Contro una legge di bilancio avara e punitiva per il sistema scolastico.
Per il 10 dicembre è stato proclamato lo sciopero di tutto il personale della scuola da parte di Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal (non partecipa la Cisl scuola). Lo sciopero si è reso inevitabile a fronte delle proposte contenute nel disegno di legge di bilancio per il 2022, del tutto carenti rispetto alle esigenze delle scuole e del personale scolastico. Dopo due anni di emergenza pandemica, in cui le scuole hanno operato in una situazione di precarietà e insicurezza diffusa, era forte l’aspettativa per un massiccio intervento in grado di rilanciare e mettere in sicurezza il sistema scolastico, oltre che a riconoscere e valorizzare l’impegno del personale docente e Ata che ha garantito la funzionalità delle scuole durante tutto il periodo emergenziale (che, tra l’altro, ancora perdura).
Purtroppo l’aspettativa è stata fortemente delusa, in quanto le misure contenute in legge di bilancio per la scuola non solo sono insoddisfacenti ma in alcuni casi anche irritanti. Ad esempio, non si comprende l’urgenza di introdurre uno specifico organico aggiuntivo per l’insegnamento di scienze motorie nella scuola primaria (dove tra l’altro questa disciplina è già insegnata), mentre nello stesso tempo si smantellano le già scarse misure adottate nelle scuole per garantire la sicurezza: il metro di distanziamento tra un alunno e l’altro è diventato “facoltativo” all’inizio dell’anno scolastico, per cui si rispetta dove vi sono le condizioni, altrove ci si arrangia; per collocare in quarantena una classe non è più sufficiente che un alunno sia contagiato ma occorrono ben tre casi conclamati.
Il vaccino - ora obbligatorio per il personale - è rimasto di fatto l’unica misura di protezione, anche se è evidente, come dimostrano i dati di diffusione del virus, che da solo (e dopo tre dosi) non basta. Inoltre con la legge di bilancio si dispone che il limitato organico aggiuntivo di personale Ata assunto all’inizio dell’anno scolastico, per meglio far fronte alle esigenze di funzionamento delle scuole, da gennaio prossimo debba essere licenziato, incrementando così il già alto numero di precari della scuola a cui non si dà alcuna prospettiva di stabilizzazione.
Nessun investimento si prevede per ridurre il numero di alunni per classe, necessario non solo per assicurare il distanziamento ma anche per evitare quel sovraffollamento nelle aule che comporta lo scadimento dell’attività didattica, con conseguenze peggiori per gli studenti più fragili.
Inoltre si prevedono solo pochissimi spiccioli per incrementare gli stipendi del personale docente e Ata, smentendo così clamorosamente gli impegni assunti pubblicamente dal governo con il “Patto per la scuola” lo scorso maggio 2021. Si attendeva la legge di bilancio per poter chiudere dignitosamente un contratto di categoria scaduto già da tre anni, per ottenere quei finanziamenti aggiuntivi necessari non tanto per colmare il divario con la media retributiva della Pubblica amministrazione o dei colleghi europei (sempre più distanti), ma almeno per ottenere quell’aumento a “tre cifre” a più riprese promesso da diversi ministri dell’Istruzione in carica.
Purtroppo non è così, anzi per i docenti le scarsissime risorse aggiuntive stanziate verranno provocatoriamente erogate per premiare selettivamente chi mostra “dedizione all’insegnamento” (sic!). In definitiva riemerge, dietro le dichiarazioni di circostanza, l’atteggiamento punitivo e denigratorio nei confronti del lavoro scolastico.
In vista dello sciopero del 10 dicembre sono in pieno svolgimento le assemblee dei lavoratori, e si auspica anche il pieno coinvolgimento di studenti e famiglie. Infatti dagli investimenti nel sistema scolastico dipende la garanzia del diritto costituzionale all’istruzione, nell’interesse di tutti a partire dalle classi sociali più disagiate.
È evidente che la mobilitazione della scuola è solo un tassello di una battaglia più vasta nei confronti di una legge di bilancio che contiene numerosi altri aspetti di iniquità, a partire dalle questioni delle pensioni e del fisco. L’auspicio allora è che la mobilitazione coinvolga quanto prima le altre categorie, e si arrivi ad uno sciopero generale contro ogni tentativo di far pagare ai lavoratori e pensionati il costo della crisi determinato dalla pandemia.