La guerra va sempre condannata, anche se bisogna distinguere tra l’aggressore e l’aggredito. Quella di Putin è una sporca guerra. Le immagini ci offrono scenari di morte e di distruzione che pensavamo appartenessero ad un’epoca passata. Ma va sfatato il mito secondo cui dalla seconda guerra mondiale ad oggi il mondo abbia goduto di una pace relativa. Falso colossale: si può dire, al contrario della nostra percezione da europei, che il mondo è stato sempre in guerra, non c’è stato giorno in cui le armi abbiano taciuto. Senza andare troppo indietro nel tempo, la disgregazione della Jugoslavia e dell’Impero sovietico, l’Afghanistan senza pace, l’Iraq, la Libia, la Siria, la repressione civile nel Tibet, la minaccia del fondamentalismo islamico, sono scenari difficilmente percepibili da chi vive in Europa con guerre lontane dalle nostre città.
Oggi la guerra ci entra in casa con inaudita violenza perché l’Ucraina fa parte della nostra storia, così come ne è parte integrante la Russia. Certo, l’attacco portato all’Ucraina da parte della Russia non è stato un fulmine a ciel sereno. Vi sono stati, soprattutto negli ultimi mesi, seri indizi sulle intenzioni di Putin che, per altro, l’ha dichiarato apertamente.
Una guerra era già in corso tra Ucraina e Russia: quella scoppiata nel 2014 nel Donbass, regione dell’Ucraina abitata da una popolazione prevalentemente russofona che chiedeva autonomia dal potere centrale e che il governo ucraino ha sempre osteggiato. Una guerra “a bassa intensità” che finora ha fatto più di 15mila vittime.
L’Unione europea e il blocco occidentale, invece di collaborare per affrontare il problema pacificamente, hanno lasciato che la tensione salisse, partecipando ad aumentarla con l’entrata in scena della Nato che, già da prima, ha circondato la Russia e fornito agli ucraini notevole materiale bellico. Mentre l’Ue decideva di assumere pesanti sanzioni contro la Russia che sono state considerate dal governo russo come “aperte dichiarazioni di guerra” perché tendenti a distruggere l’economia del paese. Fattori che servono a spiegare solo in parte la violenza di questa guerra, ma che non spingono certo verso una soluzione pacifica del conflitto.
“Pace, pace”, gridano i giovani nelle piazze di tutta Europa, ma i nostri dirigenti non sembrano disposti ad ascoltarli. E’ ora che si abbandoni ogni esitazione per proporre un tavolo di trattativa che preveda la cessazione immediata di ogni attività militare per limitare i danni per la popolazione civile, e preparare la strada per una conferenza di pace con la presenza di tutti i protagonisti, prima che ci si abitui alla guerra come strumento per fare politica.
Va ricordato che l’8 giugno scorso il Segretario di Stato americano Blinken dichiarava ai senatori statunitensi “noi sosteniamo l’adesione dell’Ucraina alla Nato”. Il 16 giugno 2021 Biden e Putin si incontravano a Ginevra per un dialogo sulle questioni strategiche. In dicembre Mosca pubblicava due progetti volti a rifondare la sicurezza collettiva in Europa chiedendo garanzie scritte sulla non-estensione della Nato ad Est e il ritiro delle forze Usa e Nato dai paesi dell’Europa Orientale. Nel gennaio di quest’anno nuovo incontro delle due superpotenze a Ginevra, seguito da un vertice Nato-Russia nel quadro dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), ma la discussione non portava ad alcun risultato. Anzi, qualche giorno dopo gli Usa annunciavano nuovi aiuti militari all’Ucraina (176 milioni di euro), in aggiunta ai 450 già accordati.
Incredibile ma vero, l’Ue restava fuori da questa trattativa fino a qualche giorno prima dello scoppio del conflitto. La politica europea consisteva solo in misure restrittive nei confronti dell’economia russa e, per quanto riguarda l’Ucraina, si limitava a ripetere che le porte dell’Ue sono aperte, nonostante le grandi capitali europee in fondo non abbiano alcuna intenzione di integrare l’Ucraina. Valutazioni del tutto errate, perché la sicurezza del continente europeo non può essere garantita senza o contro la Russia.
Ancora una volta l’Ue non ha una visione politica e il coraggio di contrastare le iniziative degli Usa, incapace di proporre un quadro internazionale che impedisca la ricomparsa di linee di faglia nel continente. Mentre, a pochi mesi dalla débacle occidentale in Afghanistan, conclusasi senza che gli europei fossero consultati, Washington utilizza la crisi ucraina per mettere in riga i suoi alleati del vecchio continente.
E’ il momento che l’Ue prenda nelle sue mani il progetto di costruire un piano di sicurezza europea in piena autonomia dalla Nato e dagli Usa che coinvolga tutto il continente, senza escludere la Russia perché senza il suo apporto non ci può essere alcuna garanzia per l’Europa intera. E lo faccia al più presto possibile, prima che si verifichi l’inevitabile che traccerebbe una cesura all’interno del continente. Se vogliamo veramente la pace, dimostriamolo anche nei fatti, lasciando che al rumore delle armi si sovrappongano le ragioni del negoziato.