Associazione Culturale 46° Parallelo, “Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. X edizione”, Terra Nuova Edizioni, pagine 248, euro 25.
Il mondo è ancora alla ricerca della pace. Sono oggi trentaquattro le guerre e quindici le situazioni di crisi che scuotono il pianeta. A subirne il maggior numero è il continente africano che conta sul suo suolo ventidue teatri di conflitto in Camerun, Ciad, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sahara Occidentale, Somalia, Sudan, Sudan del Sud e ancora Algeria, Burkina Faso, Burundi, Costa d’Avorio, Etiopia/Eritrea, Uganda, Egitto, Burundi, Mozambico e Zimbabwe.
Teatri di scontro scuotono anche l’Asia e il Medio Oriente (Myanmar, Filippine, Thailandia, Pakistan, Iraq, Afghanistan, Kurdistan, Naghorno Karabach, Siria Libano, Israele/Palestina, Iran), l’Europa (Cipro, Ucraina, Irlanda del Nord, Bosnia, Kosovo) e l’America Centrale (Colombia, Venezuela, Haiti). Quattro sono poi le Macro Aree attraversate da situazioni di crisi che è necessario tenere sotto osservazione: America Centrale con l’instabilità e la violenza provocata dal narcotraffico; la Regione che comprende Cina-India-Pacifico (con la contesa per Kashmir, Tibet, Xinjiang, Hong Kong, Taiwan e la competizione tra Cina e India nell’Oceano Indiano e nel Pacifico); Asia Centrale (con i dissidi tra Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan), ed Europa post Sovietica (con Cecenia, Transnistria o Repubblica Moldava di Pridnestrovie).
Per fornire una panoramica generale sullo stato di salute del nostro pianeta, dal 4 novembre scorso è arrivata nelle librerie la decima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. Pensato come un vero e proprio atlante, dove ogni conflitto ha pari dignità, si tratta di un annuario aggiornato delle guerre in atto sulla Terra. Nel volume si trovano poi reportage, dossier e infografiche che analizzano vari fenomeni globali collegati ai conflitti. L’Atlante è edito dall’Associazione 46° Parallelo, in collaborazione con Terranuova.
A complicare i già fragili equilibri internazionali ha contribuito la pandemia da Covid-19, che in nessun momento ha placato le guerre. Nel 2020 si sono riaccesi conflitti sopiti da anni, come quello tra il Sahara Occidentale e il Marocco, e ne sono scoppiati di nuovi, come quello nella regione del Tigrai in Etiopia. La pandemia da Covid-19 ha fatto infatti emergere nuove ingiustizie e ha provocato l’affossamento dei diritti in Stati in cui la libertà di parola o di stampa era già in estrema difficoltà. In tutto il mondo sono stati decine i giornalisti messi a tacere, varie anche le leggi create ad hoc per zittire media e social network.
L’emergenza sanitaria ha contribuito poi a esacerbare le disuguaglianze. Secondo quanto emerge dal rapporto pubblicato nel gennaio 2021 dalla ong Oxfam, le mille persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza, mentre i più poveri per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia potrebbero impiegare più di dieci anni.
Non ha invece conosciuto crisi la spesa militare. Secondo i dati forniti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), nel corso del 2020 è aumentata del 2,6%, arrivando a 1.981 miliardi di dollari. L’aumento è avvenuto in un anno in cui il Prodotto interno lordo globale si è ridotto del 4,4%, in gran parte a causa degli impatti economici della pandemia di Covid-19. Si è trattato del più grande incremento dalla crisi finanziaria ed economica mondiale del 2009.
Il 2020 poi è stato un anno nefasto anche per quell’umanità che è costretta alla fuga. Secondo i dati forniti dall’Alto commissariato Onu per i diritti dei rifugiati (Unhcr), il numero di persone che è stato costretto a lasciare le proprie case per guerre, violenze, persecuzioni e disastri climatici è salito a quasi 82,4 milioni, in aumento per il nono anno consecutivo.
A questi dati bisogna poi collegare il cambiamento climatico, tema sempre più centrale quando si parla dei fenomeni globali. Solo nel 2020 i disastri naturali hanno provocato 30,7 milioni di nuovi sfollamenti interni in tutto il mondo. Il numero più alto in un decennio, il triplo dei 9,8 milioni di nuovi sfollati a causa di conflitti e violenze.