferenze, sono molteplici ed hanno fornito alcuni dei concetti fondamentali sia della ricerca accademica sulla pace che ai movimenti nonviolenti, e non si possono indicare qui se non per alcuni macro titoli: dalla costruzione della base epistemologica degli studi sulla pace con un approccio olistico, al lavoro sul trascendimento dei conflitti attraverso le fasi “diagnosi-prognosi-terapia”; dall’identificazione e analisi dei diversi livelli in cui si manifesta la violenza “diretta-strutturale-culturale” e la corrispettiva costruzione della nonviolenza, al collegamento tra teorie del conflitto, dello sviluppo e delle macro-culture, fino all’educazione nonviolenta e al giornalismo di pace.

Galtung si è spento il 17 febbraio scorso, all’età di novantatré anni, universalmente riconosciuto come il fondatore e pioniere dei ‘peaces studies’, gli studi internazionali per la pace che hanno fornito uno statuto scientifico alla ricerca nonviolenta per la soluzione dei conflitti.

Nato ad Oslo, comprende presto quale sarebbe stata la sua missione nella vita: da un lato l’adolescenza vissuta sotto l’occupazione nazista della Norvegia gli fa comprendere precocemente tutti i livelli in cui può dilagare la violenza, dall’altro lo colpisce l’omicidio di Gandhi nel gennaio del 1948: “Mi ritrovai a 17 anni a piangere come un bambino”, dirà, e da lì a poco si dichiarerà obiettore di coscienza al servizio militare, facendo anche sei mesi di prigione ma non prima di essere andato in biblioteca per chiedere di avere qualche libro di studi sulla pace, scoprendo che non esistono studi sulla pace ma solo sulla guerra.

È in quella occasione che decide che colmare quel vuoto sarebbe diventato il lavoro della sua vita. Il suo primo libro, scritto con il suo maestro Arne Naess, fu proprio sull’etica politica di Gandhi. Da lì in avanti – dopo gli studi in matematica e in sociologia - con un’attività instancabile dapprima fonda l’International Peace Research Institute di Oslo nel 1959, il primo centro di ricerca accademica al mondo focalizzato sugli studi sulla pace, e poi l’influente Journal of Peace Research (1964). Dopodiché contribuisce a fondare dozzine di altri centri per la pace in tutto il mondo.

Successivamente fa ricerca e insegnamento sugli studi per la pace in molte università, tra le quali la Columbia University (New York), Oslo, Berlino, Belgrado, Parigi, Santiago del Cile, Buenos Aires, Il Cairo, Sichuan, Ritsumeikan (Giappone), Princeton, Hawai, Tromsoe, Berna, Alicante (Spagna) e decine di altre in tutti i continenti. Inoltre ha contribuito a mediare, come consulente di diverse agenzie delle Nazioni Unite, decine di conflitti in ogni parte del pianeta. Infine ha fondato la rete Transcend International, per “realizzare un mondo più pacifico attraverso l’azione, l’istruzione/formazione, la divulgazione e la ricerca” (www.transcend.org).

Il rapporto di Galtung con l’Italia è stato intenso. In particolare ricordiamo l’esperienza di Danilo Dolci in Sicilia dove Galtung si reca tra il ‘56 e il ‘57 per studiarne e sostenerne l’azione nonviolenta, è un'occasione per imparare anche la lingua italiana, tra le moltissime parlate da Galtung. Sul sito web del Centro Studi Sereno Regis si possono trovare molti articoli di Galtung tradotti in italiano: https://serenoregis.org/autore/johan-galtung/.

Per un più esaustivo approfondimento dell’opera di Galtung rimandiamo al testo “Il contributo di Johan Galtung alla trasformazione nonviolenta dei conflitti”, di Nanni Salio, sul numero della rivista Parole-chiave dedicata alla Nonviolenza (fascicolo 2/2008).

Il Movimento Nonviolento lo ricorda con gratitudine.

 

 
©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search