Gli interventi governativi rischiano di aggravare la situazione.
Sono stati presentati gli esiti dell’ultima indagine Pisa (Programme for International Student Assessment) promossa dall’Ocse, che valuta le conoscenze e le competenze degli studenti di 15 anni in matematica, lettura e scienze. L’indagine è triennale e la prima è stata realizzata nel 2000. L’attuale rilevazione avrebbe dovuto essere effettuata nel 2021, ma a causa della pandemia per Covid-19 è stata posticipata di un anno.
All’edizione del 2022 hanno preso parte quasi 700mila studenti da 81 Paesi ed economie di tutto il mondo, compresa l’Italia. Un primo importante dato che emerge dall’indagine Pisa 2022 è che il rendimento scolastico è significativamente peggiorato in tutti i Paesi. È come se si fosse perso l’equivalente di circa mezzo anno scolastico in lettura e di tre quarti di anno scolastico in matematica, mentre è stabile la situazione in scienze. Questi risultati risentono evidentemente anche delle difficoltà che hanno affrontato gli studenti nell’ultimo periodo a causa della pandemia che ha comportato la chiusura delle scuole per lunghi periodi in molte nazioni.
Per quanto riguarda gli studenti italiani, in estrema sintesi i risultati nel 2022 sono vicini alla media Ocse in matematica, superiori alla media Ocse in lettura, e inferiori alla media Ocse in scienze. Comparando gli esiti rispetto alla precedente indagine, emerge che i punteggi degli studenti italiani sono diminuiti rispetto al 2018 in matematica (di 15 punti); sono simili a quelli del 2018 in lettura; sono aumentati rispetto a quelli del 2018 in scienze (di 9 punti), pur restando al di sotto della media Ocse.
La situazione è però molto diversificata se si analizzano gli esiti in base a fattori quali l’area geografica e la condizione sociale. Emerge che gli studenti delle scuole delle aree del nord Italia ottengono punteggi ben superiori a quelle delle aree del sud in tutti e tre le discipline (lettura, matematica e scienze). Fortemente condizionante è anche la situazione economica per cui, ad esempio, in matematica gli studenti socio-economicamente avvantaggiati (il 25% superiore in termini di status socio-economico) superano di molto gli studenti svantaggiati (il 25% inferiore).
Ancor più penalizzante se alla condizione di svantaggio economico si aggiunge quella di migrante: in matematica come in lettura gli studenti migranti ottengono un punteggio significativamente inferiore a quello degli studenti non-migranti. Inoltre, forti differenze si registrano anche in base alla tipologia di scuola che si frequenta, per cui gli studenti dei licei ottengono punteggi ben superiori rispetto a chi frequenta gli istituti tecnici e professionali in tutti e tre gli ambiti disciplinari. Notevoli anche le differenze di genere: in matematica i ragazzi hanno ottenuto mediamente 21 punti in più, nella lettura sono le ragazze a ottenere un punteggio medio superiore di 19 punti (da considerare che 20 punti Pisa corrispondono all’incirca ad un anno di scolarizzazione).
L’intento dichiarato da parte dell’indagine Ocse-Pisa è quello di rilevare in che misura gli studenti abbiano acquisito conoscenze e competenze fondamentali per partecipare pienamente alla vita sociale ed economica del proprio Paese. Sulla base degli esiti e dei confronti dei risultati tra i diversi Paesi, i responsabili politici dovrebbero ricavare spunti utili per modificare o implementare le politiche scolastiche. Questa previsione, almeno in Italia, è puntualmente disattesa. La pubblicazione dell’indagine Ocse-Pisa diventa l’occasione per qualche titolo di giornale, ma non produce nessuna modifica nelle politiche scolastiche.
Anzi, l’azione messa in campo dell’attuale governo va in direzione esattamente contraria rispetto alle necessità che emergono dai risultati dell’indagine. Infatti, con l’attuazione del Ddl “Calderoli” sull’autonomia regionale differenziata, si darà un colpo ferale all’unitarietà del sistema scolastico nazionale, che sarà sostituito da tanti sistemi regionali con un ulteriore impoverimento delle scuole meridionali. Così come con la riforma della scuola secondaria superiore disposta già dal prossimo settembre dal ministro Valditara aumenteranno le differenze tra gli studenti iscritti agli istituti liceali - destinati alla prosecuzione degli studi - e gli studenti frequentanti la nuova filiera tecnico-professionale, con una compressione del percorso scolastico (da 5 a 4 anni) marcatamente piegato ad un’immediata quanto precaria spendibilità nel mondo del lavoro.
Insomma, fra tre anni di fronte alla prossima indagine Ocse-Pisa è forte il rischio di ritrovarsi in presenza di risultati ancor più negativi. Ciò sarebbe inaccettabile, per questo occorre moltiplicare l’azione di contrasto nei confronti dell’attuale governo, perché si affermino politiche sociali più eque e inclusive.