In Toscana i sindacati si sono espressi in maniera estremamente critica sui provvedimenti adottati negli ultimi anni in tema di politiche abitative, che non hanno mai dato la necessaria centralità all’obiettivo imprescindibile di un rilevante e strutturale piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale, per avviare e consolidare l’offerta di alloggi pubblici e a canoni sostenibili, per andare incontro alle precarie condizioni reddituali delle famiglie che non trovano soluzioni nel mercato attuale.
La stessa legge di bilancio 2022 ha deluso le aspettative, con l’assenza totale di un’indicazione specifica sul rifinanziamento del fondo di sostegno all’affitto e del fondo per la morosità incolpevole. Su quest’analisi, il documento dei sindacati inquilini e di Cgil, Cisl e Uil, presentato nei giorni scorsi, fonda le proposte di politiche abitative pubbliche necessarie, che si sostanziano nella richiesta di un confronto vero con il governo, fino a oggi negato, e che è stato oggetto il 22 marzo di un presidio di denuncia e protesta a Roma, davanti al ministero delle Infrastrutture.
I sindacati toscani, nella loro piattaforma unitaria da presentare alle istituzioni del governo regionale, ai Comuni, alle forze politiche e ai parlamentari della Toscana per una condivisione, hanno indicato alcuni punti, necessari ad aggredire il disagio abitativo, primo tra tutti la ristrutturazione di tutti gli alloggi di edilizia pubblica sfitti, ad oggi oltre 3.500, una cifra che testimonia l’inerzia e il disinteresse dei Comuni.
Eppure i numeri sono terribili, e ci si chiede come sia possibile questa scarsa attenzione. Gli sfratti con forza pubblica sono ripartiti dal primo gennaio 2022, dopo un blocco di circa 18 mesi, a ritmo incalzante. I tribunali di tutta Italia registrano dati, riguardanti le richieste di convalide degli sfratti, da allarme rosso: nel primo bimestre dell’anno sono più di 25mila le richieste di esecuzioni, di cui il 95% sono sfratti per morosità.
La Toscana non é certo una terra ‘felix’ sul fronte del disagio abitativo, che affligge migliaia di cittadini. L’evidenza che emerge dall’analisi dei dati dei primi mesi dell’anno conferma quanto i sindacati avevano in più occasioni denunciato: l’alto numero di richieste di sfratti non si localizza solo nei comuni capoluogo, ma si estende praticamente a tutti i comuni della regione, in particolare nelle aree dove la crisi economica e il numero di licenziamenti e casse integrazioni si sono fatti sentire con maggiore drammaticità. Sono comunque le città ad alta vocazione turistica a soffrire di più di più l’emergenza sfratti.
Ai dati attuali, che descrivono l’incipit del 2022, si devono sommare tutte le esecuzioni bloccate durante il periodo pandemico: ulteriori 5.500 sfratti da eseguire in tutta la Toscana. La fine del periodo emergenziale legato al Covid non ha portato una risoluzione delle situazioni pregresse: anzi ne ha accentuato le criticità, moltiplicate dall’effetto del caro bollette domestiche e condominiali.
Ad oggi, l’emergenza abitativa in Toscana è diffusa su tutto il territorio: e lo stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, unito alla difficoltà di canoni sempre troppo alti rispetto alla minore capacità di reddito (media incidenza canone affitto reddito: 49%) ha portato a ben 175 mila le famiglie in crisi abitativa.
Un dato nuovo e allarmante riguarda anche gli inquilini delle case popolari, dove i canoni di affitto sono sensibilmente più bassi rispetto al mercato. Nel corso del 2021 e nei primi due mesi del 2022 la morosità per affitti e soprattutto per le spese condominiali sta crescendo oltre i limiti fisiologici, attestandosi in media oltre il 12% contro il 4% degli anni precedenti.
Insomma una situazione generalizzata di crisi, dove la casa diventa un moltiplicatore delle difficoltà economiche, un acceleratore verso l’esclusione sociale. La preoccupazione che ci si trovi di fronte al ‘big bang’ dell’emergenza abitativa è grandissima: affitti alti e caro bollette si rivelano un mix terribile. L’impennata dei costi energetici e l’aumento del costo della vita, specialmente dei generi alimentari, impatta con il caro affitti, dando vita ad un incontrollabile crash sociale, dove centinaia di migliaia di famiglie rischiano di schiantarsi.
La questione degli affitti insostenibili e della precarietà abitativa s’incrocia con la questione della povertà, dell’impoverimento crescente del lavoro e della sua precarizzazione, ma anche dell’ingiustizia fiscale e della redistribuzione del reddito, che prende dai poveri per dare ai ricchi.
È un tema centrale delle disuguaglianze e delle ingiustizie in questo Paese, ma anche una causa profonda della arretratezza del suo sistema economico e sociale, e della debolezza, prima di tutto culturale, della classe politica di governo.