Il cavalier Silvio Berlusconi si è messo in corsa per la carica di Presidente della Repubblica. Come cittadino e dirigente nazionale della Cgil trovo la cosa irricevibile, una nauseante aberrazione. Mi chiedo come sia possibile che, nella nostra Repubblica democratica e antifascista, si possa anche solo pensare di candidare un politico e un affarista senza scrupoli, un uomo capace di tante nefandezze da averci fatto vergognare per anni in Europa e nel mondo.
Come dimenticare gli avvenimenti del suo ventennio di governo, le gravi condizioni sociali ed economiche in cui aveva fatto precipitare il Paese? Ricordo gli scioperi generali, le mobilitazioni contro le scelte antisociali e i programmi incostituzionali dei suoi governi, il tentativo di sovvertire il sistema democratico e i principi fondanti della nostra Costituzione con la controriforma costituzionale, per instaurare un ordine autoritario e il presidenzialismo, saggiamente bocciata dal voto referendario.
Come dimenticare la vergogna provata dinanzi a parlamentari, senza onore e dignità, che in Parlamento votano il falso, avallano su suo “ordine” che la ragazza dei festini a base di bunga bunga ideati da un maschilista malato di sesso era la nipote del presidente Mubarak? L’Italia, noi tutti, eravamo diventati una barzelletta.
Con quale dignità la destra, persino certi politici come Matteo Renzi, avallano non solo la candidatura ma anche lo spot pubblicitario che lo indica come uno statista liberale e garantista, un cattolico e uomo delle istituzioni, erede di Giolitti e De Gasperi?
Corre l’obbligo, per tutti, di non dimenticare chi è stato ed è Silvio Berlusconi. Non solo un imprenditore senza scrupoli, ma anche un piduista, un plurindagato con tante accuse finite in prescrizione. Uno che comprava parlamentari e allontanava, discriminava chi non si piegava alla sua protervia e ai suoi progetti, commissionava e faceva votare leggi “ad personam” e in favore delle sue aziende, attaccava l’autonomia della magistratura e giustificava il reato di evasione fiscale.
Seguiva da affiliato le teorie e i programmi del venerabile massone Licio Gelli, un criminale e capo assoluto della P2, condannato in via definitiva nel 1995 per depistaggio e complicità con i responsabili della strage fascista di Bologna, il cui “Piano di rinascita democratica” è stato definito dalla Commissione parlamentare presieduta dall’onorevole Tina Anselmi un progetto di manomissione della democrazia e della nostra Carta costituzionale. È ormai certo che la P2 è stata una loggia massonica segreta che tramava contro lo Stato, un’associazione eversiva con tanti affiliati, che ha avuto un ruolo nefasto nei tragici anni dello stragismo, delle bombe e delle deviazioni dei servizi segreti.
A questa struttura criminale Berlusconi era affiliato già nel 1978 con la tessera numero 1816 e, nonostante abbia cercato di negarlo anche sul web, è possibile trovare la ricevuta del suo versamento di centomila lire. E non è un segreto che nel 1990 la Corte d’appello di Venezia condannò Berlusconi per aver giurato il falso proprio a proposito della sua affiliazione alla P2. Gelli stesso si vantava di avere l’Italia in mano: con loro c’erano gli alti comandi di esercito, guardia di finanza, polizia, e aggiungeva che il vero potere era nelle mani dei detentori del mass media.
Berlusconi, diligente allievo, da presidente del Consiglio ha aumentato il suo potere comunicativo, monopolizzato la tv pubblica, occupato la carta stampata e comprato giornalisti, censurando o espellendone altri come Enzo Biagi. Dovrebbe più che bastare per inorridire solo all’idea della sua possibile candidatura.
La P2 è stata sciolta dal Parlamento nel 1982, ma molti affiliati hanno continuato indegnamente a ricoprire ruoli e funzioni istituzionali e di potere. Alcuni hanno continuato il progetto del “venerabile”, al punto che nel 2003, durante il governo Berlusconi, il criminale Gelli dichiarava: “Guardo il paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo, la giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Dovrei chiedere i diritti d’autore”.
Forse per capire l’ambizione e le ragioni vere della candidatura di Berlusconi serve richiamare quanto dichiarò l’allora presidente della Commissione antimafia, Luciano Violante: “La P2 è stata sciolta da una legge ma può essere sopravvissuto il suo sistema di relazioni politiche, finanziarie e criminali (…). Quanto al dottor Berlusconi, il suo interventismo attuale è sintomo della reazione di una parte del vecchio regime che avendo accumulato ricchezza e potere negli anni ottanta, pretende di continuare a condizionare la vita politica negli anni ‘90”. Purtroppo penso che voglia condizionarla e piegarla ancora nel nuovo millennio.
Sta a tutti i cittadini perbene, ai partiti democratici, fare in modo che questa sciagura sia risparmiata al nostro Paese.