Il 4 luglio, sotto la Prefettura di Torino, Cgil Cisl e Uil provinciali hanno dato vita a un presidio molto partecipato per denunciare le condizioni disumane alle quali sono costretti gli immigrati per il rilascio dei permessi di soggiorno, le cittadinanze, le ricongiunzioni. Sotto il sole, sotto la pioggia, esposti al freddo o al caldo, senza tettoie, senza sale d’attesa, abbandonati su una libera piazza come se fossero a un mercato delle bestie. Costretti ad attendere ore e ore, prima fuori e poi dentro a una fatiscente struttura demaniale di “accoglienza”, per svolgere semplici pratiche burocratiche, per di più onerose, viste le norme discriminatorie delle vigenti leggi italiane nei confronti di lavoratori, lavoratrici presenti nel nostro paese spesso da anni o decenni, ma costretti a vivere come cittadini di serie zeta.
Gli uffici in uso della Prefettura di corso Verona risultano il top del degrado delle strutture municipali: sporco, umido, muffe, carenza di servizi igienici. Nelle lunghe ore d’attesa poter bere o usufruire di un semplice servizio igienico diventa un’impresa quasi come la traversata del deserto. La Prefettura non dà questi servizi al pubblico, se non all’interno e con il contagocce. Nella piazza alcuni bar si rendono disponibili, ma non tutti sono generosi, altri sono abbonati del respingimento di stampo salviniano…
Li vicino c’è la sede della Cgil di Torino. Da anni la situazione di degrado per i cittadini immigrati è stata oggetto di denuncia della Camera del Lavoro. Nel 2022 si è riusciti a definire un protocollo con la Questura, il Comune e la Prefettura per gestire meglio le code di richiedenti asilo e permessi, e Cgil Cisl Uil si sono attivati con un camper per dare informazioni e ristoro agli immigrati in attesa.
Ma da parte di Comune, Questura, Prefetto non è stato fatto molto per migliorare le strutture e l’organizzazione dei servizi di accoglienza come nello sveltimento delle pratiche. Anzi: da un anno la struttura di corso Verona è stata dichiarata inagibile, mentre le attese per avere un permesso di soggiorno si sono allungate a due anni. Gli stessi impiegati, che sono in parte giovani e precari, condividono con l’utenza le condizioni di degrado progressivo, frutto di una sostanziale, universalistica “indifferenza” politica.
Dietro la spinta della Camera del Lavoro è ripartita una nuova campagna di denuncia. In accordo con Cisl e Uil non si è più rinnovato il protocollo, giusto per rivendicare la chiusura degli uffici di corso Verona, malsani e non rispettosi della sicurezza sia dei lavoratori della Questura che, soprattutto, per l’utenza immigrata. Cgil Cisl e Uil hanno chiesto l’attivazione di altre strutture più idonee, individuandone e segnalandone alcune. Il Comune ha fatto delle proposte chiedendo sostanzialmente alla Prefettura le risorse utili alle ristrutturazioni del caso. La Prefettura ha espresso le proprie difficoltà di capienza economica, così alla fine nessuna decisione è stata presa, nemmeno per migliorare le condizioni di chi aspetta tutti i giorni davanti all’entrata di corso Verona e di chi ci lavora dentro.
Si è arrivati quindi a una campagna di volantinaggi e comizi con i lavoratori immigrati in attesa di fronte agli uffici, per poi promuovere un primo presidio sotto la Prefettura, che ha visto anche la motivata partecipazione di alcune decine di giovani immigrati di seconda generazione.
Malgrado questo, continua la mancanza di volontà politica. La Prefettura ha dirottato i rappresentanti confederali ad un colloquio con l’ennesimo sottosegretario di gabinetto del Prefetto, i rappresentanti del Comune di Torino non si sono proprio visti, forse perché offesi da alcune critiche della Cgil di insufficiente sforzo da parte dell’amministrazione municipale nella gestione di questa vergogna a cielo aperto della città.
La Cgil di Torino, nel comizio sotto la Prefettura, ha chiesto “l’individuazione di un’altra sede, per cui servono risorse, e la stabilizzazione dei precari, lavoratori della Polizia e del Comune, che svolgono questi lavori. Andrà subito attivato il servizio della Questura per lo smaltimento delle code. Vogliamo inoltre il riconoscimento al sindacato del suo ruolo: vogliamo soprattutto che ci sia un coinvolgimento e un’informativa per le comunità dei migranti e rifugiati”. Così come il Silp Cgil ha rimarcato la necessità di una buona politica di stabilizzazione del personale precario e di incremento delle risorse per lo smaltimento di queste pratiche, nonché per rendere più sostenibile e sicuro l’ambiente di lavoro ai dipendenti del ministero degli Interni.
Però, come sottolineato da Elena Ferro della segreteria Cgil di Torino, “c’è una continuità nelle politiche migratorie: questo governo ha deciso di aumentare la disumanità e inasprire le condizioni dei migranti, che già prima erano molto severe”. Infatti il prossimo fronte di lotta riguarderà la riapertura dei Centri di permanenza per il rimpatrio (gli ex Cpr). E Torino ha ancora la memoria troppo fresca sulla ferita a cielo aperto rappresentata dal Cpr di corso Brunelleschi.